Pubblicato in: Donne in corriera e madri da tartufo

Mother’s day, ma solo nei miei romanzi

Una volta, un’amica cara mi disse che nelle mie storie c’erano svariate figure di madri ed era una costante nella mia narrazione. Da allora ho cominciato a farci caso, sempre dopo: prima faccio e poi ragiono, ed è vero, ci sono molte donne madri diverse, spesso sole, a volte coraggiose o tristi o estreme o presenti con la loro assenza.
Si dice che ogni scrittore scriva sempre la stessa storia, la propria, in modi diversi o che raccontiamo quello che vorremmo essere. Io sto ancora cercando di capirmi, d’altronde prima scrivo e poi mi leggo. Che poi non è importante, perché i libri sono di chi li legge e non di chi li scrive, mentre l’umanità resta l’unico mezzo indispensabile per raccontare storie.

Pubblicato in: Fiutando Libri!

Fiutando libri… una scorpacciata di emozioni forti!

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Ho appena iniziato “Per sempre o per molto molto tempo” di C.Carter ed è già molto doloroso e potente: “Non ci trovo nulla di buono in una cosa che non dura”.
Ho terminato la lettura di Almond che è sublime nel raccontare di Orfeo e poi Siobhan Dowd che per me è stata una scoperta prorompente. Amo le sue storie e la sua scrittura. Patrick Ness dice: “Non penso che abbia scritto questa storia su un giovane nomade irlandese per farci la morale. Penso che questa storia le bruciasse dentro. E penso che la ragione per cui questa storia le bruciava dentro fosse che era anche un atto di compassione, di empatia, un atto – posso osare? – d’amore”. Queste parole le incornicerei. Spiegano quello che dovrebbe essere un romanzo e che un romanziere non dovrebbe mai dimenticare. Questa storia è unica e bellissima. Sempre grata a Uovonero per averla portata in Italia.

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“Sa come costringersi a smettere di provare emozioni, la sua mente è più forte e stabile del caos volubile e imprevedibile che occupa il suo cuore. Non l’organo vero e proprio, certo, ma quel pasticcio arcano che lo circonda, le cellule nervose collegate al cervello e, chissà perché, piazzate in mezzo al petto, e le altre parti misteriose che non si possono osservare né misurare, quel punto del suo cuore che confonde panico e amore.” da Nowhere girls, di Amy Reed.
Me lo ha suggerito un’amica (ai cui suggerimenti tengo molto). Parla di violenze sessuali in una scuola americana, di una società maschilista e razzista e racconta di solidarietà femminile, di ragazze unite che non si vergognano più e non lasciano perdere perché “tanto non cambia nulla”. E poi ci sono le assemblee tra le ragazze e i loro discorsi che suscitano riflessioni e domande. C’è davvero tanto. Non so se era sfuggito a me oppure proprio non ha girato tra i lettori. Secondo me sarebbe un dovere farlo girare nelle scuole superiori. 58379205_2904087796282947_6305157074523258880_o

Mia madre è sempre stata una forte lettrice, tra i vari scrittori apprezzava anche Wilbur Smith. (Io stessa sono cresciuta con i romanzi storici, d’avventura e di narrativa poliziesca pescati dalla grande libreria materna. I classici per ragazzi li ho letti da adulta!). Ha appena finito di leggere la sua autobiografia e sulla scrivania mi lascia un foglio dove ha trascritto una frase (lo fa spesso). Dice che mi si adatta. “Non so da dove nasca il bisogno di raccontare storie, so solo che era dentro di me sin dalla volta in cui riuscii a comporre la mia prima frase.” W. Smith.
È mia madre, mi conosce meglio di me. C’era quando scrivevo storto sul quaderno di prima elementare.
Io invece ho appena finito l’ultimo libro di Ptzorno (che la genitrice ha già letto e apprezzato). La sua scrittura scivola come la seta tra le dita (e in questo caso calza a pennello), inutile ribadire l’ovvio: Bianca Ptzorno è una scrittrice di grande talento. Leggiamo e impariamo con umiltà. 

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La prima donna reporter, assunta nel 1887 a NY al NYWorld diretto allora da J.Pulitzer si firmava Nellie Bly. Una gran bella narrazione, si legge con molto piacere, non un romanzo ma appassionante vita vera.
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Belli tutti e due. Il secondo prezioso anche per i consigli letterari che contiene. Metto una citazione dal secondo romanzo, che però considero universale. La sento profondamente mia e la trovo bellissima. Credo piacerà anche ad Alice Keller.
“Innanzitutto scrivo di ragazzi perché sono un ragazzo. Scrivo per loro perché ho sempre pensato che scrivere per adulti sia artisticamente inutile: sono preoccupati per le rate delle macchina e i pagamenti delle ipoteche. I giovani invece possono ancora perdersi nella storia, vivono le avventure in modo molto più personale e possono identificarsi in modo viscerale con i personaggi. Tutte cose che gli adulti perdono con il passare del tempo. I ragazzi sono senz’altro i migliori lettori che uno scrittore possa desiderare.” Gary Paulsen
Grazie Camelozampa, grazie EquiLibri.

E poi…

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