E’ buio, hanno appena finito di cenare. Chiacchierano tranquilli e si siedono sul divano davanti al televisore. Stanno decidendo che film vedere. Scivolo via dal mio nascondiglio dietro la poltrona. E’ il mio angolo privato, un posto dove m’intano quando non voglio essere disturbato. Nessuno si accorge di me, mi muovo cauto, le zampe appoggiano silenziose sul pavimento. Sono nero e invisibile come la notte. Raggiungo la preda. Sono sotto di lei. Nell’altra stanza non sospettano nulla, sono ignari e io sento il suo odore. E’ lì sdraiata, non può fiutarmi. Il lupo è pronto a scattare. La salivazione aumenta, lo stomaco brontola. Indietreggio e calcolo mentalmente il percorso: il cuscino sulla sedia soffocherà il rumore del balzo.
E’ questione di pochi secondi e sono su: è mia. E’ mia.
-Ho sete, vado in cucina a bere. Questa frase galleggia nell’aria come un avvertimento, poi l’interruttore scatta: un cerchio di luce m’investe.
Segue urlo ciclopico.
Quando si dice la sfiga: ma proprio ora la Umi doveva avere sete? Avevano lasciato sul tavolo una fetta di pizza coi peperoni, la mia preferita e l’ho fatta fuori.
All’urlo si aggiunge uno sguardo severo al quale rispondo con aria innocente che tenta una spiegazione: – Ero certo che fosse stata lasciata lì per me!
-Scendi subito dal tavolo di cucina – ordina la Umi con voce dura.
-Ops! Non mi ero accorto di esserci sopra.
-Sparisci: ladro! – prosegue la pizzaiola indiavolata.
Assumo un’espressione contrita: orecchie abbassate e coda tra le zampe. Mi defilo in velocità e sparisco nel mio angolino.
Quante storie per una fetta di pizza. Toh! Ho un po’ di salsa di pomodoro sulla zampa: una delizia da leccare. Era la mia preferita, coi peperoni. Slurp.
