Pubblicato in: Pensieri canini

l’orecchio del sabato sera

OLYMPUS DIGITAL CAMERASì, abbiamo passato un brutto sabato sera, ma non facciamola tanto lunga! L’orecchio morto che cadeva pendulo da un lato? Era una ferita di guerra, mi rendeva più affascinante! La Umi diceva che era antiestetico, ma solo gli umani si preoccupano dell’estetica. La Umi diceva pure che la ferita rischiava la necrosi e avrei potuto ammalarmi seriamente e morire. D’accordo, sono un quadrupede fortunato, mi hanno convinto e operato. Anche lì, però, vebbè, il viaggetto alla Beatles (detto comunemente anestesia) non è stato male, ma adesso basta fasciature e medicine e questo maledetto paralume che s’inchioda ovunque! Sopporto solo, per amore della Umi. Mi faccio medicare, ma mi morderei una zampa mentre, tre volte al giorno, pulisce le ferite e ci mette la crema antibiotica. Mi dà un fastidio cane (!) ma rimango immobile e al massimo lecco la mano della Umi, così per farla andare piano, per prendermi respiro, per ringraziarla perché so che insieme alla pomata spalma preoccupazione e affetto ben mescolati. Poi, la Umi, tutta contenta dice “Fatto! La ferita è bellissima!” Certo, io sono tutto bello, ferite comprese.

In conclusione devo stare tranquillo e fare passeggiate vigilate perché con una grattata di zampa potrei distruggere il lavoro del vet. Queste passeggiate tranquille sono diventate un incubo. Mi conoscono tutti, ma qualcuno (sfortunato, povero lui, un senza-facebook) non conosce ancora i particolari di quel sabato sera e allora ricomincia la cronaca dettagliata e sofferta dei fatti!

(Smosciamento ineluttabile di coda e orecchio sanoOLYMPUS DIGITAL CAMERA.) Senza contare gli aggiornamenti medici e le dissertazioni varie sulla questione se il compagno umano dell’assalitore fosse italiano o no e sul perché un pitbull “psico” girasse libero. Ci mettiamo una vita a fare il “mio”giro tranquillo e se abbaio di protesta mi tocca fare il “lie down”, si, sdraiato e fermo come farei con le pecore prima di radunare il gregge. Umiliante, in questo caso potrei radunare solo oche, dove l’oca più agguerrita è sempre la Umi. Si è presa una paura enorme e mi toccherà proteggerla e tranquillizzarla a vita. D’accordo è stata uno scontro duro e se me lo avessero lasciato tra le zampe, il pitbull non sarebbe tornato a casa intero, anche se io, probabilmente, ci avrei lasciato la pelliccia. C’è sgomento perché i due, cane e padrone (sì, padrone in questo caso), sono scappati a fari spenti, nella notte e rimangono un pericolo. Dicono che l’uomo in questione sia un vigliacco. Può essere. Tra gli uomini capita che ci siano dei vigliacchi, noi cani lo sappiamo bene perché le bestie siamo noi.

Bry

Pubblicato in: Pensieri canini

pioggia e fuoco

Piove. Sono appena tornato umido di pioggia. Sono stato asciugato e frizionato a dovere. Me ne sto sdraiato sul tappeto davanti al fuoco acceso nel caminetto. Sento la Umi darsi da fare in cucina, ma non mi alzo tanto lei in cucina, dicono i miei fratelli, fa il Piccolo Chimico.

Rimango a guardare IMG_6568 - Copiail fuoco. La pioggia mi ricorda qualcosa, qualcosa che non so, ma che c’è dentro di me, da qualche parte. Non m’infastidisce avere il pelo bagnato, il sottopelo mi tiene caldo e asciutto. Mi piace correre sotto la pioggia, mi rende elettrico. Se chiudo gli occhi pizzicati dal calore delle fiamme, m’immagino al lavoro, sulle fredde colline dei mie avi canini, sento il fischio del pastore e il fango che m’inzuppa le zampe mentre raduno le pecore grosse e nervose.  L’energia del mio corpo giovane esplode nel lavoro di controllo e raduno e s’impone al freddo, al pericolo, al terreno pietroso che mi gratta i polpastrelli delle zampe.

Apro gli occhi sul mio branco. Il branco che amo come solo i cani sanno amare. Il mio fratello umano che ogni mattina sveglio a forza di nasate umide e che spingo fuori dalla porta e seguo con lo sguardo finchè non lascia il vialetto di casa. (…mica per niente, ma se perde l’autobus poi mi tocca “trattenerla” finché lo accompagniamo a scuola in città). Per svegliare l’altro fratello, invece, devo saltagli sopra con tutte e quattro le zampe, ma quanto dormono gli umani? Poi c’è la Umi. Quanta pazienza con lei. Si ferma a parlare con una coppia di anziani: lei con il bastone e il cane senza, ma sono certo farebbe comodo anche a lui. La Umi s’intenerisce e ogni volta quasi si commuove: il cane era del marito morto un bel po’ d’anni fa. Venne a prenderlo l’ambulanza e da allora il cane non sopporta più il suono della sirena. Il vecchio in ospedale prima di morire si preoccupava del cane e da allora la moglie se lo tiene sempre accanto come fosse il marito. Vita, Vecchiaia e Morte: va così Umi, finiscila di commuoverti ogni volta. Chiudo gli occhi e lascio che il calore del fuoco mi scaldi il pelo e le ossa, l’odore della pioggia ce l’ho nelle narici. Potrei essere altrove, lì dove la mia natura vorrebbe, ma sono qui e qui sono utile.

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Una ciotola di emozioni forti… è solo Letteratura!

Uno scrittore anziano e un ragazzo entrambi in crisi con le proprie vite.

Muoio dalla voglia di conoscerti” di Aidan Chambers è un romanzo intenso e splendidamente tradotto da Beatrice Masini. Una traduzione in sintonia con la scrittura dell’autore è importantissima.

muoio dalla..

Io e Bryce abbiamo avuto la fortuna di ascoltare questo autore durante un festival letterario e questa è la prima pagina della mia/nostra copia del libro.

camberrs

 

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Piede sano in scarpa insana

Non è facile, alle volte non è facile. La mattina Bryce e io facciamo sempre una lunga passeggiata, ma giochiamo anche un bel po’. Ieri mentre zampettavo nell’area cani, sebbene avessi perlustrato la zona, ho inavvertitamente piantato il piede in una deiezione… e che deiezione! Non crema Chantilly e neanche salame di cioccolata ma l’impasto della torta alla ricotta, quello che lo devi spingere giù col cucchiaio nella tortiera. Bryce mi guardava invitante e scodinzolante con la Foto0272treccia da gioco in bocca, ma il mio sorriso era diventato una parolaccia. Intanto è arrivato pure un messaggio della mamma sul cellulare: “Aspetto-bar-se-non-ti-vedo-chiamo” (lei manda telegrammi non sms). Avanzo qualche passo con la mia zavorra al piede e cerco di mettere il guinzaglio al brik che, offesissimo per l’interruzione forzata, molla la treccia a un millimetro del mia scarpa da ginnastica incatramata. Cane agganciato, piede sollevato, corda umidiccia di bava recuperata e quindi digito al volo un messaggio: “Batteria scarica”. Se non rispondo la mamma va in ansia (rimaniamo sempre figlie anche se siamo madri attempate) e il mio cellulare si sta per spegnere. Guadagno la fontanella, mi sfilo la scarpa e metto la suola sotto il getto, ma devo cercare (saltellando su un piede solo) un rametto da usare come punteruolo perché l’impasto s’è cementato nel carrarmato della scarpa. Cosa darà da mangiare ai cani certa gente? Quale cibo viene trasformato da un intestino, tutt’altro che pigro, in escremento colloso a presa rapida? Vabbè, lasciamo perdere, infilo di nuovo la scarpa ormai bagnata anche dentro. Il calzino s’impregna e le dita del piede s’irrigidiscono. M’incammino verso il bar, piuttosto avvilita, con una scarpa che geme inzuppata d’acqua. A uno dei tavoli all’aperto, sotto un pallido sole mi aspetta il caffè caldo già ordinato dalla mamma (perché la mamma è sempre la mamma). Lei chiacchiera, brik mordicchia la sua treccia per far qualcosa e io mi scaldo le dita sulla tazzina cercando di recuperare un po’ di fiducia nei compagni umani dei quattro-zampe. La mamma con aria perplessa mi fa partecipe dei suoi pensieri: “Sai il mio cellulare è impazzito” La guardo bevendo un sorso di caffè forte e cremoso “L’ho caricato stanotte, ha tutte le tacche della batteria a posto ma mi è appena arrivato un messaggio che dice: “Batteria scarica”. Bevo un altro sorso di caffè, aggiungo un po’ di zucchero e muovo le dita intirizzite nel calzino bagnato. Bene: la mamma ha imparato a gestire l’ansia se non rispondo ai messaggi e il suo cellulare fa un baffo all’iPhone 6, manda sms.

Pubblicato in: Storie tra parentesi

storie tra parentesi…

1945. Notte fonda. Roma è stata violata dalla guerra: è stanca e silenziosa. I grandi palazzi del centro sono chiusi. Qualcuno bussa a un portone di via Basento, ma nessuno apre. La paura è ancora un’abitudine. Una delle due sorelle zitelle del secondo piano si mette il cappotto sopra la vestaglia, sopra la camicia da notte e scende di sotto. Aspetta un cugino di ritorno dalla guerra e va a vedere se è lui. Fa girare il chiavistello e il rumore rimbomba nell’androne delle scale, fino su al quinto piano salendo per la tromba buia. Apre il portone e si trova davanti un’ombra scura con il pastrano militare e gli scarponi. Non lo riconosce, non è lui. Richiude di botto, spingendo la grossa anta pesante. L’ombra bussa di nuovo con più forza e una voce dice “Apritemi!” ma la donna se ne guarda bene e sta per andarsene quando quello urla “Sono il figlio di Fran****!” La donna trasalisce e torna indietro: i Fran**** quelli del quinto piano! Apre e lo riconosce: è sporco, certamente pieno di pidocchi, smagrito e lacerato nell’anima, ma è lui. Lo lascia entrare e scappa su per le scale, le sale di corsa, col cuore in gola, urlando: “Signor Silvio, Signor Silvio è tornato vostro figlio!” La gente si affaccia sui pianerottoli con gli occhi assonnati e commossi. A ognuno sembra che sia tornato qualcuno della propria famiglia. Si partecipa sperando nel prossimo ritorno, non ci s’inquieta per il disturbo notturno. Nessuno dormirà più a casa del signor Silvio per quella notte, perfino la bambina, mia madre, siede al grande tavolo della cucina ad ascoltare le parole di quello zio che è tornato dall’Africa e dalla prigionia di guerra, pieno di sporcizia e di racconti.

Piccola cappella costruita dai prigionieri di guerra italiani in Africa
Piccola cappella costruita dai prigionieri di guerra italiani in Africa
Pubblicato in: Fiutando Libri!

Una ciotola di emozioni forti… è solo Letteratura!

Questa non è una rubrica di recensioni, ma solo un modo per condividere con i lettori alcuni titoli di libri che mi sono piaciuti, mi hanno emozionata e hanno lasciato un segno!

kill

Ho sentito Melvin Burgess, l’autore di “Kill the enemies“, parlare dei suoi libri e sono d’accordo con lui sul fatto che gli adolescenti, oggi, possono ritrovarsi e trovare stimolo per la lettura nella buona narrativa contemporanea. Una narrativa che assomiglia a loro e nella quale le storie diventano le loro storie… fino a quando non chiudono il libro. Condividiamo, senza paura, emozioni forti: in fondo è solo Letteratura!

Pubblicato in: Ragionando di un cane di nome Brik...

Medor e la ciambella…

Quando vivi con un cane, lui finisce per assomigliarti, Bryce, per esempio, è un animale da libreria, dopo aver leccato da cucciolo il pavimento di cotto di una libreria per ragazzi, per lui sono diventate un luogo familiare. In un grande Book Store del centro, mentre io scorrevo i titoli dei ripiani alti e lui quelli dei ripiani bassi, ha lanciato un abbaio metallico che ha fatto fare un bel salto a una signora travestita da visone. Ci siamo guardati e ho annuito: ben detto Brik! C’è poco da fare abbiamo gli stessi gusti: ci piacciono gli stessi posti e non ci piacciono le stesse persone. A Rimini al festival letterario Mare di Libri, Bryce, ha partecipato, composto e senza un abbaio, a numerosi incontri e si è preso pure con piacere le carezze di Stefano Benni. Nella biblioteca del paese dove vivo ha libero accesso e il bibliotecario gli dedica sempre qualche minuto e qualche coccola.

Medor (meticcio di fine Ottocento)
Medor (meticcio di fine Ottocento)

Diciamo che se il cane del mio bisnonno, Medor, andava a prendere il quotidiano con un soldo tra i denti, Bryce potrebbe andare a prendere e riconsegnare i libri in prestito con uno zaino da montagna assicurato sulla groppa. (Medor un giorno tornò senza giornale e così continuò per una settimana. Il mio bisnonno scoprì che con il soldo si comprava una ciambella da un ambulante!)

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERAQuando leggo ad alta voce la storia che sto scrivendo, Bryce mi ascolta, e  sì, alle volte si addormenta pure. Ma il mio angolo studio comprende  la sua tana sotto la scrivania, mentre Indi, il gatto, dorme dove gli pare: nella scatola della raccolta della carta, tra le stampe, sulle mie ginocchia.

Storie e cani s’intrecciano nelle mie giornate portandomi pizzichi di fortuna. Tempo fa mi fermai sul sagrato della chiesa. Mi piacciono le chiese vuote e credo che ogni pensiero buono sia una preghiera. Ne uscì un uomo, ci guardò e disse: “Entra pure, sai quante volte mi sono trovato i cani in chiesa!”. L’ho riconosciuto subito: era il missionario che dieci anni prima, con i suoi racconti, mi aveva messo in testa proprio l’idea di una delle mie storie!

OLYMPUS DIGITAL CAMERA Da domani io e il brik pubblicheremo degli assaggi di lettura: libri che ci sono tanto piaciuti. Non necessariamente ci saranno recensioni, non sono un critico letterario, ma solo una appassionata lettrice e il brik delle storie su carta stampata ha poco rispetto: lui ama solo il racconto orale, dove la voce media la parola e invita a nuove emozioni!