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Come ti ammazzo la Umi…

La Umi mi preoccupa: ha la testa fra le nuvole. Qualche giorno fa si è buttata giù dal marciapiede. Mi sono fermato ad aspettarla perchè era finita lunga distesa per terra e ha dovuto rialzarsi. Ieri si è spiaccicata sulle strisce pedonali. Stavamo attraversando la strada e mentre una macchina si fermava per lasciarci passare, quella che veniva in senso opposto ha proseguito dritta.

WP_20151031_09_17_57_ProIo e la Umi abbiamo indietreggiato e mi sono innervosito non poco: imbecille di un automobilista non vedi che porto un’umana anziana al guinzaglio? Ti sembra corretto non fermati? Gli ho abbaiato. Avrei voluto correre dietro a quel pecorone di ferraglia bianca, avrei voluto strappargli gli pneumatici, masticarli bene bene e una volta ridotti a un chewing gum, appiccicarglieli tra il pelo. (… fa così schifo che devono tosarti per ripulirti, lo so per certo.)

La macchina successiva si è fermata e io ho proseguito fino al marciapiede e mi sono voltato: la Umi ha messo la zampa sinistra davanti a quella destra, poi ha spostato quella dietro avanti e si è annodata e sbilanciata e in un nanosecondo è finita lunga distesa neanche volesse nuotare a stile libero sulle strisce pedonali. I tizi al volante se la ridevano, ma io sono un cane e non rido. Meno male che la Umi, dato che non è provvista di pelliccia, è sempre imbottita con giacconi, sciarpe e scarponi e non si è fatta troppo male.

La Umi mi stava sgridando perché,  secondo lei, tiro al guinzaglio (gli umani se la prendono sempre con qualcuno per i propri errori e spessissimo noi cani ci andiamo di mezzo), quando si è fermata accanto a noi una pecora di ferraglia bianca con una ragazza carinissima dentro che le ha chiesto se si fosse fatta male. La Umi ha sorriso in modo rassicurante. Io ho abbaiato se potevamo adottarla quella ragazza dalla voce gentile.

Per tirare fuori la Umi dall’umore più nero basta una “gentilezza”. Pare che la “gentilezza” sia un dono molto prezioso e ricercato tra gli uomini, una cosa che in canino si traduce in dolci leccatine in punta di lingua e in gattese in un gorgoglio sommesso di prrr prrr chiamato fusa. Comunque la ragazza sarebbe piaciuta una sacco anche ai miei fratelli umani e soprattutto aveva fatto dimenticare alla Umi che mi stava incolpando per il suo tuffo imbarazzante. L’avrei adottata subito.

Abbiamo proseguito la nostra passeggiata e ho camminato al guinzaglio in modalità Beagle raffreddato (cioè: muto, sordo e cieco). Ero risentito, lo ammetto. Tirare IO quando andiamo al guinzaglio? Ma se la devo trascinare la Umi per quanto cammina lentamente!

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I libri camminano da soli

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I bei libri hanno gambe proprie e non hanno data di scadenza.

Ho incontrato un libraio e abbiamo cominciato a parlare di un mio libro e di come lui lo avesse portato nelle scuole e avesse parlato ai ragazzi attraverso le pagine. Io ascolto affascinata e commossa ogni volta che qualcuno entra in un mio romanzo e me ne parla. Ho la certezza solo in quei momenti di aver lanciato un’emozione come fosse un sasso in uno stagno, di aver prodotto qualcosa di vitale che ha generato cerchi concentrici attorno a una storia.

Di questi tempi, spesso i libri sono accompagnati dall’autore e portati per mano. Alle volte non si capisce bene se sia per la vanità di esibirsi dello scrittore, per una forma d’intrattenimento sociale o per una vera necessità di marketing.

Quando si tratta di promozione alla lettura tra i ragazzi, gli autori possono avere un gran peso poiché è opinione comune che i giovani non leggano. Quando mi chiamano nelle scuole, VOLO a parlare di libri e della passione per la lettura, ma la soddisfazione più grande arriva quando capisco che una mia storia si è fatta largo da sola tra le emozioni del lettore. Perché un libro, se è un buon libro, vive da solo e a lungo.

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P.S. … vabbè può anche capitare che il Mostro Fuori Catalogo ci metta lo zampino e potremmo discute su quando dura “a lungo”, ma queste sono altre storie!

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Tra le righe…

Ho finito di leggere “Sarò io la tua Fortuna” di Marco Tomatis e Loredana Frescura e l’ho trovato bello.

Ho formulato subito tre pensieri:

– Non mi era mai capitato di leggere un libro “per ragazzi” con argomenti considerati tabù nel genere (evviva, finalmente, evviva)

– Non ci sono sconti, neppure, nelle descrizioni relative alla guerra, non si teme di sconvolgere i ragazzi (evviva evviva, tanto i ragazzi non si sconvolgono comunque ed edulcorare la guerra sarebbe davvero troppo)

– Ho apprezzato il fatto che gli autori non si sono, solo, documentati per scrivere un romanzo ambientato in un certo periodo storico, ma hanno scritto un romanzo ambientandolo in un periodo storico che conoscono profondamente.

Quindi rifletto:

1)Questo libro è in linea con quelli dei grandi nomi dello YA come Chambers, Green, Stratton, Bougers, Murail (ambientazione storica a parte, forse) lo tradurranno? Si traduce troppo poco. Non solo questo, ma ALTRI apprezzabilissimi romanzi rimangono confinati e incredibilmente dimenticati in patria.

– Chissà, magari, se li traducessero in inglese poi, col tempo, li riscopriremmo anche in Italia? 😀

2) Un bel romanzo è un bel romanzo. Categorie Young Adult o Ragazzi sono solo stupidaggini; eppure esistono, isolando certa Letteratura in un immeritato e assurdo limbo. Perchè? Mistero casereccio.

Ho finito di blaterare la mia opinione, o di abbaiarla, come direbbe il mio fidato socio Brik!

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Naturalmente ricchi… delle proteine della Lettura!

Mistral, un libro di Angela Nanetti che ho nel cuore. Un libro profumato di erbe e di mare dove il protagonista è un bambino che porta il nome di un vento. Della stessa autrice ho apprezzato moltissimo anche: Mio nonno era un ciliegio.mistral

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Fiutando libri!

“Sophie sui tetti di Parigi” di Katherine Rundell è un libro coinvolgente. Sarà perché Sophie e Charles sono personaggi bellissimi, sarà perché anche gli altri personaggi sono deliziosi. Sarà perché, per me, non è possibile non amare Parigi.

Un po’ di Dickens, una specie di corte dei miracoli sopraelevata, avventura… è un libro che, una volta iniziato, non riesci a smettere di leggere e rimani intrappolato, con il cuore in gola, sui tetti di Parigi.sophie

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Fiutando Libri!

Vivere fiutando libri in libreria o in biblioteca è bellissimo e ricorda l’ottavo diritto del lettore di Daniel Pennac: il gustosissimo diritto di spizzicare!

Trasmettere le emozioni che mi ha dato un libro e leggere ad alta voce sono per me un piacere, un modo di condividere qualcosa di bello. Non ho mai obbligato i figli a leggere, ho condiviso con loro molti libri e, sì, d’estate vigeva una regola: si poteva giocare alla playstation quanto si voleva, a patto che la stessa quantità di tempo fosse dedicata alla lettura. Vi assicuro che ne veniva fuori un equilibrio perfetto! Il tranello c’era, ed era quello di mettere nelle mani dei ragazzi libri tra le cui pagine il tempo volava. Ecco un  gioco che mi ha sempre appassionato: dare il libro giusto alla persona giusta.

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Nella foto ci sono i miei libri, due copie di ognuno, e in ogni mia storia c’è un po’ di me e della mia vita. Quindi, forse, non sono una scrittrice professionista perché scrivo solo quello di cui sento il bisogno di parlare, le mie urgenze e le mie passioni, per condividerle, ovvio. Due copie per i miei figli: una sottolineata, usata, piena di segnalibri, quella che porto negli incontri nelle scuole e nelle librerie; l’altra intonsa, uscita dalla scatola per prima insieme alla ormai usurata gemella. I miei figli potranno, un giorno, ricordare tra le pagine di una copia o cominciare un nuovo viaggio con l’altra, decideranno loro. Non so quanti lettori ho, ma io comincio sempre a contare da due.

Sto leggendo un libro bellissimo: “Per una letteratura senza aggettivi”… e insomma: perché leggere? Perché leggere ci cambia. Si può “conoscere, apprendere, sapere” anche attraverso un buon documentario, ma solo leggendo le emozioni lasciano dentro di noi una minuscola traccia per sempre e, a volte, senza che ce ne rendiamo conto.

Buona lettura a tutti.

I miei libri non sono molti e non hanno data di scadenza, eccoli in sintesi:

Perduti fra le montagne (Raffaello 2008)

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Willi ed Edoardo, un ragazzo con un nome da cane e un cane con un nome da ragazzo.

La casa sul fiume (Loescher 2010)

cover

Una colonia di gatti, un soldato austriaco moribondo, un mulino sulle le rive dell’Adige dove la Storia è stata scritta.

I malmessi (Loescher 2012)

I malmessi

Sei ragazzi diversi tra loro che si tengono per mano, un’oca e un maiale.

Invisibile (San Paolo Ragazzi 2012)

cover InvisibileUn storia ricca che parla di uomini e ragazzi, di montagna e di un cane.

Chiamarlo amore non si può 

con il racconto “Perché odi Davide” (Mammeonline 2013)

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 Vita vissuta.

Il mio domani arriva di corsa (EL 2012)

Cover Il mio domani arriva di corsa

 Frammenti della vita di una ragazza che ha saputo salvarsi da se stessa.

Come conchiglie sulla spiaggia (Paoline 2015)

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Storia profumata di poesie e disegni, crocevia d’incontro di mondi diversi.

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Leggere Libera Tutti!

Il mondo ai tuoi piedi di Livia Rocchi è un romanzo della serie The Talent Angels edito da Camelozampa Editore. Una storia fresca, colorata, mai banale. Frizzante allegria e bella scrittura: mi sono divertita un mondo a leggerlo!

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La Umi adora le dediche!

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Pubblicato in: Donne in corriera e madri da tartufo

Donne in corriera e madri da tartufo. Impegni, intoppi e impasti

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Chiunque riceva un premio è felice e vorrebbe apparire al meglio di sé il giorno della premiazione. A me capita sempre d’inanellare una serie d’intoppi e impicci prima di un “momento importante” e arrivarci trafelata, scombinata e stressata. Il giorno prima della consegna ufficiale del premio “G.Righini Ricci” i figli erano riusciti abilmente a scomparire, per ricomparire solo con richieste di passaggi auto o per pranzo e spuntini vari. Invece, esattamente 24 ore prima della “mia” premiazione al Rosso è “scoppiato” un ascesso originato da un morso, lasciandogli sulla spalla un buco delle dimensioni di una moneta da due euro. Avevo pensato per praticità di somministrare solo antibiotico e riposo al Rosso, ma il felino se ne stava buono sulla sedia col suo buco da due euro e lo sguardo da “sono malato!” e così siamo andati dal veterinario. Il vet ha guardato me e io ho guardato lui e insieme abbiamo guardato il buco sulla spalla del Rosso. Ebbene sapevamo tutti e due che bisognava intervenire chirurgicamente. Quindi tra un impegno e un impasto di focaccia (ottima per nutrire figli vaganti) il giorno prima della premiazione c’era anche un gatto sedato con sette punti sulla spalla chiuso nel mio studio (come sempre trasformato in clinica veterinaria). Dopo aver sistemato il quadrupede, si è bloccato, per motivi chiari solo al dio internet, l’account dell’indirizzo elettronico della nonna (indispensabile per bollette e news fiscali). Già la sua fiducia nella posta virtuale era quasi nulla, questo duro colpo era un valido motivo per auspicare il ritorno alla carta e alla penna d’oca (per plichi da affidare a messaggeri a cavallo perché delle poste italiane non ti puoi certo fidare). Decisi d’iniziare la procedura (straziante) per il recupero della password e della fiducia nel XXI secolo della nonna con un gatto malato in braccio, un cane sui piedi e l’altro gatto che bussava a zampate alla porta chiusa dello studio. Mentre infornavo le focacce, pensavo a cosa indossare alla premiazione e se fosse il caso di utilizzare quel campioncino per un portentoso trattamento antirughe che mi avevano regalato in profumeria (quel dannato, lontano e unico giorno che c’ero entrata). Mentre le focacce cuocevano in forno, decisi di trasferire momentaneamente il Rosso ricucito nella mia stanza da letto per dedicarmi con tranquillità al ripristino della password dispersa, ma nella camera, da me creduta vuota, c’era Indiana (l’altro gatto) che solo a vederlo il Rosso s’irrita, figuriamoci a starci chiuso insieme in una stanza. Per fortuna nella camera (da me sempre creduta vuota) c’era pure il border che ha abbaiato l’allarme: “zuffa in corso”. Ci abbiamo rimesso un punto di sutura ma intanto avevo conquistato la nuova password e quindi sarebbe potuta andare peggio. Finalmente, la sera prima della consegna del premio, sono riuscita a partire per Conselice lasciando Bryce che mi guardava in cagnesco. Arrivata a destinazione, l’albergo era piccolino, tranquillo e finalmente mi rilassai. Mi dedicai a buttar giù un breve discorso di ringraziamento. Sapevo che mi sarei emozionata quindi volevo essere preparata. Ripetei a voce alta le mie dieci righe per imprimerle nella memoria ed ero abbastanza soddisfatta quando mi resi conto che le camere avevamo pareti molto sottili e sentivo distintamente le voci e i discordi degli altri ospiti. Sentii un accento del sud e capii, con un certo imbarazzo, che la delegazione dei giurati pugliesi era alloggiata nel mio stesso albergo: il mio discorso l’aveva probabilmente sentito in anteprima e per giunta ben cinque o sei volte.

Domani è un altro giorno, vero Rossella?

(Per vedere la pagina dedicata al premio cliccare qui!)

Che cosa vuol dire che vai a ritirare il Premio ma io non vengo?
Che cosa vuol dire che vai a ritirare il Premio ma io non vengo?

 

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…naturalmente ricchi delle proteine della Lettura!

 

Per sempre insieme, amen” è un libro di Guus Kuijer davvero speciale a mio parere. Scivola via, conquista e poi ti rimane nel cuore, amen! (Belli anche altri libri dello stesso autore e non solo quelli con la deliziosa protagonista Polleke!)per sempre

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Donne in corriera e madri da tartufo. Il referto

Esame senologico. Mentre il medico esegue l’ecografia, guardo lo screening sul monitor. “Vede le fasce grigie? sono la parte adiposa -spiega lui– le altre, quella ghiandolare.”

Il tipo, occhi azzurri e capelli biondo anziano, è uno di quegli uomini degli spot televisivi che, direbbe la Murgia, a differenza delle donne non invecchiano, ma maturano.

“Un seno non più giovane -continua quello- presenta in maggioranza parti adipose (grazie) Non sta più su come quello giovane, pieno di tessuto ghiandolare (ma dai?) Infatti certe donne ricorrono alla chirurgia plastica” (…ma questo ha un altro lavoro in una clinica estetica?)

Io replico che la penso come Anna Magnani quando, a chi le diceva di farsi stirare le rughe, rispondeva che ci aveva messo una vita a farsele venire. E lui: ”Donna interessante la Magnani, ma non bella” (ancora!)

Poi mi domandano perché preferisco le donne medico!

Salverei solo il ginecologo di Lussemburgo che ha aiutato a nascere mio figlio: magrolino, alto, che, nonostante la prole numerosa, pareva un essere asessuato dalla calma infrangibile. Mentre, io, nella saletta dalla luce soffusa e con la filodiffusione, mi spaccavo la cervice uterina per far uscire la creatura, lui e mio marito, accanto a me, discutevano su quali fossero i vini migliori: quelli francesi o quelli italiani? Ecco, lui mi era simpatico.

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Il potere delle storie (un altro punto di vista)

Alle volte la Umi si ferma a riflettere e guarda dentro e fuori di sé…

e IO cosa vedo?

Vedo una donna strampalata che crede ancora alle storie e vive in una strana casa con svariati umani, un border-blogger (me) e due gatti. Quello bianco, Indiana, più o meno amico mio, non avendo né la cattiveria dei randagi, né l’indole dell’assassino ottiene quello che vuole per sfinimento dell’avversario. Il Rosso, felinamente parlando, i topolini li porta ai vicini di cui usa l’abitazione, ma se di notte si ritrova fuori al freddo o sotto la pioggia, s’infila nella gattaiola (parola magica) e raggiunge il letto. Nel caso vi trovi Indiana cheIMG_6958 - Copia dorme, sale di soppiatto, individua un’area libera e si asciuga o semplicemente si scalda. Deve essere abile, perché se si sveglia l’altro, si passa alle armi bianche. Io di solito me la squaglio. Alle due o alle tre del mattino, nel silenzio della notte, si accendono zuffe con spargimento di ciuffi di pelo, miagolii da casa degli orrori e nel peggiore dei casi anche gatti volanti.

 

La Umi istallò la gattaiola, la simpatica bascula che dà autonomia ai felini di casa, come inno alla libera circolazione, come esercizio di democrazia animalista, non immaginava il disturbo della quiete notturna e neanche l’aurea magica che essa possiede. Già, perché il mio giardino è diventato la stazione londinese King’s Cross per i gatti della zona. In molti hanno seguito Indiana fino alla sua porta di casa per poi vederlo passarci attraverso. La gattaiola è il binario 9 e ¾. L’ultimo a rimanere folgorato è stato un randagio con la coda mozza. Ci si è piazzato davanti, miagolava e gorgogliava senza comprendere dove fosse finito il gatto (Indiana) che aveva seguito. L’unica cosa che non capisco opsè come sia passato il Rosso (non Ron, il gatto), che, diciamocelo, è molto babbano e tanto poco aquila. C’è da giurarci che ci sia lo zampino della Umi, che in qualità di creatrice di storie, sa spiegare le cose ai gatti. E’ pur vero che l’Anello venne affidato a un piccolo Hobbit, ma il Rosso non è paragonabile neanche a Frodo, questo è sicuro. Comunque, in casa siamo al completo in quanto a bestiario, mi eleggo guardiano del Varco e mantengo segreto il passaggio.

Aiuto! Mi sto impantanando nelle storie! Necessito al più presto di giro di agility o abbaiata a naso a naso con cane adulto privo di fantasia.

 P.S. Nella foto in basso a destra Brik e Dalì (detto il Rosso) da cuccioli, quando il primo riusciva a passare nella gattaiola e il secondo imparava a farlo!

Pubblicato in: Ragionando di un cane di nome Brik...

Cappuccettorosso, il lupo e la nonna

Sono in macchina con il bricchetto e la nonna, passo davanti a un supermercato e decido di fare una veloce spesa. Parcheggio. La nonna ha appena comprato una rivista e sceglie di aspettarmi in macchina leggendo, il bricchetto si sdraia rassegnato sul sedile di dietro: la parola “spesa” è odiosa per me come per lui, ovviamente nei supermercati non può entrare. Quando sono dentro incontro un’amica di libri e di cani, intasiamo la corsia di chiacchiere per cercare di raccontarci tanto in breve. D’un tratto mi ricordo dei due fuori che mi aspettano, cerco di concludere la spesa in fretta e intanto telefono e avviso: “Sto facendo più tardi del previsto!” La risposta mi gela: “Nessun problema io e il brik siamo usciti e ci siamo messi al sole”. Sbianco: il predatore assassino di auto è al guinzaglio con la nonna gattofila nel grande parcheggio di un supermercato. Mollo il carrello e mi precipito all’uscita. Il tiratore scelto, lo sfondaspalle, il border da slitta e la piccola nonna sono soli nel parcheggio tra i viavai delle macchine. Quasi salto la sbarra di una cassa chiusa aspettandomi di trovare tante macchioline di stracciatella spiaccicate sull’asfalto e un’ambulanza per la nonna rotta e sbertucciata. La trovo, invece, appoggiata a un muretto con il guinzaglio molle tra le mani e davanti a lei c’è un border seduto elegantemente. Le auto passano alle mie spalle. Il border scodinzola: noblesse oblige e mi guarda come a dire: “Nessun problema, ho portato fuori la nonna e ci siamo messi al sole.”

Più tardi il coetaneo umano del border mi spiegherà: “Se la mamma è dispersa (nel supermercato) e ho pure la responsabilità della nonna, io non gioco certo alla playstation.”

Non so quanta verità etologico/cinofila (videogioco=predazione-auto) ci sia in queste parole, ci sto riflettendo, ma una cosa è certa: tra coetanei ci si capisce. E poi come non gioire del fatto che se dovessi disperdermi i miei figli rinuncerebbero alla playstation? Medito.

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Pubblicato in: Donne in corriera e madri da tartufo

Donne in corriera e madri da tartufo. La terapia

Ebbene mi sono concessa una spesa rilassante al supermercato: non al centro benessere, ma proprio al supermercato.

Si tratta di quella terapeutica operazione che ci permette di affrontare positivamente i lavori sporchi.

Dopo aver parcheggiato in quel posto, sì proprio in quel rettangolo bianco dove ero ferma quando ricevetti la telefonata che mi annunciava la vittoria del Premio Arpino, in quella piccola area di sosta che se trovo libera è presagio di buona giornata, mi sono armata di carrello e sono entrata con cuore leggero nel supermercato. Ho chiacchierato davanti ai limoni con un anziano signore molto distinto, un gourmet che produceva liquori fatti in casa e cercava frutta non trattata. Una discussione interessante che ha spaziato dal biologico ai viaggi in Svizzera. Poi qualche scontro con carrelli amici e vecchie conoscenze e un girovagare creativo tra le corsie alla ricerca d’idee per pranzi e cene sani, veloci da preparare e appetitosissimi (corsia 9 e ¾ non trovata). Quindi, mi sono concessa un quarto d’ora di lettura di etichette nel reparto biscotti e gallette alla ricerca della marca cui dare la Palma d’Oro per assenza di olio di palma tra i propri ingredienti (premio non assegnato). Quindi si torna a casa sereni e soddisfatti, dopo una breve e organizzata sosta alla cassa e con il bagagliaio pieno di scorte alimentari che mi auguro bastino almeno per due settimane, forse tre… insomma fino a che frigo e credenza tristemente vuoti mi richiameranno alle armi.

La spesa spensierata non prevede la famosa lista per non scordare l’indispensabile, diligentemente fatta e doverosamente lasciata a casa. Dunque, a un veloce check, ho dimenticato solo il latte (bottiglia vuotissima), l’olio si semi di girasole per Bryce (rende bello il pelo di chi è già bello) e il sale per la lavastoviglie (macchina ferma e pienissima). Per rimediare a questo spiacevole effetto collaterale farò un raid più tardi senza carrello. Entrerò furtiva e lesta, dribblerò la folla, afferrerò i tre prodotti mancanti e farò coda con aria mesta per pagare tre miseri pezzi contando sul buon cuore della massaia che intasa la cassa con un carrellone strapieno di vettovaglie.

Quando i miei figli erano piccoli usavo le storie e le letture ad alta voce per rendere risolvibili i problemi irrisolvibili, gradevoli le incombenze sgradevoli… diciamo, se può essere utile, che non ho perso il vizio.

Pubblicato in: Canine English Version!

I’m a lucky guy

OSSI was born in a beautiful cottage in the wood where I spent my time with 8 red, white and multicoloured brothers. My human mentor, from now on called “umi”, came to take me on a late autumn day (her beloved season), when the wood’s floor was completely covered by red and yellow leaves. It rained, the leaves shone like they were waxed and the sunlight gave them warm, bright and smelly reflections. Rows of vines and evergreen trees covered the hills and the landscape while I was looking out of our car’s window. I was not afraid, but leaving my brothers and the human Who helped me to come to the world made me a little bit nervous. I was full of trust in humans, like all the dogs growing among them.

As I arrived at my new home I met two cats Who were bigger than I. We sniffed eachother carefully and meaowed something like: “Ehi anotherone came in!” Then I met my two crazy human brothers and I played pulling the rope and biting: I liked them immediately.

Humans are obsessed by their den’s cleanness and put a kind of abortbent mat where you have to use as a “toilette”. Every time you do it they give you a treat. You can get a lot of them controlling carefully pee and poop.

The human Who helped me coming to the world advised my Umi I should not going up and down the stairs to prevent my bones from breaking. Therefore my umi built a wooden gate: such a beautiful piece of handwork! When my human family put it by the stairs I shouldn’t go up, we all looked at it proudly. When I went through the bars to look at it from above they all sat on the ground sadly but I still haven’t understood why…. they talked about wrong measures but they weren’t! The wood was so soft to gnaw… Thus Umi invented the human lift: to go up-or downstairs I took the first human passing by and I even got a treat! When you say the convenience!

At the very beginning Umi didn’t allow me to sit on the couch (growing up and with the right supports I solved this unfortunate situation) As she thought I wanted to get on to stay near her (she is so sweet) she sat on my pillow with me. It wasn’t bad to stick at her while she was working. She put her pc on her lap, writing and saying: “My next novel will be written by a dog” but I was not offended.

We stayed for hours on my pillow, I slept or chewed a bone while she wrote aloud. What does it mean? See you next time!

Pubblicato in: Ragionando di un cane di nome Brik...

Osservazioni quasi scientifiche per stomaci molto forti

Nel posto dove vivo è arrivata un’ondata di cani. Non so se sia una nuova moda o amore, comunque te ne rendi conto perché al parco, sul viale, sui marciapiedi, davanti ai cancelli, sono fiorite delle cacche grandi, sode, belle, quasi finte.

Da ciò si deduce che i proprietari sono poco preparati in educazione civica, ma sono commercialmente ben attenti.

Allora parliamo di marketing utile: pubblicitari diamoci una mossa con le idee per vendere sacchettini da raccolta deiezioni! Per una volta potete rendere un servizio all’umanità. (Potete anche copiare da altro tipo di sacchettini, in merito ai quali vi siete sbizzarriti) Non sarà mica difficile? Sacchetti colorati, profumati, small o extralarge, con il nome del cane sopra come la Coca Cola, a guanto per praticità, biodegradabili per i vegani, con scritta la parola CACCA per far ridere i bambini educandoli al rispetto degli altri, col dispenser musicale che applaude e scampanella ogni volta che stacchi un sacchetto e infine quelli tecnici con sottovuoto integrato per le massaie impenitenti o per l’analisi delle feci. Sono certa che il neo amico del migliore amico dell’uomo non disdegnerà un nuovo accessorio fashion.

Per concludere, non me ne vogliano i cinofili, a me queste cacche così finte più che schifo fanno un po’ impressione e mi viene la nostalgia di quando i cani mangiavano gli avanzi di cucina: c’è poco da fare neanche le cacche son più quelle di una volta.

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Vignetta della nonna gattofila di Brik

Pubblicato in: Dialogando con Brik

vet o mio dolce vet

brik nella sala d’aspetto del veterinario fa il polemico.

Lui entra e si guarda attorno, ignora i pazienti miagolanti nei trasportini o nelle gabbiette e si concentra sui cani. Cerca subito di stabilire un contatto con ognuno dei presenti, lui non si fa i fatti suoi, lui deve annusare con chi divide la stanza.

Bryce: – La fauna della sala d’attesa del veterinario non è delle migliori. Ho sentito lì dentro cose, che voi umani neanche potete immaginare. Stiamo tutti insieme in quello spazio angusto, bestie di tutte le taglie: alcune immense, altre minuscole. Non dico che uno voglia farsi quattro corse e due, tre giri di annusate di sottocoda, ma un minimo di socialità non guasterebbe per stemperare il nervosismo.

Lui osserva un TerOLYMPUS DIGITAL CAMERAranova di dimensioni orsine, sdraiato, pacifico, con il muso a terra. Brik strisciando con indifferenza cerca di avvicinarlo. Quello apre un occhio e lui s’immobilizza (uno, due, tre, stella?) e poi ancora spalmato a terra cerca d’arrivare ad annusargli una zampa. Il Terranova apre entrambi gli occhi e il brik sbatte la coda socievole:  – Ehi orso, come va?

 Bryce: – L’orso fa da tappeto e comunica solo aprendo e chiudendo gli occhi neanche fosse in stato terminale, una cagnina bianca ansima di paura, il cucciolo di Golden mena pacche e si morde la coda. Pare abbia fatto fuori l’intera confezione di pillole anti-concezionali della sua umana comprese di blister: eh, no, i cuccioli non ci arrivano proprio! Poi c’è il Lupo Cecoslovacco: ecco quello di sicuro non lo reggo! Ti guarda con lo sguardo accigliato che ricorda quello degli Husky, uno sa che se sei un Husky guardi così, ma se sei un Lupo Cecoslovacco, invece, DAI FASTIDIO… Poi sta fermo, in punta di zampe e ringhia fesso, come se fosse arrivato ieri dalla Siberia e non conoscesse altri abbai se non “io ti spiezzo in due”. Rilassati, Siberia! Gli volto le spalle. Ti ignoro Siberia, smettila di grugnire.

 Brik si dimentica di quelli in attesa, si sdraia elegantemente: zampe alla stracciatella distese, spalle erette, orecchie dritte (una a metà) e muso illuminato da due occhi attenti a quello che avviene nell’ambulatorio dietro la porta a vetri.

Bryce: – Mi siedo con sfacciata eleganza e il mio sguardo si concentWP_20150125_11_29_13_Prora sui suoni che provengono dall’ambulatorio vero e proprio. Cerco di decifrare un urlo felino: raccapricciante. Lo stomaco mi si stringe. Esce la dottoressa e parla: seguo il movimento delle sue labbra, mi sforzo di capire il linguaggio degli umani. Gli hanno schiacciato le ghiandole perianali? Guardo il gatto nel trasportino: sì, succede anche questo qui dentro, e poi ti rattoppano, di pungono, ti spediscono a fare un trip con l’anestesia, ti misurano la febbre in modo non convenzionale. Io alla fine ci ho rimediato un orecchio ricucito abbastanza dritto, con tre strisce genetico-fashion bianche, una sorpresa della natura! Sì, ci può stare fratelli: il mio nome totemico sarà Orecchia Striata, anche meglio di Due calzini!

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Pubblicato in: Fiutando Libri!

…naturalmente ricchi delle proteine della Lettura!

Sorelle di carta” di Cristiana Pezzetta racconta l’amicizia di due ragazze e svela il fascino della terra siriana. Da leggere ora.

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Pubblicato in: Fiutando Libri!

Sgranocchiando avventure!

“Trash” è un libro avventuroso, avvincente, coraggioso… visto che nelle sale cinematografiche sta uscendo il film, non perdetevi questa lettura! Giovani umani, nel film altri occhi hanno visto per voi, nel libro siete voi i protagonisti… siete liberi di emozionarvi, di scegliere i vostri personaggi preferiti, d’immaginare luoghi, volti e sguardi amici o nemici! Leggere vi rende liberi 🙂 abbaio del brik!
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Pubblicato in: Fiutando Libri!

Sgranocchiando avventure!

Miss Charity” di Marie-Aude Murail è un libro bellissimo. Punto e basta!

…come del resto TUTTI i libri di questa meravigliosa scrittrice francese!

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La signora Murail ha firmato la mia copia (il brik non c’era) e mi ha lasciato una dedica bellissima:

“Leggere e far leggere, Foto0526

un mestiere,

una passione

… una necessità.”

Pubblicato in: Fiutando Libri!

… naturalmente ricchi delle proteine della Lettura!

“Mistica Maërva e l’anello di Venezia” di Laura Walter è un libro magico e prezioso… e di Mistica si può continuare a leggere! Laura ha sorpreso Mistica a Padova e poi… (non poi: adesso!) a Verona. Wow!

mistica

Pubblicato in: Ragionando di un cane di nome Brik...

Una ragazzina e il suo cane… letteratura!

lupoSono cresciuta con i libri “per ragazzi” di una volta e spesso i giovani protagonisti avevano un cane. Era un classico. Sono cresciuta con questo mito ma non potevo tenere un cane. Leggevo di Buck e di Elsa e nutrivo tutti i gatti del quartiere ma non avevo un cane. Al giorno d’oggi questo mito è svanito, ci sono molti gatti o cani nelle famiglie, ma i miti dei ragazzi sono altri. Lasciamo ai figli poche responsabilità, loro si adeguano e quindi si perde qualcosa, perché la relazione responsabile con un cane, ma anche con un gatto, aiuta a crescere. Io ho imparato a prendermi cura di un gatto prima che di un figlio e anche la morte di un animale, che quasi sempre sopraggiunge prima della nostra, fa crescere. Se la letteratura è catartica e aiuta un ragazzo a vivere le situazioni difficili nel mondo dell’immaginazione, la convivenza con un animale lo mette alla prova nella vita reale. Certo, oggi la vita è diversa rispetto a un tempo: difficilmente un ragazzino se ne può andare a zonzo in campagna con il proprio cane alle calcagna, tanti vivono in città e molti sono strangolati dagli impegni fin dalla più tenera età. Già. Curiosità e desiderio di entrare in sintonia con un cane come Bryce mi hanno spinta da subito a cercare di conoscerlo meglio. Da romantica sognatrice leggo nei suoi occhi quell’ innato bisogno di essere border, di essere pastore, di essere libero e indipendente. Bryce è un cane da lavoro, io l’ho voluto e lui si accontenta. La sua testa lavora com’è giusto che sia, si adegua ad assistere agli incontri con l’autore, a viaggiare in auto per ore, a seguirmi nei mercati. E’ un border, può tutto. Cerco di compensarlo con lunghe camminate, appena posso lo porto in montagna a correre e sgranocchiare bastoni, ma so che non può bastare. Sono approdata all’agility e questa disciplina non mi dispiace. Per esempio dopo un giro sbagliato tra gli ostacoli, l’istruttrice dice: “premia il cane, gioca con lui, tu hai sbagliato, non lui!” Ecco la prima grande lezione dell’agility: il cane è un compagno non uno strumento! Lui non sa nulla di competizioni ed è questa delicata-diversa-prospettiva la discriminante fondamentale. Come la mia prima lezione di barca a vela (secoli fa!) fu quella di ribaltare e poi rimettere dritta la barca, lezione utile per sopravvivere in mare, così la prima lezione in agility è quella di rispettare il cane per una sopravvivenza felice! E imparare a rispettare l’altro è un ottimo esercizio per chiunque. In agility bisogna mettersi all’altezza del proprio cane, capirlo e la posizione delle spalle e dei piedi sono indispensabili per comunicare con lui. Movimento del proprio corpo all’aria aperta e relazione con un altro essere vivente ecco perché consiglierei l’agility ai ragazzini, almeno a quelli che oggi non hanno un pezzo di campagna per gironzolare con il loro cane!

Giuli