
Scrivere di Bryce, detto Brik, mi viene naturale, come naturale è stato tanti anni fa mettere su carta le storie che raccontavo ai miei figli. Una volta un amico mi disse di non umanizzare il mio cane e anche in questo caso mi venne naturale spiegare che mi piaceva solo rileggere in chiave narrativa il suo comportamento tra il divertito e il serio. Scrivere del Brik è un gioco, un piccolo tributo per la sua allegria contagiosa e la scusa, cara a ogni scrittore, per potersi guardare attorno e raccontare. Concludendo e spiegando, io mi definisco la sua “umana di riferimento” perché detesto la parola “padrona”. Sì, lo so che da che mondo è mondo esistono cani e padroni, ma concedetemi questa licenza. Nessuno dovrebbe possedere alcuno: un uomo non possiede una donna o un altro uomo, né una donna un uomo o un’altra donna; un padre non possiede un figlio, né lo possiede una madre. Ebbene io non voglio possedere un cane, voglio credere che lui abbia scelto di stare al mio fianco e di non abbandonarmi mai, come io non abbandonerò lui.
Giuli
in English: Let’s explain!
Un pensiero riguardo “Spieghiamoci…”