Pubblicato in: Avvertenze ed effetti collaterali

CINEMATOGRAPHE LUMIERE

WP_20150829_10_48_04_ProPer me viaggiare è un bisogno, una necessità vitale… e credo che al giovane Brik piaccia accompagnarmi! Viaggiare con i libri, i film, a piedi o nel tempo.

Sulla costa francese, tra Tolone e Marsiglia, c’è un paese dove si trasferì Antoine Lumière, il padre di Auguste e Louis, e c’è un cinema: il cinema Eden, il primo della storia. La prima proiezione a pagamento per 33 spettatori, come scrivono i manuali, avvenne a Parigi nel Salone Indiano (oggi al suo posto c’è un hotel e un parcheggio) annesso al Grand Caffè su Boulevard Des Capucines, nel dicembre del 1895, ma qualche mese prima i fratelli Lumière proiettarono gratuitamente per amici e parenti “L’arrivo del treno alla stazione di La Ciotat” nel cinema Eden. Distrutta, restaurata fedelmente con coraggio e passione e riaperta nel 2013,  quella sala cinematografica parla di sé. Le foto antiche e i fotogrammi di una proiezione in bianco e nero riportano indietro nel tempo. La cordialità spontanea della giovane donna che ci accompagna all’interno del cinema Eden annulla le barriere mentre comunichiamo un po’ in francese, un po’ in inglese, un po’ con quei sorrisi che affiatano e narrano passionidaspo 2015 comuni. I luoghi, poi, parlano da soli, basta saper ascoltare. Anche quella sala rossa racconta: le foto che la ritraggono diroccata rattristano e i proiettori d’epoca cancellano più d’un secolo di tecnologia. Della settima arte percepiamo il fascino degli inizi, la scommessa del brevetto Lumière e le multisala dolby surround ci paiono fantascienza. “L’arrivo del treno alla stazione di La Ciotat”, girato nella stazione a qualche centinaia di metri dal cinema e non troppo cambiata, scorre nella testa: sorridiamo davanti allo sgomento degli spettatori di allora; immaginiamo i loro volti stupefatti nel vedersi venire incontro la locomotiva nera (da notare l’inquadratura angolata che dà profondità alla scena).

E’ così, mentre alcuni distruggono, altri ricostruiscono con passione piccoli fotogrammi del passato e tutti noi non possiamo che essere loro grati.

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Site de L’Eden Théatre

 

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Donne in corriera e madri da tartufo. E’ vero, ma non ci credo

Agosto 2015
Agosto 2015

Gennaio 2014. Parcheggia la station-wagon tra il lenzuolo del venditore ambulante marocchino e lo sportello bancomat e va  a fare la spesa. Sono lì, in attesa del mio “pusher” (un’amica) per ricevere una bottiglia di echinacea (panacea di tutti i mali di stagione) e getto un occhio al sedile posteriore: chiuso in auto c’è un bimbetto imbacuccato che dorme nel guscio di plastica agganciato alle cinture di sicurezza. Mi volto e la mamma, tranquilla, infila l’entrata del supermercato spingendo un carrello. Non ha l’aria di una che ha dimenticato di prendere il latte. Ritiro la mia tintura madre dopo dieci minuti e la “proprietaria” del bambino ancora non esce. Quello sgambetta, apre gli occhi, si guarda attorno. Sconcerto. Non posso andarmene. Entro nel supermercato e individuo la donna tra le mele e le arance che sceglie la frutta con calma. (La frutta è importante per una corretta alimentazione, già.) Avvicino la responsabile del box accoglienza, che informata, alza gli occhi al cielo e replica: “E’successo anche quest’estate! Adesso faccio un annuncio con l’altoparlante”. Me ne vado tranquilla perché la dipendente del supermercato esce e si mette nervosamente di guardia alla macchina. Immagino che ormai il piccolo urli e scalci, con il faccino rosso impastato di lacrime e moccio. Tranquillo piccolo, una voce dolce eppur decisa starà annunciando: “La signora che ha lasciato parcheggiato fuori il bimbo è pregata di spostarlo sul comodo carrello all’interno del supermercato. Faccia pure con comodo, il camion dei rifornimenti non l’ha schiacciato in retromarcia, l’abitacolo non ha preso fuoco e non c’è nessun criminale o ladro di bambini in giro.”

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Colpi di coda!

Poche parole, pochi colpi di coda: un piccolo tributo a Brik, il border intelligente e terribile che, quando meno me te lo aspetti, riesce sempre a stupirti.

Ieri per la prima volta è venuta a trovarci l’insegnate di pianoforte, noncWP_20150709_20_16_12_Prohé cara amica, di mio figlio. Per anni io e Bryce lo abbiamo accompagnato a lezione e lei è sicuramente una persona che ha incontrato, sebbene per pochi secondi, parecchie volte in quelle occasioni. Appena la nostra amica ha varcato il cancello di casa, Bryce le è andato incontro, non l’ha neanche avvicinata, s’è girato scodinzolando e abbaiando ed è andato su per le scale in cerca del suo fratello umano. Nessuno dei presenti ha avuto alcun dubbio che Bryce avesse riconosciuto l’insegnate di mio figlio e fosse corso ad avvisarlo che lei era venuta a trovarlo.

Liberi di credermi oppure no.

 P.S.

…possiamo anche solo evidenziare come il border abbia associato, senza esitare, due persone e io lo trovo egualmente sorprendente!

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Donne in corriera e madri da tartufo. Una vita da massaia

Decido di fare la carbonara vegetariana, non sto a spiegarvela perché ci vogliono stomaci forti e non vorrei creare imbarazzo. Rompo le uova e separo la chiara dal tuorlo, metto il rosso d’uovo nei piatti e il resto nell’imballo di cartone vuoto delle uova. Quindi trasporto il tutto verso il lavello per gettare le chiare, ma il cartone perde e lascia una bava appiccicosa sul tavolo. Me ne accorgo e con acrobazia funambola, in quel tratto che mi separa dal lavello, intercetto con il piede una corposa gocciola appiccicosa: il pavimento è salvo, mentre il cartone, prossimo al cedimento, approda sul lavandino. La chiara però s’è insinuata tra il piede e l’infradito di gomma e la pianta si appiccica e si spiccica a ogni passo. L’acqua bolle, la pasta cuoce. Esco in giardino e prendo la canna per l’irrigazione. Ci sono almeno 40 gradi data l’ora di pranzo. Apro l’acqua e ustiono il piede che intendevo ripulire, mi mordo la lingua per non sconvolgere la digestione dei vicini (noi pranziamo tardi), saltello, lascio scorrere l’acqua e appena diventa fresca, risciacquo. Sollievo. La pasta scuoce. Rientro zoppicante e con le dita del piede arrossate: Bryce, il border, è seduto davanti alla portafinestra della cucina e mi guarda; Indiana, il gatto, è sdraiato sotto il tavolo e mi guarda; i figli per fortuna non sono presenti. Nessuno chieda com’è venuta la pasta alla carbonara.WP_20150807_17_01_58_Pro

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Fiutando libri!

“Sophie sui tetti di Parigi” di Katherine Rundell è un libro coinvolgente. Sarà perché Sophie e Charles sono personaggi bellissimi, sarà perché anche gli altri personaggi sono deliziosi. Sarà perché, per me, non è possibile non amare Parigi.

Un po’ di Dickens, una specie di corte dei miracoli sopraelevata, avventura… è un libro che, una volta iniziato, non riesci a smettere di leggere e rimani intrappolato, con il cuore in gola, sui tetti di Parigi.sophie