Inno all’originalità o almeno al tentativo, al provarci, allo sforzarci se scriviamo per ragazzi e ragazze, e a cominciare escludendo. Escludiamo tutti i protagonisti che pensano da vecchi, gli incongruenti. Sono vent’anni che entro ed esco dalle scuole e che leggo libri per ragazzi e ora più che mai i dodici/tredicenni maturi o dannatamente inquieti – ma con fascini composti – non li vedo proprio né nella realtà né nei sogni o immaginari contemporanei. Forse non ci sono mai stati, di sicuro ce li siamo inventati. Con questo non intendo che si debbano raccontare gli adolescenti di oggi a specchio, a loro uso e consumo. Per carità. Ma che i personaggi debbano essere credibili, vivi, autosufficienti.
Per nulla togliere agli ado di oggi, soprattutto perché sono un nostro prodotto, vedo maschi disinteressati/disinteressanti e femmine interessate solo al loro mondo romance. Le femmine sono avanti e nonostante quella sia spazzatura se ne fregano, almeno quella è roba loro e senza interferenze o travestimenti. La ribellione è un valore fondamentale per formare lettori. Da sempre, mica da oggi.
Sono materia informe gli ado. Non è un giudizio cinico, è come è sempre stato, come deve essere, come era quando ero ragazza io e prima mia madre. A lei proibivano di leggere Salgari, di me schifavano le Espadrillas puzzolenti.
Forse lo dobbiamo rispettare questo divario generazionale, forse è sano, forse gli sforzi inorriditi di noi femministe davanti alle ancelle dedite ai bad-boy li dobbiamo trasformare in creatività potente, utilizzando la nostra anzianità letteraria e saggezza sociale dobbiamo trovare ponti infuocati, originali e alternativi.
Non siamo saggi? Impariamo a esserlo, possiamo, basta insicurezze, perché essere vecchi ci ha fornito anni di esperienza accumulata da mettere nell’estrattore per procurarci l’elisir della sapienza. Facciamolo. Partiamo da noi.
Tutto ciò mi porta a un’ulteriore evidenza: i romanzi young adult non si pubblicano perché non li leggono, il loro spazio sul mercato è occupato dal romance. Concetto secco, preciso, inconfutabile. Oppure, in conseguenza a quanto scritto sopra, abbiamo calato le braghe noi autori e autrici e gli editori pure. È colpa del mercato. È sempre colpa di qualcun altro da Spinoza in poi, almeno.
Però con i libri si vende libertà e autonomia di pensiero, mica patate (con grande rispetto per le patate, che adoro, quelle rosse di più).
Per essere precisi bisogna aggiungere che resistono ancora nelle collane YA gli scrittori e le scrittrici straniere, un po’ con e un po’ senza motivo, un po’ per il fascino dell’esotico, un po’ per questioni strettamente economiche legate ai progetti europei di traduzione. Una storia banale ambientata nel Nord Europa ha il suo fascino; luoghi, relazioni e dinamiche diverse da quelle casalinghe incuriosiscono. Mica a torto. Alcune sono anche coraggiose per noi, non per i Paesi da dove provengono.
Dunque e comunque Chambers e Murail sono diventati obsoleti?
Chi si occupa di letture e bibliografie per i giovani adulti cerca storie tra quelle che escono per il pubblico adulto, spesso con editori indipendenti. Ne deduco che quelle storie di letteratura giovanile servano ancora, solo che bisogna cercarle altrove. Gli editori specializzati per ragazzi e ragazze, alcuni fondamentali, pare non siano più all’altezza – a ragione o meno. E alcuni si sono buttati sul romance. Lo YA ha perso attrattiva e potenzialità come etichetta.
Insomma, quello in cui credeva Chambers serve ma va cercato altrove. E altrove non sempre si trova.
Nel mio lavoro di lettrice per Leggere Ribelle, il gdl dai 13 ai 17anni che coordino, ho incontrato storie consigliate per loro ma pubblicate da editori per adulti. Alcune, poche, funzionano. Parlano ai ragazzi e agli adulti. Come succede ed è sempre successo con i romanzi. Altre no.
Se scrivi con gli occhi di un adolescente e uscivi in collane YA, con lo sguardo adorante rivolto ai maestri quali Cambers, Murail, Almond, Dowd e altri, i tuoi protagonisti stabilivano un’empatia con il lettore che non è quella di chi scrive per adulti. Non è che sei educatore, assolutamente no, ma sei diversa o diverso, c’è una sensibilità autoriale diversa in te, c’è una peculiarità squisitamente letteraria che si sublima nella letteratura giovanile. Se sei un lettore o una lettrice lo capisci, lo senti. Far fuori questa categoria di scrittori e scrittrici è un peccato.
Sono materia informe gli adolescenti mica stupida. Tutt’altro che stupida. Provate a parlarci esortandoli con onestà – se chiedi fiducia, dai prima fiducia – a smettere di cercare un messaggio nei romanzi che leggono, a buttare via le regole di comprensione ben scritte a scuola, a ribaltare tutto e lasciateli sbrigliati tra le pagine. Se ci riuscite, e non è detto, sapranno criticare con ferocia scorretta e grandiosa. E non ci dispiaccia; per creare lettori serve smantellare, stupire, esibire qualità altissima che sappia incidere l’indifferenza.
Il potere non lo abbiamo noi che scriviamo, ma i romanzi e le storie raccontate, disegnate, suonate, vissute. Noi dobbiamo solo essere all’altezza, ma dobbiamo impegnarci, non siamo da buttare noi scrittori e scrittrici per ragazzi e ragazze, non lo sono le collane YA. Tutt’altro. Abbiamo quella chiave che traghetta, conosciamo quello spazio giovaniadulti (tutto attaccato) che ha un suo senso e una sua dignità bella.
Proviamo a investire nelle storie di letteratura giovanile di nuovo? Proviamo a riprenderci quel terreno che ci è stato sottratto dai romance (a ragione perché ce lo siamo voluto)?
Investiamoci, investiamolo di buone storie.
