Considerazioni mie su Bunker diary di K. Brooks. (Attenzione spoiler!!!)
Avevo quasi paura di leggerlo per come ne avevo sentito parlare e invece l’ho trovato un libro equilibrato e ben scritto.
Racconta una situazione e una vicenda angosciose, ma non nuove, anzi direi un classico di certo genere di libri o film. Il finale è quello che fa discutere. Si parla spesso di eroi, o personaggi positivi, nella cosiddetta letteratura civile che vengono uccisi. (Pensiamo solo a Iqbal, un ragazzo che muore assassinato) La cosa non ci mette troppa ansia, l’accettiamo perché erano persone esistite veramente e purtroppo morte, ma non siamo noi. Non ci identifichiamo. In Bunker si va oltre, perché ci identifichiamo nel protagonista e soffriamo con lui. Una frase nel libro dice, più o meno, che chi non ha mai provato paura non ha mai vissuto davvero. Sono d’accordo, esistono tante paure. La letteratura non serve anche a questo? A farci sperimentare forti emozioni che non sono vita vera? Forse per formare giovani che potrebbero sentirsi eroi o eroine la paura serve. Quindi, secondo me, ben vengano libri che rompono gli schemi e scuotono, se ben scritti ed equilibrati, ovviamente.