Seguendo il filo di un pensiero o di una perdita mentale di tempo, chissà: letto “Graffiti moon” di Cath Crowley giorni fa con piacere (…ascolterò l’autrice a MdL per “Io e te come un romanzo”). Uno dei protagonisti scrive poesie (così anche nel mio Se la tua colpa è di essere bella), l’altro lascia la scuola perché è in difficoltà ma si esprime con l’arte dei graffiti. (“Muoio dalla voglia di conoscerti” di A.Chambers – il protagonista ha le stesse difficoltà nello scrivere e si dedicherà all’arte). In generale si parla anche di aspettative genitoriali e di ragazzi che vogliono vivere della loro arte (così nel mio Un’estate da cani il protagonista scappa di casa per vivere della sua musica per strada). Sono tutti maschi, tutti ragazzi questi artisti e poeti. Sono i ragazzi a sognare questo di cui scriviamo? Oppure siamo noi scrittori a volerli invitare a non vivere di solo pane, ma anche d’arte? Eppure si arranca se si vuole fare del proprio lavoro creativo un vero lavoro (insomma pagarci le bollette). Senza buone poesie e storie e illustrazioni e buoni film e musica sparata nelle orecchie come potremmo vivere? Nessuno potrebbe farlo (chi lo fa non vive bene sicuro), eppure pochi sono disposti a pagarla la creatività per farsi di musica, storie, film, immagini dipinte, stampate e o graffitate. Roba buona che ci aiuta a rileggere noi stessi e il mondo. Perché questo libro, che non è un capolavoro, mi è piaciuto più di altri? Perché sono esterofila? (Come dice una mia amica). Perché è comunque una buona storia filtrata tra tante e ben tradotta? (Come dice il figlio). Perché è solo un romanzo YA che ci permette di sognare che si può di vivere d’Arte?
Non sono un’intellettuale, non mi rispondo, non mollo solo per vizio. Finirà come finirà.
