Leggere romanzi è fare un patto con l’eternità, scriverne é non arrivare mai.
Amavo il Natale non lo amo più. Erano giorni di dolci speciali, di addobbi e di sorprese. Di persone, tante persone e di giochi. Di gatti e cani che dopo la mezzanotte parlavano di nascosto tra loro. Tutto questo non è più. Ma c’è ancora che i miei due figli dalla notte della vigilia al pranzo di Santo Stefano stanno qui, a casa, con me. Cucino per loro, decoro la casa, ci scambiamo pacchetti e riempiamo le ore di ricordi, film, risate, partite a scarabeo. Tutto si trasforma e il confine tra madre e figlia è labile; il mondo intorno è un macigno doloroso e bisogna starci e ci sta pure che questo non sia più il mio periodo preferito dell’anno. Se non fosse per ragioni personali, almeno per rispetto.
Dunque, poi, io leggo tanto, studio, scrivo, dormo, vedo le mie due amiche del cuore, cammino e penso parecchio. Positivi o negativi faccio bilanci, conti, sconti, disavanzi.
Quest’anno il positivo l’ho messo in mostra. A fuoco spento ma che lambisca il pericolo. Lo voglio guardare e lo mostro, perché lì lo sguardo punti. E un po’ stupisca perfino me.
A catalogo 18 + 1 in arrivo; romanzi scritti, amati, donati (+4 fc).
Tengo il conto? Metto in mostra come i bambini con le figurine? È un gioco? Sì, pieno di passione.
C’è la parte bella di me tra quelle pagine, se basta non lo so, ma sono grata alle editrici che mi hanno pubblicata e accompagnata perché tutto é stato fatto credendoci a piene mani, ai lettori e alle lettrici, ai colleghi e alle colleghe che mi sono amiche.
Comunque i conti non tornano mai quando si tratta di libri, (quindi chi mi legge compri i miei romanzi che aiuta), eppure vuoi mettere quanta strada?
Vissuto e umanità, parole e pensieri, carezze e disincanti?
Vuoi mettere?
Non so neanche se il mio è un mestiere, non so se è il più bello di tutti, ma so che c’è tanta vita dentro; c’è amore, ricerca, dolore, inquietudine, ambiguità, amicizie, lieti fine e finali aperti.
Romanzi stampati su carta rispettosa dell’ambiente con caratteri inclusivi, a volte disegnati altre poetati, regalano mondi da immaginare, storie da portare con sé o da lasciare andare, seminano possibilità o evasioni.
Si tratta pur sempre solo di romanzi eppure i romanzi, quando capita e se capita, anche solo a causa di una virgola sbagliata, ci cambiano e ci portano realmente altrove prima, durante o dopo aver letto l’ultima pagina.

Leggere romanzi è fare un patto con l’eternità, scriverne é non arrivare mai.
Buone feste!










