Pubblicato in: Ragionando di un cane di nome Brik...

Un border da divano con il cuore di un lupo

 

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Ferma al capitolo sedici del nuovo romanzo, in montagna, da sola con Brik, decido di fare un giro nel bosco, così per chiarirmi le idee. Camminando si pensa. Non c’è nessuno, proseguiamo tra gli alberi e le rocce ricoperte di muschio. Prendiamo un sentiero impervio, in discesa, e libero Brik che mi precede, aspetta, mi precede, aspetta, mi precede e sparisce.

Lo chiamo, vedo la punta bianca che spazzola l’aria tra erba alta, rami e rocce in un anfratto scosceso. Si muove lì attorno, ma non ritorna; lo chiamo con voce dura, di solito non mi ignora e quindi mi preoccupo. Impossibile raggiungerlo per me. Il terzo richiamo suona stridulo. Poi lo vedo spuntare più avanti sul sentiero e porta in bocca una costola di dinosauro, d’accordo di capriolo. C’è ancora del grasso biancastro che penzola. Brik si avvicina orgoglioso e io lo metto al guinzaglio e gli tolgo la costola dalla bocca. Lui lascia fare (posso toccare il suo cibo nella ciotola mentre mangia, non ringhia mai né si arrabbia), però mi guarda sconcertato.

E la mia mente è già lontana: vaga tra racconti di bocconi piazzati nel bosco per avvelenare i predatori e quidi poter cacciare liberamente gli ungulati e sul come allertare il più vicino veterinario; avrà una macchina medico-veterinaria? Chi mi verrà a prendere quando il cane comincerà a schiumare dalla bocca e si accascerà a terra?

Nel frattempo Brik trotterella sereno e si ferma ad annusare degli escrementi. Di solito annusa quella degli altri cani con indifferenza, al massimo ci piscia sopra e prosegue, qui se fosse Sherlock l’esaminerebbe con la lente di ingrandimento. Lo guardo e lo tiro via appena in tempo prima che ci si rotoli sopra e immagino, a quel punto, che sia cacca di lupo.

Che dopo un lauto pasto a base di ungulato, un lupo si sia fermato poco più avanti per liberarsi l’intestino? Nessun boccone avvelenato solo un banchetto lupesco di cui il bricchetto ha spolverato i resti?

Intanto affrontiamo la salita; il tempo passa, il cane non schiuma, ma mi guarda di traverso mentre lappa da un torrente l’acqua che scorre. È un po’ offeso per il mio furto del suo furto di costola. Glielo leggo negli occhi quello che mi direbbe se potesse parlare: certo che hanno proprio ragione i miei fratelli umani, come sei ansiosa, due soldi di fiducia in me, no?

L’immaginazione è tutto per una scrittrice e l’ansia in fondo è un derivato dell’amore. Sono sempre ferma al capitolo sedici, in compenso c’è un nuovo articolo sul blog. Desolata per non aver fotografato la costola, meritava. 

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Autore:

Autrice di narrativa per ragazzi. http://www.icwa.it/profili/facchini-giuliana http: //www.facebook.com/pages/Giuliana-Facchini/10647355940250 http://giulianafacchini.wix.com/giuli

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