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colpi di coda

Un piccolissimo micio miagola disperato in cima a un albero, c’è appena stato un forte temporale, è zuppo e disperato. Nel parco molti passano e tirano dritto, ma circolano anche parecchi umani con i loro cani e tanti si fermano. Si crea un capannello di persone pronte a soccorrere il piccolo e un crocchio di cani che abbaiano, si annusano e scodinzolano festosi. Occhi umani e canini puntano in su in cerca tra le fronde dell’albero del micino urlante. Una ragazza chiama alberoi vigili del fuoco, impegnati in mille chiamate a causa del maltempo. Arriva un giardiniere fornito di scala ed io e Bryce ci allontaniamo cercando di disperdere la folla. Se fossi un gatto neanch’io scenderei da quell’albero ai piedi del quale si è raccolto un branco di cani! Alla fine vedo da lontano la ragazza che stringe al petto il piccolo e se lo porta a casa: quando un branco di cani salva la vita a un gatto!

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come una vera star

Era stata richiesta la collaborazione del giovane bricchetto per un cortometraggio che mio figlio stava girando per un progetto scolastico. Sicura del successo, mi sono presentata sul set con Gingerbell’s Viper Bryce (col nome completo per l’occasione) elegantemente al guinzaglio. Il border avrebbe dOLYMPUS DIGITAL CAMERAovuto sedere ai piedi di un musicista di strada (mio figlio) ma ovviamente il border se n’è ampiamente infischiato del copione. Dopo aver pecorizzato la troupe, raccattato le briciole del coffee-break ed essersi piazzato in posa sfingea per trenta secondi (trenta secondi nei quali ha spaccato l’obbiettivo con la sua sfolgorante bellezza e dignitosa alterigia che poco avevano a che fare col personaggio richiesto: il cane di un punkabbestia) ha abbaiato protestando vivacemente per noia, coprendo le voce e le note del musicista. Già mi vedevo sul tappeto rosso con al guinzaglio il novello Rex dal fascino inglese alla Rupert Everett e già preparavo il curriculum inserendo la sua partecipazione alla nuova cinematografia sperimentale, e invece il giovane bricchetto è stato cacciato dal set perché indisciplinato. Nonostante le coccole delle maestranze e degli attori ce ne siamo tornati a casa: io con la coda tra le gambe e lui con un bastone da sgranocchiare tra i denti. Per lavare la vergogna del fallimento ho invitato la troupe a pranzo e allora Gingerbell’s Viper Bryce si è esibito nella sua migliore interpretazione del cane mendicante, elemosinando bocconcini sotto la tavola e accucciandosi a terra con aria denutrita e affamata. Morale: nella vita è sempre e comunque tutta una questione di motivazioni!

Giuli

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Il fratello umano del giovane brik ha detto: “Bryce quando non capisce una cosa inclina la testa da un lato o dall’altro, cambia prospettiva per provare a comprendere… ”

La Umi ha risposto: “…sarebbe belldubbioo se ci provassero anche le persone.”

 

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Una ragazzina e il suo cane… letteratura!

lupoSono cresciuta con i libri “per ragazzi” di una volta e spesso i giovani protagonisti avevano un cane. Era un classico. Sono cresciuta con questo mito ma non potevo tenere un cane. Leggevo di Buck e di Elsa e nutrivo tutti i gatti del quartiere ma non avevo un cane. Al giorno d’oggi questo mito è svanito, ci sono molti gatti o cani nelle famiglie, ma i miti dei ragazzi sono altri. Lasciamo ai figli poche responsabilità, loro si adeguano e quindi si perde qualcosa, perché la relazione responsabile con un cane, ma anche con un gatto, aiuta a crescere. Io ho imparato a prendermi cura di un gatto prima che di un figlio e anche la morte di un animale, che quasi sempre sopraggiunge prima della nostra, fa crescere. Se la letteratura è catartica e aiuta un ragazzo a vivere le situazioni difficili nel mondo dell’immaginazione, la convivenza con un animale lo mette alla prova nella vita reale. Certo, oggi la vita è diversa rispetto a un tempo: difficilmente un ragazzino se ne può andare a zonzo in campagna con il proprio cane alle calcagna, tanti vivono in città e molti sono strangolati dagli impegni fin dalla più tenera età. Già. Curiosità e desiderio di entrare in sintonia con un cane come Bryce mi hanno spinta da subito a cercare di conoscerlo meglio. Da romantica sognatrice leggo nei suoi occhi quell’ innato bisogno di essere border, di essere pastore, di essere libero e indipendente. Bryce è un cane da lavoro, io l’ho voluto e lui si accontenta. La sua testa lavora com’è giusto che sia, si adegua ad assistere agli incontri con l’autore, a viaggiare in auto per ore, a seguirmi nei mercati. E’ un border, può tutto. Cerco di compensarlo con lunghe camminate, appena posso lo porto in montagna a correre e sgranocchiare bastoni, ma so che non può bastare. Sono approdata all’agility e questa disciplina non mi dispiace. Per esempio dopo un giro sbagliato tra gli ostacoli, l’istruttrice dice: “premia il cane, gioca con lui, tu hai sbagliato, non lui!” Ecco la prima grande lezione dell’agility: il cane è un compagno non uno strumento! Lui non sa nulla di competizioni ed è questa delicata-diversa-prospettiva la discriminante fondamentale. Come la mia prima lezione di barca a vela (secoli fa!) fu quella di ribaltare e poi rimettere dritta la barca, lezione utile per sopravvivere in mare, così la prima lezione in agility è quella di rispettare il cane per una sopravvivenza felice! E imparare a rispettare l’altro è un ottimo esercizio per chiunque. In agility bisogna mettersi all’altezza del proprio cane, capirlo e la posizione delle spalle e dei piedi sono indispensabili per comunicare con lui. Movimento del proprio corpo all’aria aperta e relazione con un altro essere vivente ecco perché consiglierei l’agility ai ragazzini, almeno a quelli che oggi non hanno un pezzo di campagna per gironzolare con il loro cane!

Giuli

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Ti presento la Umi!

Dicono che i cani si affezionino soprattutto a un componente della propria famiglia, non è il mio caso, io sono multi-umano. Forse ho ancora una piccola preferenza per un certo umano che avevo addestrato alla perfezione: lanciava la pallina esattamente come gli avevo insegnato, non sbagliavamo un colpo!

Comunque, io mi sento molto autonomo come tutti i border e non disdegno neanche un giro di agility con conduttrici carine e brave perché diciamocelo la Umi, la mia attuale conduttrice, è un po’ imbranata: non corre velocemente e sbaglia tubomano o piede! Esco da un tubo a velocità supersonica, coda bassa, orecchie attente pronto ad affrontare l’ostacolo previsto, pronto a volare fino al prossimo tubo e mi trovo la Umi che indica un salto, poi ci ripensa e mi da uno short, ma no era un out… cosa cavolo deve far un povero border preparato a recepire il comando in un nano secondo quando si trova una conduttrice che gli legge un trattato sulle indicazioni stradali negli sport cinofili? Cosa faccio? Mi fermo e mi do una leccata di zampa? Prendo una lappata d’acqua e improvviso un bidet?

Vabbè però la Umi è la Umi! La Umi è dolce, lei è una libera sognatrice con una lieve propensione ball-breaking. Sì perché è fissata che mi deve educare (illusa). Per esempio sui campi di agility non vuole che si abbai agli altri cani che lavorano tra gli ostacoli cose del tipo: faccio-io faccio-io, toglietevi, lasciatemi entrare che sono più bravo!

La Umi scrive per ragazzi perché non potrebbe fare altro: ama l’avventura, i pirati, i boschi, i cani e i gatti. La Umi fa le vocine e fa parlare me, i felini di casa e, unIMG_6632a volta, ha perfino dato voce a un millepiedi. La Umi era la gioia dei suoi cuccioli; loro sono cresciuti, io sono cresciuto ma lei è rimasta come era. E’ per questo che sto con lei e sono la sua ombra. I cani, quando possono, stanno dove c’è bisogno di loro e infatti qualcuno deve pur tenere la Umi  con i piedi per terra! Certe volte lei è un po’ triste e l’unica cosa che ha voglia di fare è camminare. Sia chiaro, scarpinare le piace ovunque e comunque: con il sole, con la neve, con la pioggia o con il vento! Capita raramente, ma capita, che camminiamo per ore uniti da un guinzaglio lungo e mollo ma ognuno di noi sta coi propri pensieri. Io annuso, studio, marco il territorio mi occupo delle mie faccende di cane e lei procede puntando gli occhi a terra, ma non guarda dove mette i piedi. Quando ci fermiamo la invito a giocare: m’inchino, scodinzolo, abbaio allegro, ma lei niente e allora lascio stare, tanto so che è questione di poco e poi torniamo a essere felici!

Voglio rassicurare tutti per quanto riguarda l’agility: non tutto è perduto! Tanto si può dire della Umi ma non che sia una dall’autostima altissima, sa di essere una schiappa e si adopera al meglio per porvi rimedio. Il mio rimedio migliore si chiamerebbe “fratello”, non dico altro, ma insieme siamo gran fighi: praticamente una Ferrari con John Lennon al volante!

Bry

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colpi di coda

 

 

Dalì, il mozzo
Dalì, il mozzo

“Corpo di mille belene! Sta salendo su!” miagolò Dalì il mozzo che era di vedetta.

Brik il pirata si arrampicò sull’albero di trinchetto (la scala a chiocciola) per arrivare sulla coffa (la mansarda) dove mister Jones (il gatto) sonnecchiava.

“Ehi!” disse quest’ultimo aprendo appena un occhio “Rischiate di rompervi l’osso del collo, amico. Non son cose da cani!”

mister Jones
mister Jones

 

 

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Chiacchiere di buon vicinato…argomento? Coprologia!

Sono scivolata, ahimè, sulla buccia di banana delle beghe tra vicini di casa e purtroppo alle otto del mattino mi sono beccata un’arrogante accusa: il mio brik faceva i bisogni nello scivolo dei garage e io ero una sporcacciona! La vicina di sinistra (di cani fornita) che mi conosce da sempre, sconsolata scuoteva il capo dietro al neo-arrivato-vicino-di casa che sparava l’invettiva  e se ne andava. Lei glielo aveva detto che non poteva essere Bryce a sporcare sullo scivolo! Con una sola tazzina di caffè nello stomaco non nego di averla presa male, ma dopo un buon tè e fette di pane tostato con burro e marmellata l’umore è migliorato. Superato lo shock da calunnia, rimaneva il problema cacche. Effettivamente se tutti i cani residenti erano innocenti chi era il colpevole che da circa un mese ogni tanto insudiciava lo scivolo?

La risposta è un classico: i gatti.

La vicina dirimpettaia è un’amica, gattofila e animalista nonché lettrice appassionata di gialli efferati con protagoniste patologhe varie. Perché non chiedere consiglio a lei per riabilitare il buon nome del brik con prove schiaccianti? Con mente logica, sedute al tavolo del suo giardino abbiamo concordato che gli unici a poter saltare le recinzioni e il cancello elettronico chiuso erano i gatti. Ma chi di loro? Diciamo che ce n’è una bella combriccola, ma da gattofile noi conosciamo i nostri polli (cioè gatti). Che sia Tommy? Oppure il mio Indi? Magari il rosso pelosone che abita nelle case in fondo? O la tricolore che sta al di là della via? Servivano ulteriori riscontri e la discussione si è spostata sulle dimensioni. Il reperto era notevole e quindi si doveva presupporre appartenesse a un gatto grande? Con schiacciante logica da “Bones” l’indagine è andata avanti: non necessariamente la “stazza dell’espulsore” interferisce con il diametro della deiezione, è più una questione d’intestino. Poi, anche l’alimentazione del felino poteva avere un peso: crocchette o umido? Ogni dettaglio tornava utile alle investigatrici della nuovissima serie “Shits”. Il suddetto Tommy lasciava giornalmente un “dettaglio” nel giardino della vicina dirimpettaia, ben scoperto, i reperti dello scivolo erano disponibili, mentre di Bryce non si poteva recuperare nulla di solido dato il mal di pancia in corso. (Quindi, in pratica, era senza alibi.) L’osservazione diventava fondamentale. IL neo-vicino (beato lui) era in ufficio e quindi non poteva essere ammesso al tavolo (quello del giardino) di discussione, ma fu invitata la vicina di sinistra. Risultato: i cani residenti furono assolti. Dal confronto emerse che il reperto più grande era stato espulso da un intestino di felino senza dubbio alcuno, ma PC alla mano, vermiciattoli disidratati e scurissimi, risultavano essere deiezioni di riccio. Quindi il panorama si apriva a nuove prospettive. Il sopraccitato Tommy dal confronto effettivo avrebbe potuto essere prosciolto, ma non conoscendo l’esatto menù del giorno non lo si poteva assolvere del tutto. La vicina di sinistra ha infine portato concretezza alla discussione e proposto di mettere in un angolo del garage una lettiera per gatti come gentile invito per il nottambulo senza gabinetto. E’ subito apparsa una soluzione sensata sebbene difficilmente sarebbe stata adottata dai ricci. Nessuna si è offerta di informare il neo-vicino sulla soluzione trovata al problema, ma la soddisfazione generale era palpabile.

Metti insieme una scrittrice squinternata, un’amante della natura e una donna concreta e avrai una storia divertente, una soluzione pacifica e un esempio di solidarietà femminile.

P.S. Detto tra noi e seriamente (!) spero che i gatti che si contendono il territorio denominato “scivolo” si accontentino di giocarsela a carte scoperte sul tavolo-lettiera!

scivolo

Per rispetto del lettore non allego le foto dei reperti ma una foto di Bryce fatta una delle poche volte mentre giocava sullo scivolo dei garage. Trovata una palla da calcio mezza sgonfia l’aveva  uccisa, sbranata e scuoiata. Non fece altro: lo giura!

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radical chic

Un’altra piacevole sorpresa che ha accompagnato l’arrivo di Bryce nella mia vita sono state le nuove amicizie.

Credo che l’amicizia non si misuri con le parole ma con il tempo, certo la verbalizzazione è importante ma pesano anche i lunghi silenzi. Le amicizie, le relazioni in genere, anche quelle tra specie diverse, solo invecchiando trovano un senso e la giusta empatia. Il cane che viveva con noi prima di Bryce è morto a undici anni, con zampe e posteriore crollati, sfinito da un tumore e aiutato a morire con pietà durante l’estrema sofferenza. Sapeva farsi aiutare e infine ha capito quale sarebbe stato il suo ultimo sguardo. Io so che lui sapeva. Rompere un’amicizia o un rapporto che dura da anni, alle-volte- senza-alle-volte-con un valido motivo, è triste come il taglio di un ulivo centenario e al contempo irritante come lo stridio del gesso sulla lavagna.

Con l’arrivo di Bryce ho conosciuto una parte sana, intelligente e sensibile della cinofilia italiana, quella fatta di gente speciale, e poi per puro caso (credo) una grande scrittrice e una grande donna mi ha teso disinvolta la mano dell’amicizia con un sorriso. Sono orgogliosa di far parte di coloro che scrivono storie per ragazzi, categoria che in Italia (tanto per cambiare) pochi conoscono e che quasi non esiste. Categoria bistrattata e nullificata ma formata da belle persone e da bei libri. Già perché alla fine, nonostante i filtri, i ragazzi, come i border o i felini, non s’imbrogliano!

Questo blog è dedicato a coloro (bipedi o quadrupedi) che mi hanno dedicato e mi dedicano il loro tempo, quel tempo che impastato con parole, sorrisi o silenzi, lasciato lievitare a dovere e cotto a puntino, sforna amicizia.

Molto tempo fa avrei voluto occuparmi di cinofilia, vivere in barca a vela e recitare professionalmente in teatro. Non ho realizzato nessuno dei miei sogni ma cani, gatti e libri m’intasano la vita da sempre e spesso gli ambiti si confondono e s’intrecciano come inevitabilmente succederà in questo blog. Amici di coda e di penna dunque, ma più spesso la coda e la penna scodinzolano all’unisono e i cuori ticchettano al ritmo della tastiera del pc.

Concludo riportando un vecchio post di un’amica di coda che sa usare con ironia la penna. Descriveva il brik e non posso che condividere le sue parole e ridere come feci quando la simpaticissima Marina Agosti lo scrisse!

“…il Brick io lo vedoradical come un radical chic,                                                   quel finto scazzato, spettinato, con le clarks,                                                   che ti porta a vedere film d’essai,                                                                   e tra un bicchiere di vino buono e l’altro                                                         ti legge una poesia di Hikmet e ti cita Fromm…”

Sì, è il brik!

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Ti presento i miei…

I miei fratelli umani sono molto diversi tra loro. Con il grande ci si scatena, lui è forte e con lui si gioca, si gioca per davvero: lanci di palline, tiro alla fune, corse… torni a casa che hai le zampe a pezzi e i polpastrelli consumanti. Dai tutto ed è una bella sensazione. Lui ci mette passione nei giochi ma peFoto0306r lui tutto è passione: è felicissimo oppure è scocciatissimo… è sempre “issimo”. Cambia umore facilmente e questo m’intimidisce un po’. Noi cani siamo intimoriti dagli umani quando fiutiamo incertezza. Forse è una specie d’istinto di conservazione innato, il nostro. La mia famiglia non mi farebbe mai del male, ma quando alzano la voce e sento l’umore scuro, qualcosa mi stringe lo stomaco, abbasso le orecchie e la coda mi scivola in mezzo alle gambe.

Certe persone dicono che bisogna stare attenti ai cani perché non si sa mai cosa passi loro per la testa, ecco noi bestie pensiamo la stessa cosa degli umani.

L’altro fratello, il più giovane, inventa per me dei giochini: “rotola”, “gira”, “passa sotto”, “sali sopra”, “dai zampa”, “fermo Brik con un brick di succo di frutta sulla testa”! E poi suona il pianoforte e quando lui suona io mi siedo sotto la sua sedia e le vibrazioni mi arrivano dal pavimento e si diffoOLYMPUS DIGITAL CAMERAndono in tutto il mio corpo. Appoggio a terra anche il muso ed è un massaggio musicale di vibrazioni e note, una sensazione piacevole. Lui suona e la sua mente vola via e anch’io mi lascio andare a un sonno leggero, muovendo le zampe mentre corro sui pascoli scozzesi, mentre l’erba umida dei miei sogni mi accarezza il corpo e mi ritrovo un giovane lupo selvaggio e libero.

Bry

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colpi di coda

Ieri il brik ha dissotterrato un osso, che aveva sepolto anni fa per mangiarsi in pace un paio di ciabatte, gli sono andata vicino per vedere cosa facesse e lui mi ha ringhiato.

osso sepolto

 

 

 

Ieri mio figlio mi ha aiutato a fare la spesa al supermercato e in pagamento ha voluto una confezione da 500gr di profiteroles solo per lui. Dopo pranzo mentre lo gustava gli ero seduta vicina e mi ha ringhiato.

profiteroles

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Umi, mi sono perso la nonna!

Con Bryce e la nonna vado in un grande negozio di articoli da campeggio.

Bryce è bravissimo nei luoghi pubblici e mi segue tranquillo ma con noi c’è la nonna. Per il brik qualunque numero oltre l’uno costituisce un gregge e quindi abbandona l’aria distratta e, visto che io sono al guinzaglio, si concentra sulla nonna. Ci avviciniamo tutti insieme al banco dove la commessa sta spiegando a un grosso signore lo smontaggio della Quechua 2seconds che, diciamocelo, non è cosa per tutti. Non intervengo, ma per chiudere la 2seconds o porti in vacanza con te la ragazza tutorial Quechua oppure hai bisogno di un colpo di fortuna, e in quel caso sei solo in piazzola. Diversamente quando lotti senza successo per trasformare un cerchio flessibile con diametro 50cm in due di 25cm, hai sempre alla tua destra un camper extra-lusso con l’equipaggio che sorseggia l’aperitivo guardandoti e alla tua sinistra uno di quei campeggiatori tedeschi che monta perfettamente una tenda a tunnel 8 posti di notte, sotto la pioggia, con la lampada frontale e a piedi scalzi. Non divaghiamo, comunque.

Mentre aspetto pazientemente, il brik all’improvviso salta su 4 zampe perché non vede più la nonna. Lancia un abbaio di allerta che sfida il punto di crepatura delle vetrate. M’irrigidisco e lo seguo alla ricerca della dispersa perché non sopporterei un secondo ululato. Slalom tra le corsie, coda alta, salto del wc chimico in esposizione, sguardo attento… dov’è la nonna? Non trovo la nonna!protesta Abbiamo perso la nonna? M’innervosisco al secondo richiamo alle armi del brik, mentre da dietro il reparto fornelletti a gas spunta la nonna. “Fai star zitto quel cane” dice lei, “Cercava te”, rispondo io. Sbuffo: una da libri, gatti, gelato e hotel a 5 stelle perchè se ne va in giro tra i wc chimici, le stoviglie in plastica e gli sgabelli da pescatore? Ma si sa, la curiosità è nonna. Ricompattiamo il gruppo e mentre il signore ancora medita sul catalogo Quechua, chiedo alla commessa quello che mi serve. Sto pagando e mi viene la pelle d’oca quando sento la nonna ululare: “Mi sta leccando la borsa!” Mi giro di scatto e la vedo allontanarsi inorridita dal brik che rinfodera prontamente la lingua. Sorrido alla commessa e mi avvio all’uscita a passo veloce, ma la nonna non ci segue. Esco, mi volto e la vedo arrivare al fianco del signore di prima che stringe la sua nuova 2seconds rossa e la sento dire: “Sa, il cane di mia figlia mi ha leccato la borsa” mentre con un fazzolettino di carta pulisce la piccola tracolla color panna abbinata alle scarpe e alla giacca di lino. Il grosso signore fa una faccia strana, non si sa se ancora abbia dubbi sullo smontaggio, oppure sia disorientato dal cane lecca-borse. Il brik si siede più tranquillo, poi mi guarda, abbassa le orecchie e protende il muso verso di me. Pare volermi dire: “… era per seguirla meglio, per metterle addosso il mio odore”. Lo accarezzo sul capo e mormoro “Capisco, capisco”.

Giuli

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colpi di coda…

Bryce's art

 

Brik’s Art – Arte Moderna e Contemporanea

Anno della creazione 2012

Materiale: plastica morbida liberamente estratta da sigillo tupperwere di contenitore quadrato.

Utensili di lavorazione: dentini da latte. Tecnica: masticazione a strappo.

Foto dell'Autore
Foto dell’Autore
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l’incontro

I Border Collie non sono solamente cani, ma can-gatti a mio parere. Uniscono fedeltà e indipendenza,fototessera intelligenza e sensibilità e sono opportunisti quanto basta. Leggo che sono tra i cani più abbandonati e ne capisco il perché visto che vivo con uno di loro da tre anni. Io pensavo di accogliere un cane, mi sono ritrovata con un border e ho finito per innamorarmene perdutamente. Questi cani sono una sfida, come lo è una qualunque intelligenza diversa. La sfida è superare la barriera della comprensione. Quella barriera che c’è tra la mente umana e quella canina, quando si trova un varco e si dialoga si compie un piccolo miracolo. Lo sa bene chi lavora con i cani: chi li prepara per la pet teraphy o per il salvataggio o la ricerca sotto le macerie. Lo sa bene chi ha un gregge di pecore o mucche o chi fa sport cinofili. La qualità della relazione, sia chiaro, dipende solo dagli umani, mai dai cani. Ci si deve lavorare e trovo che sia una palestra interessante per qualunque persona voglia superare i linguaggi e gli argomenti di comunicazione più comuni. Molti arricceranno il naso davanti a queste righe ma io credo che questo esercizio di dialogo con il cane sia utilissimo oggi e confermato da secoli di collaborazione uomo-cane. Chiunque prenda un cane o un gatto non sa quello che perde a non cercare di conoscerli a fondo. Non c’è nulla di più bello di un incontro. L’incontro con specie, culture, opinioni diverse soddisfa, ingrassa e lubrifica l’intelligenza!

L’emozione più grande rimane quel contatto impercettibile, quel breve momento in cui la mente umana e quella canina dialogano. Mi spiegavano vari metodi per insegnare al brik a indietreggiare a comando, ma io non ci riuscivo. Allora ho smesso di ascoltare gli altri e ho cominciato a osservare lui. Ho trovato un momento nei nostri giochi in cui indietreggiava spontaneamente. Ho lodato e premiato quel comportamento preciso e poi gli ho associato una parola. Bryce ha cominciato a indietreggiare in relazione a quella parola. Al mio grande entusiasmo si è associata la sua grande felicità. Era felice di aver capito, quanto io di essermi spiegata! Eseguiva e scodinzolava e mi guardava con i suoi occhi allegri. Il mio era un “giochino sciocco”. ma ai cani piace da sempre sentirsi utili. Credo che sia questo ad averci dato la possibilità di averli accanto come generosi collaboratori.

Giuli

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L’istinto di un cucciolo


Al parco una mattina di tanto tempo fa, quando Bryce era ancora un cucciolo di appena sei mesi, vidi in lontananza una mamma appesa al guinzaglio di un cane bianco, un papà, un pastore tedesco libero e un bimbetto di circa 3 anni che saltellava allegramente davanti al gruppo. Io e Bryce smettemmo di giocare e rimanemmo, un po’ affascinati e un po’ sconcertati, uno accanto all’altra a guardarli mentre si avvicinavano. Quando il bimbetto infilò svelto il vialetto che porta alla statale, Bryce decise e partì per rincorrerlo e fermarlo. Io lo richiamai secca, ma la famiglia allegra avanzava indifferente, come una folata di vento, e il bimbetto per nulla intimidito cercò di superare Bryce per riprende la sua corsa. Allora il cucciolo di border appoggiò le zampe sulle spalle del piccolo umano e lo spinse a sedere sul muretto che costeggia il vialetto. Erano alti uguali. Io richiamai Bryce di nuovo con più forza e lui si è voltò a guardarmi con una muta domanda nei suoi occhi liquidi: cosa poteva mai esserci di sbagliato in quello che stava facendo?

326990_354832971208455_2041254323_oQuando “l’agnellino” rientrò nella distanza di sicurezza del suo gregge, Bryce lo mollò e tornò da me, senza fretta, al trotto. Bipedi e quadrupedi inglobarono il bimbetto e la famiglia allegra proseguì il suo cammino con passo atletico, in ordine sparso.

Io e Bryce riprendemmo mesti i nostri giochi: io avvilita per averlo sgridato e lui per esserlo stato. Allora mi chinai, abbracciai Bryce e lui appoggiò a me il suo corpicino di cucciolo. Con quell’abbraccio volevo scusami per aver dubitato di lui, ma anche per il fatto che a una schiacciante logica canina corrispondesse una disarmante illogicità umana.

Credo che capì e decise di portar pazienza. I cani sanno avere pazienza fin da cuccioli, gli umani non sempre.

Giuli

A lunedì!

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Sono un cane fortunato

OSSSono nato in una bella casa in un bosco e stavo in un box con otto fratelli di latte rossi, bianchi e maculati di tanti colori. La mia umana di riferimento, che per semplicità da adesso in poi chiamerò “Umi”, venne a prendermi un giorno d’autunno inoltrato (la sua stagione preferita) quando per terra nel bosco c’era un pavimento di foglie rosse e gialle. Aveva piovuto, le foglie erano lucide come fossero state trattate con la cera e i pochi raggi di sole le accendevano di riflessi caldi, luminosi e odorosi. Filari di vite e alberi sempreverdi riempivano le colline e il paesaggio, mentre in braccio alla Umi guardavo fuori dal finestrino della nostra auto. Non avevo paura, ma lasciare i miei fratelli e l’umana che mi aveva aiutato a nascere, un po’ m’intimoriva. Ero pieno di fiducia negli umani come tutti noi cani quando nasciamo tra loro, tra voi.

Arrivato nella mia nuova casa incontrai due gatti grossi più di me, ci annusammo con cautela e loro miagolarono qualcosa del tipo: ne è arrivato un altro! Poi conobbi i miei due matti fratelli bipedi e giocai a morsi e a tirare la corda e loro mi piacquero tantissimo subito!

Gli umani sono fissati con l’igiene della tana e mettono una specie di tappeto assorbente dove devi sporcare. Ogni volta che la fai lì, ti danno un croccantino per premio. Dosando bene le pipì e le cacche si fanno delle gran panciate.

L’umana che mi ha fatto nascere si era raccomandata di non farmi salire e scendere le scale per una questione di ossa e la Umi costruì, allora, un cancello di legno: un bellissimo lavoro artigianale! Quando lei e i fratelli lo posizionarono davanti alla scala della nostra casa (che io non dovevo assolutamente salire) lo ammirammo tutti molto soddisfatti. Poi quando con abilità passai tra le sbarre per ben guardarlo dall’alto dei gradini, tutti si sedettero per terra avviliti e ancora oggi me ne domando il perché. Parlavano di misure sbagliate, ma non lo erano affatto: il legno era morbido al punto giusto per farsi i denti! Quindi la Umi inventò l’ascensore umano, cioè per scendere e salire prendevo il primo umano che passava e beccavo pure un croccantino. Quando si dice la comodità, eh.

La Umi sulle prime non mi lasciva montare sui divani (poi crescendo e con i giusti appoggi ho risolto questa incresciosa questione), allora, siccome pensava che volessi montarci solo per starle vicina (dolcissima lei) veniva a sedersi con me sul mio cuscinone-cuccia. La cosa non mi era sgradita, era bello appiccicarsi addosso a lei mentre lavorava. Si appoggiava il PC portatile sulle ginocchia e scriveva e rideva e diceva “il mio prossimo romanzo sarà scritto da cani”. Non la considerai un’offesa e così ce ne restavamo ore lì, tutti e due in cuccia, io a dormire o masticare l’osso e lei a “scrivere ad alta voce”. Cosa vuol dire? …Alla prossima!

Bry

Pubblicato in: Ragionando di un cane di nome Brik...

…anatomia e quotazione delle feci!

Foto0295Non volevo iniziare così questo blog, ma poi al parco dove vado al mattino con Bryce è arrivata lei… . Noi giochiamo con la pallina sul prato, non sarebbe consentito ma l’area cani è un campo minato. Lei ha uno stacco di coscia stile collo-di-giraffa, il tacco dodici e la gonnellina raso-natica e libera dal guinzaglio un allegro meticcio. Lo seguo con la coda dell’occhio ma quello si fa i fatti suoi e Bryce pure. Stacco di Coscia richiama il suo cane, Tex, che la ignora e lei si fa prendere dall’ansia. Di proseguire lungo il viale del parco per recuperarlo non se ne parla nemmeno, d’altra parte gli arnesi che porta ai piedi le rendono la vita difficile. L’allegro Tex si posiziona per espletare un bisognino e tutta l’invidia covata negli ultimi dieci fastidiosi minuti emerge ben mascherata dietro la facciata da paladina della raccolta delle feci e da attivista della confraternita delle Suole Pulite. Alzo un dito minaccioso e richiamo all’ordine Stacco di Coscia. Lei mi guarda e intraprende una faticosa passerella fino alla cacca di Tex, si china graziosamente e con un Kleenex raccatta il bisognino. La fisso pronta a pontificare che il cane non si deve lasciare libero (come se il mio fosse legato) e che le feci vanno raccolte, ma lei mi sorride. Ha bel faccino acqua e sapone e un’allegria contagiosa come quella del suo cane, capisco subito che mi è inevitabilmente simpatica. Maledizione. Chiacchieriamo per qualche minuto mentre il brik mastica la palla e Tex finisce di farsi i fatti suoi e poi se ne vanno. Guardo il brik che sicuramente alla sua maniera di cane ride di me, femminista invidiosa di uno stacco di coscia! Il suo pensiero in tutta questa faccenda sarà sicuramente stato per quelle feci, pomo della discordia tra umani e cani. Eh sì, perché quei cani i cui umani sono maleducati, lasciano dei “segnali” olfattivi potentissimi. Vuoi mettere la puzza di una bella cacca rispetto al lieve tanfo d’urina nella scala olfattiva canina? Quindi i cani che vivono con quelli come me, che puliscono dove loro sporcano, saranno sicuramente per il naso degli altri cani dei veri sfigati! Il brik si alza, guarda la sua palla e scodinzola: è un invito. Dopo la mia invidia per Stacco di Coscia e la sua per un bel segnale olfattivo che lo rappresenti adeguatamente, possiamo continuare a giocare!

Giuli

Pubblicato in: Ragionando di un cane di nome Brik...

Spieghiamoci…

Foto di Martina Miradoli
Foto di Martina Miradoli

Scrivere di Bryce, detto Brik, mi viene naturale, come naturale è stato tanti anni fa mettere su carta le storie che raccontavo ai miei figli. Una volta un amico mi disse di non umanizzare il mio cane e anche in questo caso mi venne naturale spiegare che mi piaceva solo rileggere in chiave narrativa il suo comportamento tra il divertito e il serio. Scrivere del Brik è un gioco, un piccolo tributo per la sua allegria contagiosa e la scusa, cara a ogni scrittore, per potersi guardare attorno e raccontare. Concludendo e spiegando, io mi definisco la sua “umana di riferimento” perché detesto la parola “padrona”. Sì, lo so che da che mondo è mondo esistono cani e padroni, ma concedetemi questa licenza. Nessuno dovrebbe possedere alcuno: un uomo non possiede una donna o un altro uomo, né una donna un uomo o un’altra donna; un padre non possiede un figlio, né lo possiede una madre. Ebbene io non voglio possedere un cane, voglio credere che lui abbia scelto di stare al mio fianco e di non abbandonarmi mai, come io non abbandonerò lui.

Giuli

in English: Let’s explain!

Pubblicato in: Pensieri canini

Benvenuti nel mio blog!

appena arrivatoLa mia umana di riferimento ha deciso di raccogliere i miei pensieri e le mie avventure su questo blog. Sono un Border Collie, un cane da pastore, un attento predatore, selvaggio e affascinate,  ma la mia umana non ha pecore e non vive in una fattoria, pare sia una specie di scrittrice e mi trascina continuamente in biblioteche, librerie e festival letterari. E’ una vita strana la mia, forse addirittura scandalosa per uno della mia razza, eppure ho deciso di occuparmi di questa umana e di starle vicino. Lei non è poi tanto male, ci tiene a me e si sa che noi cani siamo compagni fedeli.

Bry