Pubblicato in: Avvertenze ed effetti collaterali

Come con i denti del giudizio che non servono più?

Fino a ora, nel 2024, ho fatto incontri letterari con studenti e studentesse intensi, belli, centrati. L’ultimo con cinque classi di terza media in due gruppi, il mio intervento era pagato e programmato da tempo.
In 6 tra tutti avevano letto il mio libro.
Non posso dire che non sia stato bello: ragazzi e ragazze attenti, la parte femminile accanita lettrice di romance. Abbiamo parlato di tutto, raccontato la storia del mio romanzo con chi aveva letto a beneficio di chi non lo aveva fatto, ho spiegato la mia passione per la lettura, promosso, risposto ad alcune curiosità. Una ragazza voleva intraprendere la carriera di scrittrice e passo per passo abbiamo provato a capire come fare, in mancanza di un percorso nelle università pubbliche. Insomma tre ore in due turni dense e vissute davvero bene tutti insieme usando le storie come collante.
Le professoresse sono state in fondo e ci hanno ascoltati dialogare.
E allora io mi domando: perché non hanno fatto leggere il mio romanzo? Erano ottime classi, disciplinate e con buona proprietà di relazione e linguaggio. Se le docenti non volevano far comperare un libro, potevano caldeggiare la biblioteca visto che da lì è partito il progetto. Potevano leggersi 150 pagine e raccontarle, dedicare al libro solo trenta minuti da sottrarre al programma. Perché perdere questa opportunità? Perché ignorarla in modo quasi offensivo per chi come me ha comunque lavorato con le classi? È stato bello perché io ci ho creduto, ma poteva essere ancora meglio.
Non mi hanno detto una parola e io non ho chiesto. Non impongo nulla, figuriamoci, io faccio un mestiere creativo, mi propongo non inseguo, provo a condividere.
Non hanno colto l’opportunità semplicemente perché a loro non interessava. Punto.
E perché questo episodio, vissuto peraltro benissimo con i ragazzi e le ragazze, interessa me?
Perché si innesta in un discorso più ampio, quello sul futuro della lettura e dei libri e quindi anche un po’ il mio. Leggere non è una pratica istituzionalizzata perché non importa che sia tale. Temo.
Tutti si riempiono la bocca del valore della lettura, ma questo è per lo più sconosciuto.
Quelle come me faticano a rendersene conto perché frequentano realtà virtuose come alcune scuole e i festival. Quelle come me finiscono per vivere tra persone che pensano e vivono con i libri, ma non sono la maggioranza, anzi sono una minoranza nel Paese. Siamo troppo pochi e non tiro in ballo i territori difficili. Io ero a quindici chilometri da casa.
E dunque i dati della lettura diventano realistici. Si pubblica troppo e non si legge perché nella maggior parte dei casi non interessa neanche nelle sedi legate ai saperi, come le scuole. Non abbiamo una laurea magistrale in scrittura creativa perché scrivere e leggere, con parole grossolane, possono essere definiti un hobby. Ho anche dei dubbi sui numeri dei libri venduti, soprattutto nelle scuole e nell’editoria per ragazzi e ragazze, dove ormai tutti gli scrittori e le scrittrici si affacciano. Entri in una scuola e partono centinaia di copie, quindi si vende.
Ma vendere significa davvero: un libro uguale un lettore?
Perché l’editoria si salva solo con i lettori e non con quelli presunti tali. E io temo che non tutti i libri venduti siano finiti in mano a giovani lettrici e lettori, anche se hanno letto.
L’educazione alla lettura è questione seria e portante. Ma se nessuno rinnegherà mai l’importanza del ruolo di un insegnante, non è affatto così per uno scrittore o una scrittrice.
Faticano tutti a vivere di libri: librai, scrittori e scrittrici, case editrici, i margini economici sono faticosamente bassi.
Che la scrittura e la lettura siano in via d’estinzione?
Come capita con i denti del giudizio che li tolgono perché non servono più?
Sono solo domande, sia chiaro, io continuo a fare quello che faccio, a scrive e a leggere, a incontrare felicemente romanzi bellissimi. Vivo l’oggi, faccio quel poco che è in mio potere per il domani in cui credo, ma nonostante tutto il bello che vedo nel mio piccolo mondo ho un sacco di dubbi sul futuro dei romanzi.
Tutto evolve, magari sono io a non saper vedere. Poca cosa, quindi.

Autore:

Autrice di narrativa per ragazzi. http://www.icwa.it/profili/facchini-giuliana http: //www.facebook.com/pages/Giuliana-Facchini/10647355940250 http://giulianafacchini.wix.com/giuli

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