“La vita è un lungo esercizio di pazienza con coerenti attacchi di impazienza”.
(Cit. Brik – ma io mi associo).
Una domanda che mi fanno spesso: “Ha mai avuto il blocco dello scrittore?”
Ho una nuova storia in testa, pulsa, sbatte, si arricchisce. Non riesco a metterla quieta. Una vecchia storia mi attende: so su cosa devo lavorare, mi è cara, mi piace tanto. Un breve testo che mi ha bocciato un’amica lettrice va ritoccato forse, mi serve, ci devo pensare. Ho bisogno di fare ordine, ordine, ordine e intanto mi metto a leggere perché non so da dove cominciare.
Una domanda che mi hanno fatto nell’incontro di San Giovanni Lupatoto a Verona: “Lei vive per scrivere o scrive per vivere?”
Su Echino tanti begli articoli con Ecolo-Gino, zia Econo-Mina, l’intervista a Gianni Rodari e troverete in esclusiva un articolo di zampa di Bryce sulla transumanza e il governo delle pecore!Chi non compra Echino con il mio articolo… peste lo colga!
Io sono pronto a fare gli zampografi!
Io e Bryce siano andati a prendere suo fratello umano in un quartiere di Verona dove non passavamo da tempo, un quartiere pieno di cani. Una volta scesi dalla macchina ci abbiamo messo quindici minuti buoni per fare cinquanta metri. Bryce ha annusato con attenzione ogni foglia di siepe, tronco, palo della luce, macchiolina sull’asfalto: se fosse passato alle sue spalle un elefante non lo avrebbe né visto né sentito. Avete presente quel tipo che cammina con un libro in mano e non vede quello che accade accanto a lui tanto è concentrato sulla lettura? Ecco ognuno ha il cane che si merita e io dovevo portami un libro.
Lunga passeggiata sciogli gambe-zampe per me e Brik. Abbiamo incontrato molti cani, ma Bryce ha reagito con serenità: niente abbai o agitazione. Poi, siamo passati accanto a un grande giardino con un giovane Pastore Tedesco taglia XXL. Quello scodinzolava e Bryce si è avvicinato fiducioso al recinto, è rimasto tranquillo per un po’, poi ha bloccato la coda, s’è irrigidito e ha lanciato qualche abbaio intimidatorio. Abbiamo proseguito, Brik s’è girato a guardarmi e nei suoi occhi color ambra ho letto: “Ok, io ci sto lavorando. Ci sto provando a convincermi che non tutti i cani sono PsicoPit, ma… ma quanto accidenti era grosso quello lì?!?”
Poche parole, pochi colpi di coda: un piccolo tributo a Brik, il border intelligente e terribile che, quando meno me te lo aspetti, riesce sempre a stupirti.
Ieri per la prima volta è venuta a trovarci l’insegnate di pianoforte, nonché cara amica, di mio figlio. Per anni io e Bryce lo abbiamo accompagnato a lezione e lei è sicuramente una persona che ha incontrato, sebbene per pochi secondi, parecchie volte in quelle occasioni. Appena la nostra amica ha varcato il cancello di casa, Bryce le è andato incontro, non l’ha neanche avvicinata, s’è girato scodinzolando e abbaiando ed è andato su per le scale in cerca del suo fratello umano. Nessuno dei presenti ha avuto alcun dubbio che Bryce avesse riconosciuto l’insegnate di mio figlio e fosse corso ad avvisarlo che lei era venuta a trovarlo.
Liberi di credermi oppure no.
P.S.
…possiamo anche solo evidenziare come il border abbia associato, senza esitare, due persone e io lo trovo egualmente sorprendente!
Da non credere! Mi hanno lasciato quindici minuti chiuso in macchina mentre sono andati a vedere delle gare di agility. In un campo pieno di decine e decine di border hanno lasciato me rinchiuso: il migliore, il più figo, colui che se scendeva sgombrava il campo da quelle code mosce per mangiarsi alla velocità della luce salti e corse nei tubi, non badando a numeri, classifiche e giudici di gara; colui che avrebbe abbaiato a tutti che erano delle lumache inguardabili, asservite al potere dell’umano. Poi, tornato a casa, che cosa ho visto? Una foto del mio conduttore abbracciato a un’altra.
Un’offesa da lavare a leccate prolungate e umidicce sulle mani della Umi.
P.S. Sì lo so, sono egocentrico e pieno di autostima, ma nessuno è perfetto (tranne me, naturalmente).
Io, con giacca e sciarpa, e Bryce, con pettorina e guinzaglio, ci apprestiamo a uscire dal cancello del nostro giardino. Ho dimenticato di aprirlo da casa: mollo il guinzaglio, pesco la chiave nella tasca e sblocco la serratura che fa un sonoro click.
Bryce conosce bene quel click. Bryce ha fretta di uscire, freme, il suo naso annusa la serratura.
Mi piego in avanti per recuperare il guinzaglio caduto a terra, prima di aprire l’inferriata, ma contemporaneamente il genio di cane infila la zampa tra le sbarre e, con una decisa tirata a sé, spalanca il cancello. Questo cozza sulla mia testa, rimbalza e si chiude di nuovo. Male cane!
Un border mi fissa sconcertato: ma sei scema a stare lì, chinata, a testa bassa, quando dobbiamo uscire?
Io e Bryce passiamo sul vialetto che costeggia l’area cani. Io cammino, lui trotterella tranquillo. Dall’interno un grosso meticcio marrone viene accanto alla recinzione abbaiando furibondo e ringhiando.
Bryce s’immobilizza: orecchie dritte (una quasi), sguardo fermo, peso del corpo sulle zampe anteriori mentre le posteriori si tendono, coda alta. Lo fissa, non si muove un pelo. L’altro sfodera i denti, inalbera la coda e sbava inveendo.
Il brik scivola via dalla sua posizione, alza una zampa, fa la pipì quasi sul naso del meticcio urlante e poi con andatura dinoccolata prosegue.
Come rispondere a una provocazione con una pisciata.
Ecco il terribile critico letterario che si accinge a scrivere una velenosa recensione…
Oh my God! Ho dimenticato la password…
Un piccolissimo micio miagola disperato in cima a un albero, c’è appena stato un forte temporale, è zuppo e disperato. Nel parco molti passano e tirano dritto, ma circolano anche parecchi umani con i loro cani e tanti si fermano. Si crea un capannello di persone pronte a soccorrere il piccolo e un crocchio di cani che abbaiano, si annusano e scodinzolano festosi. Occhi umani e canini puntano in su in cerca tra le fronde dell’albero del micino urlante. Una ragazza chiama i vigili del fuoco, impegnati in mille chiamate a causa del maltempo. Arriva un giardiniere fornito di scala ed io e Bryce ci allontaniamo cercando di disperdere la folla. Se fossi un gatto neanch’io scenderei da quell’albero ai piedi del quale si è raccolto un branco di cani! Alla fine vedo da lontano la ragazza che stringe al petto il piccolo e se lo porta a casa: quando un branco di cani salva la vita a un gatto!
Il fratello umano del giovane brik ha detto: “Bryce quando non capisce una cosa inclina la testa da un lato o dall’altro, cambia prospettiva per provare a comprendere… ”
La Umi ha risposto: “…sarebbe bello se ci provassero anche le persone.”
“Corpo di mille belene! Sta salendo su!” miagolò Dalì il mozzo che era di vedetta.
Brik il pirata si arrampicò sull’albero di trinchetto (la scala a chiocciola) per arrivare sulla coffa (la mansarda) dove mister Jones (il gatto) sonnecchiava.
“Ehi!” disse quest’ultimo aprendo appena un occhio “Rischiate di rompervi l’osso del collo, amico. Non son cose da cani!”
Ieri il brik ha dissotterrato un osso, che aveva sepolto anni fa per mangiarsi in pace un paio di ciabatte, gli sono andata vicino per vedere cosa facesse e lui mi ha ringhiato.
Ieri mio figlio mi ha aiutato a fare la spesa al supermercato e in pagamento ha voluto una confezione da 500gr di profiteroles solo per lui. Dopo pranzo mentre lo gustava gli ero seduta vicina e mi ha ringhiato.