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No Borders, come nascono le mie storie

Esisteranno sempre ragazzi rivoluzionari e ragazze rivoluzionarie perché solo loro sanno mostrarci il domani migliore.

No Borders è il secondo capitolo di una storia iniziata con Borders.

Fin da subito sapevo che sarebbe stato un romanzo lungo, anche se non sono una che inizialmente pensa troppo alla struttura. Era più un sentire, un bisogno lungo di raccontare, pieno di domande senza risposte, di questioni da aprire, di timori da condividere e di speranze da tenere vive insieme ai lettori e alle lettrici.

Prima di iniziare a scrivere Borders sapevo già tutto, qualcosa più consapevolmente di qualcos’altro. Sapevo quanto doveva accadere, ma non come. Non ho mai scritto una storia a caso, ma neanche troppo precostruita, non è il mio di mestiere quello. Non sono capace, invece per me sta tutto nell’equilibrio.

Scrivere è sfida e scommessa nell’originalità dell’idea. Fatica e divertimento nella stesura. Essere dentro ed essere fuori per quello che c’è di me nella storia.

Certo, il primo volume era soprattutto un grido ambientalista, quello che volevo era un romanzo avvincente d’avventura che parlasse di biodiversità, pianeta, estinzione. L’avventura è solo il come e può bastarci benissimo, la lettura è libertà, ma se ci si vuole fermare sulle pagine di Borders, si può. (È capitato di farlo con i lettori e le lettrici.)

Stesso discorso per No Borders, in cui se pur non abbandonando nulla della prima storia, sono andata oltre: un uomo che si aggira intorno al villaggio viene catturato, cosa se ne deve fare di lui? È estraneo, ruba, non è sano di mente e il cibo costa fatica, la vita è dura, e allora? Bisogna riprodursi per sopravvivere e sono le donne a rischiare la vita per generarne di nuova, quindi? Ma quando la paura non esiste, il cibo non manca, non ci sono armi o criminali, i bambini e le bambine nascono sempre sani, i passi non si sentono sul pavimento fonoassorbente, le foglie secche non frusciano sotto i piedi, né alcun insetto infastidisce la luce dei lampioni? Quando tutto per te è già stato scritto e tu non conosci storie per immaginare la tua vita, cosa accade? Dunque, i semi li hanno, ma come si fa una rivoluzione?

Il mondo fuori Magnolia e quello dentro entrano in collisione e sono una ragazza e tre ragazzi a farlo accadere. Con l’aiuto di una civetta e di un cane. E con Ash che non sa chi è, Lara che lo sa benissimo e Juliet che arriva dritta da un romanzo scritto nel mondo di prima. E nel mezzo lo sconfinato deserto di cemento che ti uccide con il caldo soffocante o con il freddo irrespirabile.

«Forse era solo il momento giusto, forse c’entra la loro fuga e Olmo lo sapeva, forse terra fertile e buone storie sono davvero bisogni primari come cibo e acqua.»

Le distopie e i romanzi post apocalittici parlano del futuro ma sottintendono il presente e quindi le mie idee sono quelle dell’oggi che vanno a sistemarsi nel domani. E diventano altro.

Ho messo insieme la fiducia che io ho (e ho sempre avuto) in Lindgren, Alcott, Dickens e Verne e nei giovani e nelle giovani di oggi, il potere delle storie che alimenta da sempre l’umanità, infiniti dubbi e questioni opposte. Quello che è venuto fuori è una possibilità tra tantissime. Ma è anche la fiducia che questa possibilità esista, che possiamo trovarla solo se la cerchiamo.

Queste idee si potevano raccontare in tanti modi diversi, ho scelto di provare a non dare nulla per scontato, a non lusingare nessuno, a non inseguire i bisogni del momento, ma a far parlare solo la narrazione. Il modo più difficile.

Le storie sono pratica non teoria. Se sono riuscita a scrivere una buona storia vi si potrà sperimentare che un domani migliore è sempre possibile, anche se per costruirlo ci vuole pazienza. Il come sarà avventuroso, si deve essere pronti.

E soprattutto i romanzi sono dei lettori non di chi li scrive, quindi posso solo sperare che tutto quello che per me è stato scintilla diventi fuoco nell’immaginazione dei lettori e delle lettrici e li porti altrove, non importa dove.

Non siamo liberi in nessun luogo come in un buon romanzo.

Io ci ho provato ancora, dopo Borders, a scrivere un buon romanzo, ora tocca a voi, ma fatemi sapere!

Per vedere l’intervista Achab Rai2
Per vedere l’intervista Achab Rai2

Ma il futuro si può decidere?

BORDERS ha ricevuto il Premio Rodari 2022, il Premio LibroAperto 2023 ed è stato finalista al Premio Orbil 2023.

COPERTINE MERAVIGLIOSE DI MARA BECCHETTI

Grazie a Giovanni della libreria Terra di mezzo di Bussolengo per le chiacchiere distopico-formative e agli amici marconisti che mi hanno spigato quel poco che so delle radiofrequenze.

Grazie a tutti quelli e quelle di Sinnos Editrice, perché questa mia lunga storia non poteva incontrare mani migliori (leggete il loro articolo: La rivoluzione dei ragazzi e delle ragazze). Grazie a Della, amica cara ed editrice coraggiosa; a Federico che sa guardare quello che io non vedo, e per chi scrive romanzi non c’è nulla di più prezioso; a Emanuela che è insostituibile e bella come poche; a chi non cito, ma c’è.

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Borders, come nascono le mie storie

Che dire?

Sono senza parole. Lo sono da un po’.

Anche perché Mara Becchetti in ogni copertina che mi disegna si fonde sempre di più con le mie storie tirandone fuori tanta bellezza per me inaspettata.

Di questo romanzo parlavo con un’amica nel febbraio 2020, qualche giorno prima del famoso scioccante lockdown, mangiando una piadina, ma era già nella mia testa dopo la pubblicazione di Arambì al quale ho contribuito.

L’ho mandato come proposta editoriale a Sinnos più che altro per coerenza e amicizia e invece se ne sono innamorati e non me lo aspettavo. Non potevo chiedere di meglio ed è stato subito loro e da allora non smette di stupirmi. Mi lascia sempre a corto di fiato e di parole.

Fino a oggi abbiamo vissuto una pandemia e ora a pochi stati di distanza da noi le persone muoiono in una guerra fatta di bombe e sangue, mentre i potenti si misurano tra loro. Tutto è arrivato inaspettato.

Questo è un romanzo post-apocalittico in cui la terra si è ammalata a causa di una Grande Malattia e pochi sono sopravvissuti, ma i ricordi del mondo di prima si fermano al 2020 e quindi mi sono detta che forse un romanzo così, ora, non serve più. Eppure come scrive Neil Gaiman nella prefazione di Fahrenheit 451 di R. Bradbury, nelle distopie si racconta il futuro, ma si osserva sempre il presente. La mia Grande Malattia è quindi un monito. E forse una metafora.

E Borders è il mio modo di essere ambientalista, ora più di prima.

La vecchia Olmo è una sopravvissuta ed è centenaria; ha adottato tredici anni prima una ragazza e tre ragazzi cui ha dato i nomi propri di Lindgren, Verne, Dickens e Alcott, nomi strani che nessuno ha mai sentito a Magnolia. E poi li ha cresciuti con i racconti del mondo di prima: romanzi, storia e geografia di allora. Ma quelle conoscenze a Magnolia sono pura sovversione e Olmo è sicura che, lontano da lì, la vita brulichi di nuovo tra foresta, roccia e mare. Fuga, esplorazione, nuove scoperte; quei quattro ragazzi devono superare molti ostacoli, ma c’è anche un viaggio di consapevolezza dentro loro stessi da fare, mentre sono alla ricerca di una vita che valga la pena di essere vissuta, di nuovi semi da piantare, di un mondo da ricostruire.

Borders racconta che scienza e arte servono entrambe l’umanità.

E allora forse serve anche un romanzo avventuroso post-apocalittico se non è fine a se stesso. Infatti si possono costruire mille storie come mille burattini, ma se non ci soffi dentro la tua anima saranno solo bei burattini da vedere, storie facili da leggere.

Io qui la mia anima ce l’ho messa tutta, poi non so se basta a far prendere vita a questo romanzo e a farlo non essere fine a se stesso. So per certo che è ancora molto lungo e spero di avere abbastanza anima e voce per poterne scriverne ancora.

Insieme a tutti noi.

Intanto, ecco Borders, perché i confini non esistono e se ci sono muri bisogna scavalcarli.

Per l’intervista e l’articolo cliccare: RAI CULTURA

leggi anche: PREMIO RODARI 2022

Clicca e guarda: L’intervista che mi ha fatto Carola Carulli per Achab Libri, Rai2, su Borders, minuto 3:20

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Il brigantino sommerso, come nascono le mie storie

Ho un quaderno degli appunti, ma non sempre scrivo lì le idee per i nuovi romanzi. Ho molti file archiviati sul computer con dei soggetti, trame, piccoli racconti che devono crescere.

Il brigantino sommerso era sul quaderno degli appunti. Frasi spezzate, luoghi, foto attaccate con la colla. Parecchi anni fa andai in Bretagna e ci tornai altre due volte. Quella terra mi è rimasta nel cuore più di ogni altra. In uno di quei viaggi visitai la cittadina di Tréguier, l’avevo trovata descritta in un romanzo e quindi avevo deciso di andarci. Nel porticciolo erano ormeggiate molte imbarcazioni da diporto e con i miei figli, allora ragazzini, scendemmo lungo la passerella per leggerne i nomi, immaginarne la navigazione e i volti dei marinai che ne erano i proprietari.

La sera in campeggio (mi piace viaggiare con la roulotte o con la tenda) buttai giù degli appunti. L’inizio della storia era chiaro, l’incipit era già pronto.

Poi Luisanna ha fatto tutto da sola, anche se era compito mio scrivere i romanzi di J. Lago.

Corro troppo?

Luisanna sfrutta una vacanza in Bretagna per cercare di conoscere il suo scrittore preferito. Si troverà coinvolta in una strana faccenda riguardante il recupero del relitto di un brigantino del XVII secolo, ma soprattutto scoprirà qualcosa del passato della sua famiglia.

Non è stato così difficile scrivere i romanzi di J. Lago perché in effetti esistevano già e ne sono protagonisti il pirata Rico, la sua compagna Fiorenza e il loro fidato amico Alleluia. Tre storie lunghissime (mai pubblicate) di ispirazione salgariana, scritte di getto molti anni fa per i miei figli. Un capitolo a sera, avventure buttate giù al mattino sul foglio digitale del programma di scrittura del pc e lette a loro prima di andare a dormire. Un divertimento, un gioco tra noi che resta ancora come un piccolo patrimonio della nostra famiglia.

L’amore per quelle terre francesi e per la navigazione a vela; il fascino di personaggi misteriosi in cerca del loro autore; una ragazzina saputella i cui genitori fanno gli attori cinematografici e sono sempre in giro per il mondo; due buffe zie, Marga e Rita, l’ambiguo capitano Trou e la bellissima Catelle sono i protagonisti di questa storia avventurosa, scritta anni dopo quei viaggi in Bretagna, i cui profumi, paesaggi e venti mi sono ancora chiarissimi in mente e molto cari.

Il brigantino sommerso risalente al XVII secolo, con cui avevamo navigato Rico, Fiorenza e Alleluia, si chiamava Il Giglio, ma la nave dove vive John Lago si chiama…

… e per quale motivo si chiama così?

“Lui prese coraggio e alzò la mano destra stendendola
verso di lei:

«È stato un piacere navigare con te, Duch».
Luisanna la strinse con calore:
«Per me è stato un onore, Lago».
I due si fissarono cercando entrambi di ricacciare indietro le lacrime.”

Se avete voglia di salire a bordo, basta che andiate in libreria… ! Ogni romanzo è un viaggio, questo è fatto di brughiere battute dal vento e di rocce a strapiombo sul mare. Non dobbiamo per forza essere bambini o bambine per leggere questa storia, possiamo tornare indietro nel tempo e immedesimarci in Luisanna, oppure no e restarla solo a guardare con un pizzico di nostalgia.

“Se lei poteva entrare in una storia leggendo, forse
i personaggi di un romanzo scritto benissimo potevano
uscirne. E John Lago era bravissimo.”

Luisanna sa che può capitare, perché leggere accende il gioco potente dell’immaginazione, ed è come per i sogni che se li perseguiamo con cura, pazienza e costanza possono avverarsi.

Tutto può cominciare anche solo con un buon libro e Luisanna parte proprio da un romanzo per cercare qualcuno che è molto importante per lei.

Basta un buon libro. E se non basta, può essere l’inizio.

Buon vento!

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Fiutando libri e raccontando: Invisibile

“Nina aveva fatto tante volte quel sogno, ma ogni volta le salivano le lacrime agli occhi, specialmente quella notte che era sola perché Elias non era tornato. Era invisibile.”

(da Invisibile, San Paolo ragazzi, 2012)

 

Scrivere per ragazzi non significa educarli, per carità io non me la cavo per nulla bene come educatrice. E come scrittrice come me la cavo? Non lo so!

Scrivere per ragazzi vuol dire semplicemente scrivere. E non è detto che le storie non abbiano a che fare con la realtà. Oggi sentivo un servizio sul caporalato e il lavoro dei clandestini nelle coltivazioni di pomodori: gli invisibili, quelle persone che sono senza documenti e non esistono.

Nel 2012  è uscito il mio Invisibile per San Paolo Ragazzi e i libri non scadono. O almeno i bei libri non scadono. (E spero che questo lo sia…).  Come in tutte le storie parto sempre da me, da un pozzo, un polo, un punto dentro di me dove la creatività si nutre di quello che mi affascina o sconvolge della realtà. Le mie storie sono reali. Non posso e non voglio parlare di tutto, ma Invisibile utilizzava quando emerso proprio da un’inchiesta giornalistica sul caporalato per  raccontare Elias  (un uomo scappato dal suo paese per motivi politici) e il suo lavoro clandestino nei campi. Lui viene arrestato e la sua bambina di cinque anni, Nina, anche lei fuggita dalla guerra (non una guerra in particolare) resta da sola in una grotta in un bosco. (“Quella Grass da dove viene Nina potrebbe essere ovunque e le guerre più o meno conosciute sono tante. È un nome che non dice nulla… o forse tutto, fate voi.”). Nina se la cava.

I miei figli a cinque anni non sapevano allacciare le stringhe delle scarpe, ma alcuni bambini a cinque anni sopravvivono da soli per le strade o come in questo caso in una grotta nel bosco. Eppure questa non è una storia triste o pedante, ma solo una vera avventura sui sentieri di montagna con protagonisti Silvia e Fabio e una banda di altri ragazzi molto bulli. C’è anche un cane, Pirata, un border collie (..ma va? Ebbene sì!).

Un romanzo a cui sono particolarmente affezionata. Vincitore del Premio Arpino, formato da una giuria di ragazzi.

Strave è un paese di montagna con i propri riti e abitudini, e come ogni anno in estate al paese tornano i fedelissimi turisti sicuri di trovare il paesaggio incantato che solo boschi e campi sanno regalare. Il bar di Rocco è il punto di incontro dei ragazzi dove nascono dispute e amori, ma anche il luogo dove Silvia, Bruno e Fabio cercano di svelare la trama del mistero che si presenta ai loro occhi: chi è la bambina abbandonata nella grotta? Che significato hanno gli indizi rinvenuti accanto a lei? Nina ha cinque anni e sta spettando il suo papà, Elias la cui vita da fuggiasco è segnata da sofferenze e fatica. Lui fa parte del popolo degli invisibili e in quanto tale è come se non esistesse, privo di diritti e giustizia. Silvia, Bruno e Fabio, guidati dal fedele Pirata, sapranno svelare il mistero che circonda Nina, e anche lo strafottente Mich dovrà aprire gli occhi e lasciare il suo atteggiamento da bullo per collaborare a risolvere una situazione più grande di lui. Giuliana Facchini scrive Invisibile per le edizioni San Paolo, accompagnando il giovane lettore per i sentieri di un bosco amico che nasconde anche realtà crudeli; il racconto porta alla ribalta una tematica forte come lo sfruttamento dei clandestini. L’importanza dell’amicizia, il rapporto speciale fra il cane Pirata e la sua padrona Silvia, il sentimento di empatia che gli abitanti di Strave hanno con la loro montagna, sono le basi sulle quali si costruisce la storia. Come faranno i ragazzi a scoprire cosa lega Nina, Elias ed Eva al vecchio Adelmo? Fidiamoci del fiuto di Pirata e armati di scarponi da montagna iniziamo l’avventuroso sentiero della lettura! (Recensione tratta da Zazie news: L’almanacco dei libri per ragazzi. A cura di Chiara Serra.)

 

Info e booktrailer su : LIBRI DI GIULIANA FACCHINI

 

 

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Una ciotola di emozioni forti… è solo Letteratura!

La potenza narrativa di un buon romanzo, a mio parere, non può essere rinchiusa in nessun clichè, affonda la sua radice creativa nell’autore stesso e si rivolge a chiunque sappia o voglia ascoltare una storia.

Aggiungo tre romanzi ai miei libri del cuore….

The stone – di Guido Sgardoli! Bellissimo, non si discute! Per carità, ambientazione e storia sono nelle mie corde ma nella narrativa ragazzi italiana un libro così, è inconsueto. Rompe gli schemi e appassiona senza limiti o timori bigotti. Questa è la strada giusta per dare valore alla nostra narrativa contemporanea. Bravi quelli di Piemme! …E in più: è lungo, che sembra che gli scrittori per ragazzi italiani fatichino a scrivere a differenza dei colleghi inglesi o americani che accumulano pagine su pagine.

Gli scrittori per ragazzi italiani sono bravi, a volte più bravi dei loro colleghi considerati di serie A per adulti!

Dello stesso autore ho apprezzato The frozen boy per vari motivi, non ultimo quello di saper vedere oltre la convinzione che i libri per ragazzi prevedano protagonisti ragazzi e imprigionino in un mondo a dimensione di ragazzo la forza narrativa di una storia.

 

 

L’isola delle balene – di M. Morpurgo (Ed. Il Castoro) è un’altra avventura fatta di mare e di vento. Una storia magica e affascinate che mescola le antiche leggende con un pizzico di spirito ecologista contemporaneo.

Infine Da quando ho incontrato Jessica – di Andrew Norriss (Ed. Il Castoro) per affrontare un tema molto forte con una dimensione alternativa, con il coraggio della narrazione originale e di stampo visivo e coinvolgente. 

 

 

 

 

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Un’estate da cani… come nascono le storie!

Questa storia è un racconto scritto in prima persona da Ginevra. Lei non è una scrittrice e non si tratta di un diario. No. Questa storia nasce per raccontare che scrivere può essere utile. Enigmatica?

Chi ha letto Io e te sull’isola che non c’è, sa che Lucia scrive una storia dove succedono cose terribili alla sua odiata nemica. Su un foglio bianco tutto può accadere e così Lucia sfoga la sua rabbia e il suo odio. Ginevra scrive per un altro motivo. Un motivo ben preciso. Trovo affascinante poter fermare sulla carta le emozioni senza dover necessariamente essere scrittori. E’ una fotografia del nostro stato d’animo. Rileggere quelle righe anni dopo, come guardare una foto, ci racconterà chi eravamo.

Un ragazzo una volta mi chiese se la sua vita sarebbe diventata come quelle dai suoi genitori: andare a lavorare, fare figli e pagare le bollette. Io gli parlai di sogni.

In questa storia si parla di sogni. Sì, quelli che ognuno di noi ha; non esistono uomini o donne senza sogni. Alcuni credono che i loro sogni siano andati distrutti, altri pensano di non averne perché li hanno dimenticati. Quello che ci piacerebbe realizzare della nostra vita è il motore che ci anima, certi motori borbottano, altri ronfano e alcuni di noi sono sordi, ma il motore batte e pulsa volendo o non volendo.

I sogni sono la linfa vitale di cui si nutrono i ragazzi, ma alle volte gli adulti ce la mettono tutta per disilluderli, di questo racconta Un’estate da cani, di chi non vuole rinunciare al proprio sogno.

“Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso” diceva Nelson Mandela.

“Cosa vuoi diventare da grande? Felice” Risponde Thomas ne Il libro di tutte le cose di G. Kuijer

Ecco, chissà, forse vincere vuol dire trovare la propria felicità.

Orchidea è una bellissima Levriera che Loredana e la sua famiglia hanno adottato raccontandomi poi la sua storia.

Si parla anche di cani, sì ancora. Degli ultimi, quelli di cui proprio non importa a nessuno. Ci sono persone che si occupano di loro e mi pare bellissimo. Certo ci sono ingiustizie ben peggiori, ma sono convinta che di amore ce ne sia per tutti. Anche per gli animali e l’ambiente e senza far torto a nessuno. Io sono per includere e non escludere.

Infine, in questa storia, c’è un’omaggio a mia madre da sempre incallita giallista. Dei suoi racconti mi nutro io, che i gialli non li amo. Mi accompagnano da sempre nomi come Christie, Stout, Queen, Grisham, Camilleri, Patterson, Cornowell… serial killer e patologhe mi inseguono da sempre e non poteva tutto non confluire in un mitica Cena con delitto!

Ultima nota: Marisol esiste davvero. Non so se si chiami così, ma l’ho vista in ospedale mentre aspettavo di fare una banale visita specialistica. Lei era qualche metro più avanti e per rilassarsi faceva degli esercizi di respirazione in piedi, tra il muro grigio e la finestra. Era molto discreta, forse la notai davvero solo io e m’incantai a guardarla. Non riuscivo a staccare gli occhi da lei e dalla sua figura luminosa. Cominciai a respirare come lei.

Le storie siamo noi.

Buona lettura e fatemi sapere!

Trama e dettagli su LIBRI DI GIULIANA FACCHINI

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Io e te sull’isola che non c’è. Come nascono le mie storie

Come nascono le storie?

Cattura.JPG cvCerte in un modo, alcune in un altro! Questo romanzo ha per me qualcosa di speciale perché racconta tante storie, ci sono tanti personaggi e ognuno con la propria vita, una sensibilità e un destino. Il romanzo è nato parlando di cani… e ti pareva! esclamerete subito, già ogni autore ha i suoi nervi sensibili, quella sua anima inquieta e sorniona che torna sempre nella storie. Quando presi con me Bryce conobbi un tipo di cinofila bella e un rapporto con gli animali, con i cani in particolare, straordinario. Si può, credetemi, addestrare un cane alle discipline più nobili in modo mostruoso, ma si può, per fortuna, anche lavorare sull’intesa e l’amore reciproco. Questa modalità a mio parere addestra cani sereni abili al soccorso, al sostegno delle disabilità umane e anche alla semplice compagnia. Con questi giovani cinofili allegri e espertissimi ho conosciuto cani speciali e, se me lo consentite, di grande personalità ed è nata la voglia di raccontarli. In “Io e te sull’isola che non c’è” si parla del rapporto con i cani come mezzo per allenare gli umani al linguaggio dell’empatia e della sensibilità. Il rapporto con gli animali ci insegna a non comunicare solo con la parola ma anche con il linguaggio del corpo e a essere più recettivi verso gli altri.

“Gli animali ci rendono tutti più umani”

Ma non si parla solo di cani, anzi, in questo romanzo torna una fiaba di Andersen “I cigni selvatici” che mi impressionò da bambina. Si parla di fiaba e di realtà e di quanto di magico (tra virgolette) ci sia nella vita. Credere a tutti i costi in qualcosa che solo noi abbiamo intravisto, avere fiducia nei fili da seguire che la vita ci mette tra le mani, raccontano che vivere non è solo quello che sperimentiamo con i cinque sensi. Empatie, sogni, emozioni non si toccano, annusano, vedono, sentono o assaporano ma ne percepiamo gli effetti se sappiamo metterci in posizione di ascolto.

Scrivere è un mestiere strano e la fantasia un’entità astratta. Bello aver fantasia, ma la fantasia non si tocca, non si trova ovunque e a cosa serve? Si sbarca il lunario con la fantasia? Forse no, quando si sale quella scala a pioli che porta su una nuvoletta fantastica tutto può accadere e solo lì, a mio parere, nasce davvero una buon romanzo.

Mi dicono spesso che nelle mie storie ci sono troppi personaggi e vie da seguire, eppure io credo che siamo tutti, ragazzi (soprattutto loro sono abilissimi) e non, in grado di seguire l’affresco variopinto e ricco di un romanzo, in grado di innamorarci di un protagonista oppure di personaggio antipatico, di scegliere i tramonti da dipingere con la mente e quali sguardi seguire. Vi lascio la mia storia… fatemi sapere!

…. Ah, dimenticavo: un grazie speciale a mio figlio grande (perché le mie storie sono sempre un affare di famiglia, leggere per credere Cortometraggio di famiglia) che ha ideato un bel titolo per questo romanzo!

Galleria fotografica dei protagonisti a quattro-zampe del romanzo! 

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Eko con Tabatha e Sancho – “…aveva pubblicato la foto di Eko con un mestolo da cucina in bocca. Aveva un’aria seria, solo un po’ scocciata, mentre la didascalia diceva: Stasera cucino io! “

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Eko (lo zio di Bry)- “…con una fetta biscottata in bilico sulla testa. Il cane aveva uno sguardo buffo perché lei lo fotografava sempre nelle pose più assurde, invece lui voleva solo papparsi la fetta fragrante!”

 

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Nana – “…l’aveva fotografata accucciata su un grosso vocabolario con gli occhiali da lettura sul naso e forse era davvero l’unico modo per descrivere Nana! “

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Emily – “Emily era sempre disponibile al gioco, ma non era invadente! “

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Emily – ” I suoi occhi cercavano Lucia e la invitavano a lasciare da parte i problemi quotidiani per perdersi con lei in un mondo di palline, salti, corse e coccole. “

 

 

 

 

 

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Cica (la nonna di Bry) – ” …due splendidi cani occupavano rispettivamente due poltrone e non si mossero. Erano le due femmine dell’allevamento: Cica e Queen. “

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Queenbee – “Queen e Cica, chiuse nella camera di Meggy, se ne stavano sulla terrazza attigua, fisse e immobili come statue, a osservare dall’alto cosa stesse accadendo nel loro regno”

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Jazz (Nel romanzo interpreta la parte dell’amico del cuore di Nico ed essendo una vera primadonna lo fa in modo esemplare!) “Jazz lo fissò scavando, con i suoi piccoli occhi scuri di cane fortunato, nel dolore del ragazzo…”

 

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Orma Rossa – … cui Lucia ha scippato il nome per il suo nickname!

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Bryce – “Si chiama Bry, sarà il tuo cane e insieme vi divertirete un mondo”

*I Border collie fotografati appartengono tutti alla famiglia (ops all’allevamento) Gingerbell.

 

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Naturalmente ricchi delle Proteine… della Lettura!

 

A un passo dalle stelle di Daniela Palumbo è un libro che emoziona, affascina accompagna. I protagonisti percorrono un cammino, quello della via Francigena, come moderni pellegrini. Giorgia, Matteo e Alessio, due ragazzi e messaggero poetico e illuminante, crescono nella storia e sbocciano come rose tra fiori di campo regalandoci una narrazione che rimane dentro di noi. Da leggere!

a un passo

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Sgranocchiando avventure…

Come con Cuori di carta, così anche con L’equazione impossibile del destino Elisa Puricelli Guerra mi ha conquistato per la sua scrittura fluida e convincente e per la sua capacità di creare una trama affascinante e intelligente.

L’autrice racconta storie avventurose, coraggiose e attualissime senza mai dimenticare che un romanzo deve catturare l’attenzione del lettore giovane o meno giovane. Scrivere per emozionare e coinvolgere. Stereotipi, argomenti gettonati, messaggio moraleggiante o politico sono un inutile di più… almeno secondo Brik  😉  equazione

Aggiungo un libro della stessa autrice che ho appena scoperto…. Consigliatissimo!

(Shakespeare, Romeo, amore per il teatro e molto di più)

Il caso Romeo

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Il segreto del manoscritto, come nascono le mie storie

          IL SEGRETO DEL MANOSCRITTO Notes Edizioni 2016/2023

NUOVA COPERTINA DI CINZIA GHIGLIANO

A fine marzo 2016 in libreria il libro che ha vinto il Premio Giovanna Righini Ricci con la splendida copertina di Cinzia Ghigliano.

Sono felice che la storia scelta dalla giuria ragazzi del Premio sia stata approvata da Carla C. Martino della Notes Edizioni. E’ bello che i giovani lettori vedano riconosciuta la loro valutazione di un manoscritto da parte di una casa editrice di qualità. Sono felice di dimostrare ai giovani giurati che non hanno letto e discusso invano, perchè a questo serve un Premio Letterario: a farci intendere che leggere, produrre libri e proporli in libreria non è inutile. Se quei ragazzi hanno saputo scegliere una storia da pubblicare a dodici anni, possono continuare a leggere e valutare libri per tutta la vita!

Leggere ci rende liberi, liberi di immaginare una storia oppure di chiudere un libro. Liberi di decidere. Con un libro tra le mani e la testa tra le pagine facciamo piccoli esercizi di autonomia e impariamo a vivere. Tutti!

Come nascono le storie?

Sono cresciuta con racconti di ogni tipo, ma adoravo sentir leggere mia madre che traduceva a braccio dal francese le avventure di Arsène Lupin di Maurice Leblanc.

LeClosLupin
aiguille creuse

Figurarsi l’emozione quando, qualche anno fa, visitando  la cittadina di Etretat nell’alta Normandia vidi la casa appartenuta all’autore dei romanzi del famoso ladro gentiluomo. Proprio lì nacque l’idea di questa storia. Quel giorno piovigginava e l’aria era ferma e grigia. Non c’era nessuno per le strade di quella cittadina e anche la “guglia cava”, che ispirò la prima avventura di Arsène Lupin nel romanzo “L’Aigulle creuse” uscito prima a puntate e poi in libreria nel 1909,  aveva un aspetto misterioso.

Immaginai una casa antica divenuta museo e una ragazzina appassionata di misteri. Un Arsenio Lupin tutto italiano, un piccolo paese  su un’isola che vive solo di turismo e rocce a picco su un mare meraviglioso.

Voilà: Il segreto del manoscritto!

Indi tra i non ti scordar di me

D’accordo nella mia storia non poteva mancare un gatto un po’ magico, possibilmente bianco come il mio Indi.

Ancora una cosa volevo raccontare: “La vita era dura, alle volte era difficile andare avanti, ma c’era unione tra le famiglie. Gli uomini si aiutavano nella pesca, i bambini crescevano insieme e se si era in difficoltà, si ricorreva all’esperienza degli anziani. E le donne… le donne erano lavoratrici, educatrici e motore della vita dell’intero borgo.” Volevo raccontare del passato e di un gioiello antico che passa di mano in mano tra le donne di diverse generazioni per arrivare a una ragazzina che raccoglie anche la meravigliosa eredità di scrittrice del bisnonno.

IL SEGRETO DEL MANOSCRITTO di Giuliana Facchini – marzo 2016 –  Notes Edizioni – Collana: Schegge – In copertina disegno di Cinzia Ghigliano – Pagine: 144 – Età di lettura: 12 anni

Premio Inediti 2015 Giovanna Righini Ricci

COVER BUONA

In un piccolo paese sul mare. Su un’isola. Una vecchia casa trasformata in museo per turisti, ricca di mobili d’epoca, quadri, collezioni di libri antichi di un famoso scrittore di inizio Novecento, Ludovico Bardo. Una ragazza di dodici anni, Susi, che abita lì perché quella è la casa del bisnonno scrittore, unica eredità rimasta di fortune passate. L’amico di sempre di Susi, Antonio. La bellissima cugina tredicenne Cecilia, che arriva dalla città convinta che su quella piccola isola si annoierà a morte. Un misterioso gatto bianco che di notte guida Susi nei segreti delle stanze. Un manoscritto nascosto in cui si narra di gioielli rubati, di una misteriosa ballerina russa, di una villa a picco sul mare, di una grotta dissimulata sulla scogliera. Un antico medaglione.

Fatti risalenti alla seconda guerra mondiale dei quali le vecchie donne del paese bisbigliano ancora i segreti…

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L’amico del giaguaro…

Sheep-dog, pecore, governo del gregge fanno parte del lavoro del Border Collie, eppure Brik li snobba. Lui adora assaggiare le praline di cacca di pecora e abbaiare alle galline del recinto vicino. Grida anche due abbai offensivi ai cavalli ma delle pecore se ne infischia.br

Questa è l’idea della Umi dopo varie lezioni di governo delle pecore affrontate insieme a Bryce, ma nella testa del giovane bricchetto, mentre sozzo e stanco riposa, passano ben altri pensieri…

“…Io mi domando: perché devo radunare quattro pecoroni spaventati? D’accordo sono un border e se mi portate in una fattoria nelle lande sconfinate e con un gregge di pecore da condurre all’ovile posso anche darmi da fare, ma io nel recinto con i pecoroni ci sto stretto. Poi quelle povere bestie sono stufe di far lezione al “cane” di turno. L’istruttore spiega alle persone cosa fare e queste eseguono, s’improvvisano pastori e i Istantanea 8 (12-02-2016 22-04)cani s’impegnano e alcuni tentano pure di mordere le pecore. I cani, quelli qualunque, mica lo sanno che in competizioni serie di sheep-dog mordere allo stinco la pecora o pinzarla (come diciamo noi in gergo tecnico) è una grave penalità. Possono essere anche squalificati per una pinzata! Non che voglia fare l’amico del giaguaro o riscrivere Tom e Jerry sovvertendo l’ordine naturale della cose, ma a me quelle testone lanose mi fanno pure pena: tutto il giorno a girare e rigirare come sceme nel recinto, a entrare e uscire dai “gate” rischiando lo stinco solo per divertire l’umano di turno! Noi border le pecore le governiamo con lo sguardo, sono i nostri occhi a dare i comandi… ma che Pastori Tedeschi vadano in polizia e lascino a noi il lavoro sporco! Le zampe s’insudiciano di fango, il pelo si gonfia e i nostri occhi magnetici intimano alle pecore ribelli di rientrare nel gruppo. Questo in Scozia o sui pascoli d’alpeggio, mica nel recinto del maneggioIstantanea 10 (12-02-2016 22-06) dietro casa. Lì si dà fastidio alle galline del pollaio, perché un border serio ha soprattutto l’indole del rompiscatole. E’ irriverente, potenzialmente mascalzone e estremamente intelligente da capire quando c’è un umano da coccolare. Con i cavalli, invece, noi border ci divertiamo sempre a dialogare, loro sono esseri dotati di grande empatia e ironia, quattro battute ce le scambiamo volentieri quando c’incontriamo. In quanto al pralinato, beh ognuno ha le sue debolezze e i suoi gusti. E poi è tutto cibo vegano, eh!”

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Fiutando Libri!

Vivere leggendo e scrivendo è un percorso pieno di idee, pensieri e amicizie. Il confronto con gli altri per me è fondamentale. Quando mi blocco in una storia, cerco qualcuno con cui parlare. Devo raccontargli i miei dubbi che, una volta espressi ad alta voce, si sciolgono. Le relazioni umane (quelle che poi spesso diventano amicizie) sono vitali. Ho portato un certo libro all’incontro LIA (Leggere Insieme Ancora) di Verona, il tema di confronto letterario era l’Ironia. Ogni volta che rileggo quel libro penso: “Beh io non sarò mai in grado di scrivere così, meglio smettere.” Eppure subito dopo mi viene voglia di scrivere, una voglia irrefrenabile di scrivere meglio di quanto io abbia mai saputo fare. Ecco l’essenza stravagante per me di questo strano mestiere di scrittore.
“Per sempre insieme. Amen” è un libro fortemente anticonformista e alcune perplessità delle partecipanti alla riunione LIA (persone che apprezzo molto) mi hanno fatto mettere i piedi per terra. La lettura rimane un piacere intimo e la relazione tra il lettore e il libro è quanto di più personale esita al mondo. Io, infatti, sono poco oggettiva con i miei grandi amori letterari. Non che oggi apprezzi meno quel libro, ma l’ho capito di più. Il mio è diventato un amore consapevole. “Come fai a sapere se sei religioso? Magari lo sono, ma ancora non lo so.” dice Polleke la protagonista, una bambina undicenne, olandese, che come animale domestico porta al guinzaglio una vitellina. La realtà della storia di Polleke è durissima ma la sua voce di narratrice è pulita, diretta, positiva. L’ironia nasce da questo contrasto: gli occhi dei bambini sanno vedere con obbiettiva “bellezza” anche il brutto. Mi viene da pensare che anche Pippi Calzelunghe era una Polleke dell’epoca e mi viene da pensare che un giorno anche Polleke sarà un personaggio caratteristico della letteratura per ragazzi. Ieri sera abbiamo commentato Canto di Natale e lo spettro del buon vecchio Charles Dickens era con noi. L’amicizia e le relazioni umane sono un dono grandioso, queste festeggiamo a Natale! Quindi, ancora… se volete un consiglio letterario per ragazzi anticonformisti….

Cliccate e curiosate: Per sempre insieme. Amen

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Tra le righe…

Ho finito di leggere “Sarò io la tua Fortuna” di Marco Tomatis e Loredana Frescura e l’ho trovato bello.

Ho formulato subito tre pensieri:

– Non mi era mai capitato di leggere un libro “per ragazzi” con argomenti considerati tabù nel genere (evviva, finalmente, evviva)

– Non ci sono sconti, neppure, nelle descrizioni relative alla guerra, non si teme di sconvolgere i ragazzi (evviva evviva, tanto i ragazzi non si sconvolgono comunque ed edulcorare la guerra sarebbe davvero troppo)

– Ho apprezzato il fatto che gli autori non si sono, solo, documentati per scrivere un romanzo ambientato in un certo periodo storico, ma hanno scritto un romanzo ambientandolo in un periodo storico che conoscono profondamente.

Quindi rifletto:

1)Questo libro è in linea con quelli dei grandi nomi dello YA come Chambers, Green, Stratton, Bougers, Murail (ambientazione storica a parte, forse) lo tradurranno? Si traduce troppo poco. Non solo questo, ma ALTRI apprezzabilissimi romanzi rimangono confinati e incredibilmente dimenticati in patria.

– Chissà, magari, se li traducessero in inglese poi, col tempo, li riscopriremmo anche in Italia? 😀

2) Un bel romanzo è un bel romanzo. Categorie Young Adult o Ragazzi sono solo stupidaggini; eppure esistono, isolando certa Letteratura in un immeritato e assurdo limbo. Perchè? Mistero casereccio.

Ho finito di blaterare la mia opinione, o di abbaiarla, come direbbe il mio fidato socio Brik!

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Sì, viaggiare…

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Non so se mi piaccia viaggiare, ma so che non posso mollare la Umi. M’innervosisce visitare luoghi che non conosco, non riesco a sentirmi tranquillo e continuo a guardarmi le spalle. E’ un periodo così: voglio proteggere il mio branco ma non so se ce la faccio e questo mi disorienta. Devo ammettere che PsicoPit mi ha lasciato una bella cicatrice.

Comunque viaggiare ha i suoi lati positivi, specie se si accompagna la nonna. La Umi dice che lei soffre di glicemia alta ma nazionale, non so bene cosa voglia dire però la nonna ha un fiuto che fa invidia al mio. In prossimità di bellissime pasticcerie dice sempre che è stanca e ha bisogno di una sosta. Aggiunge che “il cane”, intende me, ha sete e io faccio il muso di uno che ha sete. – Non appena appoggi a terra la coda, in Francia, ti portano una ciotola d’acqua. Forse hanno paura che i loro cani muoiano disidratati, chissà se qualcuno li lascia in macchina al caldo anche lì? – Poi la nonna dice che “il cane” (sempre indicando me) ha fame e io faccio il muso di uno che ha fame, molta fame, sta morendo di fame. Rimedio un pezzo di dolce mentre alla Umi esce il fumo dalle orecchie e nei suoi occhi scorrono parole poco signorili.  La nonna sostiene che in vacanza le malattie vadano lasciate a casa per viaggiare leggeri. Che l’entusiasmo del viaggio brucia il colesterolo e gli zuccheri in eccesso, ma la Umi non è d’accordo. Medita per qualche istante e valuta a chi facciano peggio, tra me e la nonna, gli zuccheri della torta. Vince la nonna, quindi io rimedio la mia parte con soddisfazione.

Il momento migliore dalla vacanza, però, rimane quando al mattino io e la Umi sgusciamo fuori dalla stanza e scendiamo in paese. Camminiamo in silenzio, a noi piace il silenzio. Ci sediamo al tavolo di un caffè e lei beve una Noisette, come i francesi chiamano il caffè macchiato. Il barista è un uomo di una certa età, con tanti capelli bianchi e un sorriso accogliente. Ogni mattina ci presenta ai suoi clienti e ce n’è sempre qualcuno d’origine italiana. Poi passiamo nella piccola Boulangerie, panetteria, per laWP_20150828_07_26_54_Pro brioche. Io non devo rimanere fuori, entro e sono educato. La proprietaria, una donna gentile e dolce (ovvio), mi offre ogni mattina un biscotto a forma di cuore. Che è a forma di cuore lo ha detto la Umi, io so solo che è buono e sa di burro. Resto composto mentre la Umi chiacchiera e paga e, prima d’uscire, saluto con un colpo di coda e un sorriso canino.

L’ultimo giorno prima di ripartire, la Umi ha comprato una scatola e l’ha fatta riempire con tanti di quei biscotti e non solo a forma di cuore. Mi sono dolcemente illuso che fossero per me: uno ogni mattino, non aveva importanza la forma, in fondo. Invece la Umi ha aperto la scatola in Italia, quando la nonna non c’era, con i miei fratelli umani, assaggiandoli insieme a un tazza di tè e per me ha scartato un osso di pelle di bufalo.

Qualcuno ha a portata di zampa il numero di telefono verde?

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giuli&brik

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Fiutando libri!

“Sophie sui tetti di Parigi” di Katherine Rundell è un libro coinvolgente. Sarà perché Sophie e Charles sono personaggi bellissimi, sarà perché anche gli altri personaggi sono deliziosi. Sarà perché, per me, non è possibile non amare Parigi.

Un po’ di Dickens, una specie di corte dei miracoli sopraelevata, avventura… è un libro che, una volta iniziato, non riesci a smettere di leggere e rimani intrappolato, con il cuore in gola, sui tetti di Parigi.sophie

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Ho fatto “il caso”

Ecco l’ultima trovata della Umi: poiché sono un po’ irrispettoso dei cani che incontriamo per strada, mi ha portato da un educatore cinofilo di grande esperienza. Lui è un formatore e insegna, quindi io ho fatto “il caso da esaminare” davanti ai suoi allievi. Solo alla Umi poteva venire in mente una cosa del genere.

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lezioni di anatomia del dottor Tulp (1632) – Rembrandt

Dopo un’ora e mezza di macchina siamo arrivati in un centro cinofilo, scendo e mi fanno entrare in un campo da agility: una figata pazzesca! Salti, tubi, erbetta rasata! C’era pure il mio conduttore abituale fornito di gioco-treccia, insomma un paradiso e io mi son dato da fare. C’erano anche una ventina di tipi che mi guardavano ma, vabbè, in fondo sono un figo: che guardino! Poi è arrivato l’educatore e ha chiesto alla Umi di PsycoPit e il morso e la Umi ha attaccato con lo storytelling.

WP_20150419_09_13_40_ProAdesso, io mi domando, avrò pure il diritto di non essere troppo fiducioso nei confronti dei miei simili? Dopo aver incontrato uno come PsycoPit che ti sbrana un orecchio senza motivo, lo sareste pure voi.

Comunque quell’umano parlava bene e a quanto pare diceva cose interessanti perché pure il mio conduttore s’è messo ad ascoltare. Ma scusa fratello: quando ci ricapita un campo da agility tutto nostro?  E quindi ho cominciato a rompere. Io protesto e la Umi si becca il predicozzo, perché i cani devono essere rispettosi del proprio umano.

Ma quando mai? Ma chi gliele mette in testa all’educatore ‘ste stupidaggini? La Umi è mia e me la gestisco io! Pussa via umano! Pensate che ero quasi riuscito a prendermi i pezzetti di cacio a prescindere dal fatto che meritassi una ricompensa o meno, stavo per educarla a distribuirmi cacio a volontà e adesso questo mi rovina tutto?

Poi mi hanno fatto passeggiare in parallelo a un grosso cane maschio, fulvo e lanoso, e io ovviamente non ho inveito contro di lui. Sì, l’ho fatto apposta perché mi piace destabilizzare gli umani, ma poi quello era un tipo simpatico: mi ci sarei fatto volentieri due corse e quattro abbai in compagnia! WP_20150524_16_29_27_Pro

Pazienza, con gli umani ci vuole pazienza. Tanto la Umi la gestisco lo stesso: gli mantengo due, tre fermi da manuale in agility, la sveglio al mattino con leccatine e pance all’aria, gli faccio gli “occhioni” e sarà pronta a essere rieducata lei da me! Quella stessa sera, per esempio: passeggiata senza predare le auto che passano sulla strada, nessun cacio a sbafo e tirare solo quanto basta… la Umi è tonata a casa basita, poveretta. Quasi quasi gli veniva il dubbio che non necessitavo di alcun educatore!

Sono terribile, “caso” mai vi venisse il dubbio.

Comunque, ben vengano coloro che educano gli umani a far rispettare i cani: PsycoPit gli orecchi non se li era sforbiciati da solo e il collare a strangolo di catena non l’aveva acquistato lui! “Attento all’uomo” recita un cartello nello studio della Umi e “Ho visto piangere gli animali” è il titolo di un libro scritto dal guardiacaccia Giancarlo Ferron. Meditate umani.

(…per sapere cosa successe con PsycoPit “L’orecchio del sabato sera“)

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Fiutando Libri!

Vivere fiutando libri in libreria o in biblioteca è bellissimo e ricorda l’ottavo diritto del lettore di Daniel Pennac: il gustosissimo diritto di spizzicare!

Trasmettere le emozioni che mi ha dato un libro e leggere ad alta voce sono per me un piacere, un modo di condividere qualcosa di bello. Non ho mai obbligato i figli a leggere, ho condiviso con loro molti libri e, sì, d’estate vigeva una regola: si poteva giocare alla playstation quanto si voleva, a patto che la stessa quantità di tempo fosse dedicata alla lettura. Vi assicuro che ne veniva fuori un equilibrio perfetto! Il tranello c’era, ed era quello di mettere nelle mani dei ragazzi libri tra le cui pagine il tempo volava. Ecco un  gioco che mi ha sempre appassionato: dare il libro giusto alla persona giusta.

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Nella foto ci sono i miei libri, due copie di ognuno, e in ogni mia storia c’è un po’ di me e della mia vita. Quindi, forse, non sono una scrittrice professionista perché scrivo solo quello di cui sento il bisogno di parlare, le mie urgenze e le mie passioni, per condividerle, ovvio. Due copie per i miei figli: una sottolineata, usata, piena di segnalibri, quella che porto negli incontri nelle scuole e nelle librerie; l’altra intonsa, uscita dalla scatola per prima insieme alla ormai usurata gemella. I miei figli potranno, un giorno, ricordare tra le pagine di una copia o cominciare un nuovo viaggio con l’altra, decideranno loro. Non so quanti lettori ho, ma io comincio sempre a contare da due.

Sto leggendo un libro bellissimo: “Per una letteratura senza aggettivi”… e insomma: perché leggere? Perché leggere ci cambia. Si può “conoscere, apprendere, sapere” anche attraverso un buon documentario, ma solo leggendo le emozioni lasciano dentro di noi una minuscola traccia per sempre e, a volte, senza che ce ne rendiamo conto.

Buona lettura a tutti.

I miei libri non sono molti e non hanno data di scadenza, eccoli in sintesi:

Perduti fra le montagne (Raffaello 2008)

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Willi ed Edoardo, un ragazzo con un nome da cane e un cane con un nome da ragazzo.

La casa sul fiume (Loescher 2010)

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Una colonia di gatti, un soldato austriaco moribondo, un mulino sulle le rive dell’Adige dove la Storia è stata scritta.

I malmessi (Loescher 2012)

I malmessi

Sei ragazzi diversi tra loro che si tengono per mano, un’oca e un maiale.

Invisibile (San Paolo Ragazzi 2012)

cover InvisibileUn storia ricca che parla di uomini e ragazzi, di montagna e di un cane.

Chiamarlo amore non si può 

con il racconto “Perché odi Davide” (Mammeonline 2013)

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 Vita vissuta.

Il mio domani arriva di corsa (EL 2012)

Cover Il mio domani arriva di corsa

 Frammenti della vita di una ragazza che ha saputo salvarsi da se stessa.

Come conchiglie sulla spiaggia (Paoline 2015)

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Storia profumata di poesie e disegni, crocevia d’incontro di mondi diversi.

Pubblicato in: Come nascono le mie storie, Fiutando Libri!

Come conchiglie sulla spiaggia. Come nascono le storie

Come nascono le storie?

Quella poesia del Carducci mi ronzava in testa da sempre e quando capitava che con i miei bambini mi ritrovavo nella nebbia fitta del nord, cominciavo a declamarla. Loro frequentavano una scuola materna un po’ fuori del paese e per raggiungerla facevamo in macchina una stradina tra i campi avvolti spesso nella bruma del primo mattino. Niente mare, ma “la nebbia agli irti colli” nasceva in coro dalle nostre voci.

conchiglie bozza 2 - CopiaDa lì, il salto di quei versi in una storia era inevitabile e quando tantissimo tempo fa, in un paesetto toscano, mi ritrovai in un bar del porto a guardare il mare in burrasca e la pioggia e il grigio dell’aria, un’immagine s’aggiunse a quella poesia.

Come nascono le storie:

10574530_938416286169367_2866358887101394810_nAntonella era una ragazzina iperattiva: scarpe da ginnastica e capellino in testa e il mondo era ai suoi piedi! La vedevo scorrazzare in paese e sulla spiaggia, sempre in cerca di qualcosa e quando si arrampicò sul muro di quel vecchio capannone abbandonato, col rischio di cadere e farsi male, cercavo proprio d’immaginare cosa avrebbe potuto vedere. Attendevo quasi con ansia di capire cosa c’era all’interno e quando i suoi occhi si riempirono di dubbi davanti a quel posto stipato di bambini operosi e tristi, la storia era già tutta lì, pronta per essere scritta.

Tra le righe s’infilò a forza un gatto, grosso e battagliero, che voleva a tutti i costi una parte da coprotagonista e, si sa, i gatti ottengono sempre quello che cover (2)vogliono. Però, non accettai discussioni, avrebbe avuto accanto il maestro Oreste: canuto, grassoccio, curioso quanto basta per stare dietro a una come Toni.

Eppure la storia non era ancora completa, come quando sappiamo che stiamo dimenticando qualcosa ma non capiamo cosa. Per fortuna la soluzione era lì davanti a me. Ogni mattina quando aprivo facebook c’era una nuova poesia di Roberta ad attendermi. La mia Toni disse per caso che le poesie arrivano Come conchiglie sulla spiaggia e io capii CHI avrebbe lasciato cadere nel mare i versi delle sue poesie.

Come nascono le storie!

Come abbia fatto Erika a disegnare così bene quei personaggi che io mi vedo davanti in carne e ossa, quasi non me lo spiego, perché noi non ci siamo mai parlate, non ci conosciamo neanche. E forse quel gattaccio marinaio e furbissimo ha convinto Fulvia a far diventare la sua storia un libro vero, fatto di carta e inchiostro, s’è inventato sicuramente un qualche strano sortilegio per stregarla, ma è pur vero che quando nascono, le storie, poi vivono da sole.

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Come conchiglie sulla spiaggia di Giuliana Facchini, con le poesie di Roberta Lipparini e le illustrazioni di Erika De Pieri. Edizioni Paoline – collana: Il parco delle storie.

Un romanzo per bambini dai nove anni in poi, ma da leggere ad alta voce a chiunque.

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Sgranocchiando avventure!

La vera storia del pirata Long John Silver” è davvero un bellissimo romanzo avventuroso e piratesco. L’autore, Bjorn Larsson, è una persona gentile e disponibile che parla molte lingue correntemente tra cui l’italiano. Ho letto tutti i suoi romanzi e alcuni, come “Bisogno di libertà” e “La saggezza del mare”, li ho amati. Sotto, la sua dedica su uno dei miei preferiti “Il cerchio celtico”.

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Sgranocchiando avventure!

 

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Tre libri avventurosi e affascinanti scritti per ragazzi (ma non solo) da una grandissima autrice: Isabel Allende. Nadia e Alex, alias Aquila e Giaguaro, sono due ragazzi adolescenti che s’incontrano nella foresta amazzonica. Tre storie scritte per evadere dai nostri confini geografici e scoprire una meravigliosa simbiosi con la natura, raccontate come solo la signora Allende sa fare.

La città delle bestie, Il regno del drago d’oro e La foresta dei pigmei. Oppure la raccolta Le avventure di Aquila e Giaguaro.
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Sgranocchiando avventure!

“Trash” è un libro avventuroso, avvincente, coraggioso… visto che nelle sale cinematografiche sta uscendo il film, non perdetevi questa lettura! Giovani umani, nel film altri occhi hanno visto per voi, nel libro siete voi i protagonisti… siete liberi di emozionarvi, di scegliere i vostri personaggi preferiti, d’immaginare luoghi, volti e sguardi amici o nemici! Leggere vi rende liberi 🙂 abbaio del brik!
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