Pubblicato in: Ragionando di un cane di nome Brik...

Siamo tutti social? Oh yes!

Rileggendo la vita sociale animale …

Il felino rosso quando è rientrato in circolazione, dopo la malattia che lo ha tenuto lontano dai giardini per quasi un mese, era consapevole d’essersi giocato i territori. I gatti del quartiere vivono da sempre una grande partita a Risiko. C’è la partita a scacchi con personaggi viventi, chi come Alice si ritrova davanti la regina di cuori delle carte da gioco e chi si muove su un immaginario grande tabellone dove al posto della kamchatka c’è il giardino del civico 12, al posto dell’Alberta c’è il cortile del signor Alberto e gli scivoli dei garage delimitano i continenti. Quindi il Rosso ha perso tutti i carrarmatini annaffiati due volte al giorno con puntualità e conquistati a sfide di 6 graffi dati e 3 zampate prese che, come ogni giocatore sa, fa 3 ciuffi di pelo strappati rimasti sul territorio, ormai diventato di Codamozza. Tutto da rifare per il Rosso.

bry fb

Bryce, invece, quando esce a camminare, ogni tanto si ferma e annusa a lungo un determinato posto. Perchè? Ha trovato un segnale olfattivo preciso, un messaggio e quindi un accreditato POST canino. Si può andare oltre oppure schizzarci su un bel LIKE: sta a Brik decidere! Anche Bryce, ovviamente, lascia i suoi popò di post, ma purtroppo vige un severo controllo della privacy e vengono rimossi. La cosa non è uguale per tutti gli utenti canini, alcuni mollano post oltraggiosi, ma per gli amministratori pare siano rispettosi delle regole del vivere civile! Ecco, in questo caso non c’è una grande differenza tra il social network canino e quello umano. I post rimossi lasciano comunque strascichi di polemiche interessanti per un tartufo in attività. Esistono post canini finti, perfettini, quelli tutti condividi e sorridi; ci sono quelli maleodoranti, che Bry nemmeno annusa e fa pure un saltello per evitarli; infine si trovano post con sassolini ed erbetta dentro, nature, spontanei. Esistono anche i post “solo amici” (maschile-plurale), sui quali Bryce sbava, sono quelli con gli occhiali da sole sulla testa e la bocca a cuore o meglio: a culo di gallina. Sì, perché la foto di profilo di un cane è senz’altro il suo deretano e tra i quattrozampe un’attenta annusata al profilo social indica con certezza età, sesso, umori più o meno manifesti e… dieta seguita. Insomma, un colpo di naso e si capisce tutto di chi si ha davanti. Che fortuna!

Mi auguro solo che il gatto Indiana Jones non lanci un Tweet, per il resto: be social!

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selfie

P.S. Questo articolo è riassunto di una conversazione surreale avvenuta durante una cena con i miei figli. A loro il merito di avermi fatto tanto ridere!

P.S. Disegni della nonna gattofila!

Pubblicato in: Canine English Version!

I slip on banana scent!

I slip, flee but my paws’nail don’t grip on the tiles. My ears are so flattened backwards that it seems I don’t have them anymore and my look is unfocused: I know I cannot  escape but I try. They seek to coax me with sweet words but they don’t want to free me. I get on my rear paws climbing with my front paws on the human catching me. She cries and i flee, the other traitor looses his balance and falls on the ground. I’m not really free, the door is closed. Someone takes me from the scruff and brings me back again…

I wake up: I’m in my bed and I have been already showered yesterday: this was only a nightmare. Andwhatthehell!!! If I had loves water I would be born seal, wouldn’t I?

puzza
Lately Umi washes anything is at hand: and that was me! But I lefter a treat in the bathroom: while I was running away I sprinkled everywhere banana flavored dog shampoo (…banana?? How could it be??) I left dog hairs and water puddles everywhere. She will think twice before bathing me again, that  scoundrel with an obsession for scented hair! But the REAL traitor is my human brother: I couldn’t believe he could do this to me!  Now he can forget his tricks: under, up, eight, turn…. he can scrape by alone and next time he can take a monkey: he matches well with bananas!

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After bath!

Pubblicato in: Fiutando Libri!

Fiutando Libri!

Vivere fiutando libri in libreria o in biblioteca è bellissimo e ricorda l’ottavo diritto del lettore di Daniel Pennac: il gustosissimo diritto di spizzicare!

Trasmettere le emozioni che mi ha dato un libro e leggere ad alta voce sono per me un piacere, un modo di condividere qualcosa di bello. Non ho mai obbligato i figli a leggere, ho condiviso con loro molti libri e, sì, d’estate vigeva una regola: si poteva giocare alla playstation quanto si voleva, a patto che la stessa quantità di tempo fosse dedicata alla lettura. Vi assicuro che ne veniva fuori un equilibrio perfetto! Il tranello c’era, ed era quello di mettere nelle mani dei ragazzi libri tra le cui pagine il tempo volava. Ecco un  gioco che mi ha sempre appassionato: dare il libro giusto alla persona giusta.

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Nella foto ci sono i miei libri, due copie di ognuno, e in ogni mia storia c’è un po’ di me e della mia vita. Quindi, forse, non sono una scrittrice professionista perché scrivo solo quello di cui sento il bisogno di parlare, le mie urgenze e le mie passioni, per condividerle, ovvio. Due copie per i miei figli: una sottolineata, usata, piena di segnalibri, quella che porto negli incontri nelle scuole e nelle librerie; l’altra intonsa, uscita dalla scatola per prima insieme alla ormai usurata gemella. I miei figli potranno, un giorno, ricordare tra le pagine di una copia o cominciare un nuovo viaggio con l’altra, decideranno loro. Non so quanti lettori ho, ma io comincio sempre a contare da due.

Sto leggendo un libro bellissimo: “Per una letteratura senza aggettivi”… e insomma: perché leggere? Perché leggere ci cambia. Si può “conoscere, apprendere, sapere” anche attraverso un buon documentario, ma solo leggendo le emozioni lasciano dentro di noi una minuscola traccia per sempre e, a volte, senza che ce ne rendiamo conto.

Buona lettura a tutti.

I miei libri non sono molti e non hanno data di scadenza, eccoli in sintesi:

Perduti fra le montagne (Raffaello 2008)

book

Willi ed Edoardo, un ragazzo con un nome da cane e un cane con un nome da ragazzo.

La casa sul fiume (Loescher 2010)

cover

Una colonia di gatti, un soldato austriaco moribondo, un mulino sulle le rive dell’Adige dove la Storia è stata scritta.

I malmessi (Loescher 2012)

I malmessi

Sei ragazzi diversi tra loro che si tengono per mano, un’oca e un maiale.

Invisibile (San Paolo Ragazzi 2012)

cover InvisibileUn storia ricca che parla di uomini e ragazzi, di montagna e di un cane.

Chiamarlo amore non si può 

con il racconto “Perché odi Davide” (Mammeonline 2013)

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 Vita vissuta.

Il mio domani arriva di corsa (EL 2012)

Cover Il mio domani arriva di corsa

 Frammenti della vita di una ragazza che ha saputo salvarsi da se stessa.

Come conchiglie sulla spiaggia (Paoline 2015)

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Storia profumata di poesie e disegni, crocevia d’incontro di mondi diversi.

Pubblicato in: Ragionando di un cane di nome Brik...

Un lavoro ben fatto.

Ho sempre pensato che amare voglia dire anche conoscere. Quando presi Bryce capii subito che tra noi c’era un’empatia speciale. Scattò la sete di conoscenza: scoprire i segreti della sua razza, capire il perché dei suoi comportamenti, penetrare il suo modo di essere e di pensare. Libri, video, articoli, amici cinofili furono fonte di conoscenza. Sentii ripetere spesso che se togli “il lavoro” ai border, togli loro qualcosa d’essenziale. “Lavoro” inteso come controllo delle pecore nelle fattorie, il cui surrogato può diventare, per esempio, l’agility.

Giovedì, alla OLYMPUS DIGITAL CAMERAfine dell’allenamento Bryce era stranamente appagato, come se avesse dato a se stesso e al suo compagno umano, quello che doveva in termini fisici e mentali. Non l’ho capito subito. A casa, ha cenato e gli umani hanno cenato; ha aspettato che stendessi i panni, chiudessi il computer, mi lavassi i denti e alla fine era con il muso appoggiato sul letto: “Guarda che mi casca la mandibola dal sonno ma sono in stand-by”. Già, di solito se ne va in cuccia e buona notte ai suonatori. Quando mi sono messa sotto le coperte, lui è salito accanto a me e, girandosi a pancia all’aria, si è strofinato alla mia mano in cerca di carezze con quel suo atteggiamento da cangatto. Non lo aveva mai fatto, non è uno sdolcinato. Mi ha guardato con la testa sottosopra e ha strizzato gli occhi. Direte che sono fantasie, che è il mio solito mescolare vita e storie, ma sono convinta che in lui ci fosse gratitudine e io ho capito quanto vere fossero quelle parole sentite ripetere tante volte. Era felice di sé, appagato: si sentiva il cane che doveva essere, grazie a quei giri di agility e a un lavoro ben fatto.

Forse solo chi conosce i border, esseri eccezionalmente complessi e sensibili, mi crederà e la comunicazione tra uomini e animali è una percezione labile, ma il dialogo tra esseri diversi rimane comunque una conquista straordinaria e gratificante.

Concludendo, pare che i border si leghino in particolare al conduttore di agility: Bryce ha scelto mio figlio come conduttore, ma a me è venuto a raccontare la sua felicità da border. Uomini e bestie hanno capacità infinita di dare amore.

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Pubblicato in: Come nascono le mie storie, Fiutando Libri!

Come conchiglie sulla spiaggia. Come nascono le storie

Come nascono le storie?

Quella poesia del Carducci mi ronzava in testa da sempre e quando capitava che con i miei bambini mi ritrovavo nella nebbia fitta del nord, cominciavo a declamarla. Loro frequentavano una scuola materna un po’ fuori del paese e per raggiungerla facevamo in macchina una stradina tra i campi avvolti spesso nella bruma del primo mattino. Niente mare, ma “la nebbia agli irti colli” nasceva in coro dalle nostre voci.

conchiglie bozza 2 - CopiaDa lì, il salto di quei versi in una storia era inevitabile e quando tantissimo tempo fa, in un paesetto toscano, mi ritrovai in un bar del porto a guardare il mare in burrasca e la pioggia e il grigio dell’aria, un’immagine s’aggiunse a quella poesia.

Come nascono le storie:

10574530_938416286169367_2866358887101394810_nAntonella era una ragazzina iperattiva: scarpe da ginnastica e capellino in testa e il mondo era ai suoi piedi! La vedevo scorrazzare in paese e sulla spiaggia, sempre in cerca di qualcosa e quando si arrampicò sul muro di quel vecchio capannone abbandonato, col rischio di cadere e farsi male, cercavo proprio d’immaginare cosa avrebbe potuto vedere. Attendevo quasi con ansia di capire cosa c’era all’interno e quando i suoi occhi si riempirono di dubbi davanti a quel posto stipato di bambini operosi e tristi, la storia era già tutta lì, pronta per essere scritta.

Tra le righe s’infilò a forza un gatto, grosso e battagliero, che voleva a tutti i costi una parte da coprotagonista e, si sa, i gatti ottengono sempre quello che cover (2)vogliono. Però, non accettai discussioni, avrebbe avuto accanto il maestro Oreste: canuto, grassoccio, curioso quanto basta per stare dietro a una come Toni.

Eppure la storia non era ancora completa, come quando sappiamo che stiamo dimenticando qualcosa ma non capiamo cosa. Per fortuna la soluzione era lì davanti a me. Ogni mattina quando aprivo facebook c’era una nuova poesia di Roberta ad attendermi. La mia Toni disse per caso che le poesie arrivano Come conchiglie sulla spiaggia e io capii CHI avrebbe lasciato cadere nel mare i versi delle sue poesie.

Come nascono le storie!

Come abbia fatto Erika a disegnare così bene quei personaggi che io mi vedo davanti in carne e ossa, quasi non me lo spiego, perché noi non ci siamo mai parlate, non ci conosciamo neanche. E forse quel gattaccio marinaio e furbissimo ha convinto Fulvia a far diventare la sua storia un libro vero, fatto di carta e inchiostro, s’è inventato sicuramente un qualche strano sortilegio per stregarla, ma è pur vero che quando nascono, le storie, poi vivono da sole.

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Come conchiglie sulla spiaggia di Giuliana Facchini, con le poesie di Roberta Lipparini e le illustrazioni di Erika De Pieri. Edizioni Paoline – collana: Il parco delle storie.

Un romanzo per bambini dai nove anni in poi, ma da leggere ad alta voce a chiunque.

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… non di solo Brik!

C’era una volta un gatto mezzo bianco e mezzo rosso, gli fu messo nome Dalì perché scivolava giù dalle poltrone e dalle sedie come i celeberrimi orologi del famoso pittore Salvador. Arrivò malaticcio e fu curato, rimediò malanni vari e tonò sano e infine si prese un morso che diventò un ascesso lasciandogli sulla spalla un buco grande come una moneta da due euro. Fu ricucito e fece convalescenza per venti giorni in una casa grande con un bel balcone fiorito, coccolato da una nonna, con ciotole piene di crocchette della miglior qualità e l’aggiunta di pasti freschi e sfiziosi, ma la tristezza velava i suoi occhi. Finalmente venne il giorno che poté nuovamente uscire in giardino, andare a trovare le famiglie di cui era amico, salire sugli alberi e cacciare per portare generosi doni ai suoi tanti umani.

Sono affezionata a quel gattoOLYMPUS DIGITAL CAMERA indipendente dalla salute cagionevole. E’ bello vederlo con il pelo bianco lucido e le macchie rosso ramato che catturano i raggi del sole. Sarebbe un gatto da tenere in casa, al sicuro, pulito e protetto. Eppure la  sua tristezza casalinga la dice lunga: meglio libero, sporco, graffiato e forse da curare di nuovo ma felice. Lui fa fusa gorgoglianti, miagolii graziosi e adora dormire in braccio ai suoi umani, ma è nato randagio e non vuole rinunciare alla terra, alle cortecce degli alberi per farsi le unghie, all’aria umida del primo mattino che gli fa gonfiare il pelo.

Chi ama i gatti sa che per loro ci vogliono intenzioni superiori, bisogna saper voler bene senza possedere, non sempre ne siamo capaci, possiamo a imparare.

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Do you already know our house cats? Let’s talk about them! (… happy Easter!)

noiWhat can you do when a cat choose your paw as a pillow? And what do you do when a cat decides that he likes you even If you are a dog? Well, with some feline it’s not even worth talking about it: you sit still like a sphinx and he stands gently up on his rear paws and he rubs his little head under your chin purring. It’s really embarrassing. I swear, but it’s also evident (I’m a cultured dog), that facing such a showy trust you cannot react aggressively. It’s a sort of peaciful protest played out by my feline roommate to destroy the cliché according to which cats and dogs are the bitterst enemies, an evident stand-up of purrs and rubbings to overturn some old and overcome legends. Perhaps a stupid dog could misunderstand but surely not a clever, sensible border with his commonsense. I sit still, sometimes I flatten my ears backwards for embarrassment, but usually I do nothing, its called self-control.

Sometimes my human brother makes me play this game: I must sit still in front of a yummy trick untill he lets me eat it. He does it to teach me to resist to the primal impulse to eat, just in case I would – but I shouldn’t – gobble a poisoned morsel: oh, be sure!!

noi1I already train my self-control with the house cat who unilaterally decided to be my best friend. I must defend my dignity, but I cannot savage him: this is self-control to me!

Moreover Umi would not be happy If I would bite that peaciful furball. When the house cat (not vegan-pacifist) catches a lizard or a little bird Umi makes a ruckus to free it from his claws. What’s if there is a lizard less in the garden? But no, she starts a fight with the feline to take away the prey, and he, stupid, even makes the effort to bring it home. In short Umi doesn’t care about the food chain and therefore it’s better to give up; it can be useful to lick someone else’s bowl (Umi doesn’t know but I can reach it).  I personally like commonplaces, but I’m a good dog and therefore I conform. As a matter of fact there are two cats at home: one loves me the other is stupid. As puppies we chased eachother, now he ignores me like it should be, or he utters a plaintive meow which means let me in peace. And Who touches you? If I should strive for something it will always and only be for the bowl, the ball and the setee’s use… according to the priority order!