Pubblicato in: Ragionando di un cane di nome Brik...

Chiacchiere di buon vicinato…argomento? Coprologia!

Sono scivolata, ahimè, sulla buccia di banana delle beghe tra vicini di casa e purtroppo alle otto del mattino mi sono beccata un’arrogante accusa: il mio brik faceva i bisogni nello scivolo dei garage e io ero una sporcacciona! La vicina di sinistra (di cani fornita) che mi conosce da sempre, sconsolata scuoteva il capo dietro al neo-arrivato-vicino-di casa che sparava l’invettiva  e se ne andava. Lei glielo aveva detto che non poteva essere Bryce a sporcare sullo scivolo! Con una sola tazzina di caffè nello stomaco non nego di averla presa male, ma dopo un buon tè e fette di pane tostato con burro e marmellata l’umore è migliorato. Superato lo shock da calunnia, rimaneva il problema cacche. Effettivamente se tutti i cani residenti erano innocenti chi era il colpevole che da circa un mese ogni tanto insudiciava lo scivolo?

La risposta è un classico: i gatti.

La vicina dirimpettaia è un’amica, gattofila e animalista nonché lettrice appassionata di gialli efferati con protagoniste patologhe varie. Perché non chiedere consiglio a lei per riabilitare il buon nome del brik con prove schiaccianti? Con mente logica, sedute al tavolo del suo giardino abbiamo concordato che gli unici a poter saltare le recinzioni e il cancello elettronico chiuso erano i gatti. Ma chi di loro? Diciamo che ce n’è una bella combriccola, ma da gattofile noi conosciamo i nostri polli (cioè gatti). Che sia Tommy? Oppure il mio Indi? Magari il rosso pelosone che abita nelle case in fondo? O la tricolore che sta al di là della via? Servivano ulteriori riscontri e la discussione si è spostata sulle dimensioni. Il reperto era notevole e quindi si doveva presupporre appartenesse a un gatto grande? Con schiacciante logica da “Bones” l’indagine è andata avanti: non necessariamente la “stazza dell’espulsore” interferisce con il diametro della deiezione, è più una questione d’intestino. Poi, anche l’alimentazione del felino poteva avere un peso: crocchette o umido? Ogni dettaglio tornava utile alle investigatrici della nuovissima serie “Shits”. Il suddetto Tommy lasciava giornalmente un “dettaglio” nel giardino della vicina dirimpettaia, ben scoperto, i reperti dello scivolo erano disponibili, mentre di Bryce non si poteva recuperare nulla di solido dato il mal di pancia in corso. (Quindi, in pratica, era senza alibi.) L’osservazione diventava fondamentale. IL neo-vicino (beato lui) era in ufficio e quindi non poteva essere ammesso al tavolo (quello del giardino) di discussione, ma fu invitata la vicina di sinistra. Risultato: i cani residenti furono assolti. Dal confronto emerse che il reperto più grande era stato espulso da un intestino di felino senza dubbio alcuno, ma PC alla mano, vermiciattoli disidratati e scurissimi, risultavano essere deiezioni di riccio. Quindi il panorama si apriva a nuove prospettive. Il sopraccitato Tommy dal confronto effettivo avrebbe potuto essere prosciolto, ma non conoscendo l’esatto menù del giorno non lo si poteva assolvere del tutto. La vicina di sinistra ha infine portato concretezza alla discussione e proposto di mettere in un angolo del garage una lettiera per gatti come gentile invito per il nottambulo senza gabinetto. E’ subito apparsa una soluzione sensata sebbene difficilmente sarebbe stata adottata dai ricci. Nessuna si è offerta di informare il neo-vicino sulla soluzione trovata al problema, ma la soddisfazione generale era palpabile.

Metti insieme una scrittrice squinternata, un’amante della natura e una donna concreta e avrai una storia divertente, una soluzione pacifica e un esempio di solidarietà femminile.

P.S. Detto tra noi e seriamente (!) spero che i gatti che si contendono il territorio denominato “scivolo” si accontentino di giocarsela a carte scoperte sul tavolo-lettiera!

scivolo

Per rispetto del lettore non allego le foto dei reperti ma una foto di Bryce fatta una delle poche volte mentre giocava sullo scivolo dei garage. Trovata una palla da calcio mezza sgonfia l’aveva  uccisa, sbranata e scuoiata. Non fece altro: lo giura!

Pubblicato in: Pensieri canini

Sono un cane fortunato

OSSSono nato in una bella casa in un bosco e stavo in un box con otto fratelli di latte rossi, bianchi e maculati di tanti colori. La mia umana di riferimento, che per semplicità da adesso in poi chiamerò “Umi”, venne a prendermi un giorno d’autunno inoltrato (la sua stagione preferita) quando per terra nel bosco c’era un pavimento di foglie rosse e gialle. Aveva piovuto, le foglie erano lucide come fossero state trattate con la cera e i pochi raggi di sole le accendevano di riflessi caldi, luminosi e odorosi. Filari di vite e alberi sempreverdi riempivano le colline e il paesaggio, mentre in braccio alla Umi guardavo fuori dal finestrino della nostra auto. Non avevo paura, ma lasciare i miei fratelli e l’umana che mi aveva aiutato a nascere, un po’ m’intimoriva. Ero pieno di fiducia negli umani come tutti noi cani quando nasciamo tra loro, tra voi.

Arrivato nella mia nuova casa incontrai due gatti grossi più di me, ci annusammo con cautela e loro miagolarono qualcosa del tipo: ne è arrivato un altro! Poi conobbi i miei due matti fratelli bipedi e giocai a morsi e a tirare la corda e loro mi piacquero tantissimo subito!

Gli umani sono fissati con l’igiene della tana e mettono una specie di tappeto assorbente dove devi sporcare. Ogni volta che la fai lì, ti danno un croccantino per premio. Dosando bene le pipì e le cacche si fanno delle gran panciate.

L’umana che mi ha fatto nascere si era raccomandata di non farmi salire e scendere le scale per una questione di ossa e la Umi costruì, allora, un cancello di legno: un bellissimo lavoro artigianale! Quando lei e i fratelli lo posizionarono davanti alla scala della nostra casa (che io non dovevo assolutamente salire) lo ammirammo tutti molto soddisfatti. Poi quando con abilità passai tra le sbarre per ben guardarlo dall’alto dei gradini, tutti si sedettero per terra avviliti e ancora oggi me ne domando il perché. Parlavano di misure sbagliate, ma non lo erano affatto: il legno era morbido al punto giusto per farsi i denti! Quindi la Umi inventò l’ascensore umano, cioè per scendere e salire prendevo il primo umano che passava e beccavo pure un croccantino. Quando si dice la comodità, eh.

La Umi sulle prime non mi lasciva montare sui divani (poi crescendo e con i giusti appoggi ho risolto questa incresciosa questione), allora, siccome pensava che volessi montarci solo per starle vicina (dolcissima lei) veniva a sedersi con me sul mio cuscinone-cuccia. La cosa non mi era sgradita, era bello appiccicarsi addosso a lei mentre lavorava. Si appoggiava il PC portatile sulle ginocchia e scriveva e rideva e diceva “il mio prossimo romanzo sarà scritto da cani”. Non la considerai un’offesa e così ce ne restavamo ore lì, tutti e due in cuccia, io a dormire o masticare l’osso e lei a “scrivere ad alta voce”. Cosa vuol dire? …Alla prossima!

Bry