Per me viaggiare è un bisogno, una necessità vitale… e credo che al giovane Brik piaccia accompagnarmi! Viaggiare con i libri, i film, a piedi o nel tempo.
Sulla costa francese, tra Tolone e Marsiglia, c’è un paese dove si trasferì Antoine Lumière, il padre di Auguste e Louis, e c’è un cinema: il cinema Eden, il primo della storia. La prima proiezione a pagamento per 33 spettatori, come scrivono i manuali, avvenne a Parigi nel Salone Indiano (oggi al suo posto c’è un hotel e un parcheggio) annesso al Grand Caffè su Boulevard Des Capucines, nel dicembre del 1895, ma qualche mese prima i fratelli Lumière proiettarono gratuitamente per amici e parenti “L’arrivo del treno alla stazione di La Ciotat” nel cinema Eden. Distrutta, restaurata fedelmente con coraggio e passione e riaperta nel 2013, quella sala cinematografica parla di sé. Le foto antiche e i fotogrammi di una proiezione in bianco e nero riportano indietro nel tempo. La cordialità spontanea della giovane donna che ci accompagna all’interno del cinema Eden annulla le barriere mentre comunichiamo un po’ in francese, un po’ in inglese, un po’ con quei sorrisi che affiatano e narrano passioni
comuni. I luoghi, poi, parlano da soli, basta saper ascoltare. Anche quella sala rossa racconta: le foto che la ritraggono diroccata rattristano e i proiettori d’epoca cancellano più d’un secolo di tecnologia. Della settima arte percepiamo il fascino degli inizi, la scommessa del brevetto Lumière e le multisala dolby surround ci paiono fantascienza. “L’arrivo del treno alla stazione di La Ciotat”, girato nella stazione a qualche centinaia di metri dal cinema e non troppo cambiata, scorre nella testa: sorridiamo davanti allo sgomento degli spettatori di allora; immaginiamo i loro volti stupefatti nel vedersi venire incontro la locomotiva nera (da notare l’inquadratura angolata che dà profondità alla scena).
E’ così, mentre alcuni distruggono, altri ricostruiscono con passione piccoli fotogrammi del passato e tutti noi non possiamo che essere loro grati.



hé cara amica, di mio figlio. Per anni io e Bryce lo abbiamo accompagnato a lezione e lei è sicuramente una persona che ha incontrato, sebbene per pochi secondi, parecchie volte in quelle occasioni. Appena la nostra amica ha varcato il cancello di casa, Bryce le è andato incontro, non l’ha neanche avvicinata, s’è girato scodinzolando e abbaiando ed è andato su per le scale in cerca del suo fratello umano. Nessuno dei presenti ha avuto alcun dubbio che Bryce avesse riconosciuto l’insegnate di mio figlio e fosse corso ad avvisarlo che lei era venuta a trovarlo.
